Intervista a Zerocalcare: com'è oggi essere un autore politico?

In occasione di Lucca Comics & Games 2018, abbiamo incontrato e intervistato Zerocalcare, straordinario talento del fumetto da poco tornato in libreria con "Macerie Prime - Sei mesi dopo", ultimo capitolo di una crescita personale ed artistica.

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Michele Rech, in arte Zerocalcare, è uno dei più straordinari esponenti dell'attuale panorama fumettistico italiano. Romano, di Rebibbia per la precisione, Zerocalcare è diventato un simbolo del fumettista di successo, che passando dalla scena underground nata e coltivata nei centri sociali, è col tempo arrivato alla grande distribuzione ed all'uscita di diversi libri di successo.

Ma questo non c'è bisogno neanche più di dirlo: Calcare è un fenomeno come ce ne sono pochi, e basta un salto in libreria o fumetteria, o anche la lettura superficiale di un suo volume, per rendersi conto di quanto la produzione di questo artista sia accattivante ed estesa, eclettica ma "rassicurante" nel coltivare con amore i suoi personaggi, le sue storie, i suoi aneddoti.

Arrivato persino al cinema con il recentissimo adattamento del suo primo libro, “La Profezia dell'armadillo” ad opera di Emanuele Scaringi, Zerocalcare continua a deliziare e divertire il suo pubblico, affrontando le tematiche della vita di tutti i giorni, mantenendosi attivissimo sul fronte politico, e continuando a costruire un immaginario che partendo dalla rappresentazione di sé stesso e dei suoi turbamenti, ha oggi assunto l'aspetto di un vero e proprio “Calcareverse”.

Abbiamo approfittato di Lucca Comics & Games 2018 per scambiare quattro chiacchiere con Calcare, per parlare di Macerie Prime, e del suo secondo capitolo, Macerie Prime - Sei mesi dopo, ma soprattutto per scoprire di più su quella che è stata, a detta non solo nostra, la consacrazione di una maturazione narrativa e artistica che prescinde dalla sua tipica “romanità”.

Può sembrarti una domanda banale ma è doverosa per iniziare. Come stai?

Non ho voce, ho sonno e mi sento esattamente come il giovedì a scuola quando facevamo il tempo pieno. Però a parte questo, bene.

Parliamo di Macerie Prime. Secondo me c’è stata una grande maturazione rispetto a tutto quello cui “ci hai abituati”: una storia corale, molto più profonda, mi è piaciuta l’idea di spezzarlo in quei sei mesi di stop anche per il lettore. A questo proposito, credi che i tuoi lettori abbiano capito le tue intenzioni? Hanno percepito che c’è stato un cambiamento, un salto di qualità?

Guarda io ho avuto dei feedback molto buoni, che mi hanno stupito perché in realtà ero terrorizzato del contrario. Era una storia che non riuscivo a capire se potesse piacere o meno perché il mio personaggio era meno presente, soprattutto nel secondo volume; era una storia per certi versi più seria, magari faceva meno ridere e appunto, proprio per questo mi impauriva la cosa. Devo dire che ho avuto ottimi feedback: ho ricevuto alcune mail dove le persone si aprivano con me parlando di problemi personali che avevano riletto proprio nel mio fumetto e questo mi ha fatto incredibilmente piacere in generale.

Scrivi sempre racconti che sono estremamente personali ma qual è la tua necessità? Vedi tutto questo come uno sfogo, una catarsi?

In realtà io non ho alcun bisogno catartico, non mi ha mai aiutato molto scrivere tutto questo rispetto alla mia vita personale. Non sto meglio dopo averlo fatto, tuttavia mi serve a fare il punto, a ordinare le cose, non necessariamente a risolverle ma almeno a esserne più consapevole.

Come hai reagito al film, La Profezia dell’Armadillo?

Il film l’ho visto da spettatore. Ero uno degli sceneggiatori ma il film ha preso una via particolarmente lunga di produzione che mi ha impedito di seguirlo. È diventato evidentemente un prodotto collettivo del regista e di chiunque ci abbia lavorato. Per me è difficile dare un giudizio su qualcosa in cui sono emotivamente coinvolto, l’ho trovato comunque interessante nel senso che da spettatore mi ha incuriosito vedere come la stessa storia si declina in maniera diversa, su medium diversi e fatto da persone diverse.

Tu sei partito facendo te stesso, Zero, giusto? Poi nel tempo si sono uniti un nugolo di comprimari partendo ovviamente dall’Armadillo e poi Secco, Cinghiale, ce ne sono davvero tanti. Come ti senti ad aver creato un universo di cui ora hai la responsabilità narrativa, cosa che in effetti hai dimostrato con Macerie Prime perché quella è a mio avviso la storia, o almeno un pezzo, di tutto il tuo universo narrativo.

In realtà me la sento un po’ questa cosa, nel senso che ho iniziato a pormi il problema della coerenza. Nei libri precedenti spesso ho raccontato storie autobiografiche, in qualche modo c’era quindi una coerenza nei personaggi, poi però le avevo sempre mescolate ad artifizi narrativi che a volte mi servivano per scorciare. Alla fine mi sono trovato, dopo un tot di fumetti, di fronte a delle piccole contraddizioni – qualcosa che adesso non voglio accada. Da un lato il mio lavoro deve essere coerente con la vita vera e dall’altro con l’universo narrativo creato. Addirittura, in pieno stile Spiderverse della Marvel, mi sono immaginato di stabilire un Calcareverse in cui l’universo di Dodici è una realtà parallela dove Rebibbia è invasa dagli zombi, l’universo invece regolare è quest’altro, poi l’universo del film… insomma provare a sistematizzare la cosa.

E ci sei riuscito?

Ci sto lavorando. Ora vediamo sui prossimi progetti se riesco a dare un senso a tutto.

Tu sei un autore politico. Com'è oggi essere un autore politico del tuo calibro? Come stai vivendo la situazione?

Male. Ci sono un sacco di variabili da considerare. Da una parte sento il peso del senso di colpa se non mi schiero, ovvero: è un momento in cui la gente dovrebbe schierarsi e dire ciò che pensa, io non facendolo sentirei una voce darmi del paraculo. Dall’altro non voglio assolutamente diventare un predicatore tutto sermoni e quant’altro, quindi anche questo alimenta la mia ritrosia. Inoltre penso che quando ci si schiera nel realizzare qualcosa di artistico e creativo, bisognerebbe farlo non in maniera banale condividendo qualcosa scritto da altri o tramite hashtag che usano tutti. Servirebbe che tale schieramento passasse attraverso il proprio lavoro, produrre opere che vadano in quella direzione anziché parlare parlare parlare.

Quindi l’arte può essere politica? Soprattutto, può o deve?

Io credo nessuno debba niente in generale. Io rispondo alla mia coscienza, non provo a imporla a nessun altro.

Sempre relativamente alla questione politica. Sei sempre stato molto partecipe all’interno delle attività dei centri sociali, che ti hanno chiesto di collaborare come esponente grafico ed estetico – insomma Zerocalcare è molto riconoscibile, è un artista politico, vogliamo il suo supporto. Con tutto il lavoro che hai desso, quanto riesci a stare dietro alla politica locale?

Ancora abbastanza. Quella resta un po’ la mia famiglia, la mia tribù, cerco di anteporla quasi a tutto. Chiaramente se prima mi arrivavano dieci richieste e potevo completarle tutte, ora me ne arrivano cento e sempre dieci riesco a evaderne. Però è qualcosa cui cerco di dare priorità.

Caldaje (webcomic scritto e disegnato insieme a Giacomo Bevilacqua ndr). Che vi è venuto in mente?

Guarda non ne ho la minima idea. Ci annoiamo tutti e due, quindi in qualche modo la cosa ci diverte e ci piace farlo proprio per questo. Non c’è nessun tipo di pensiero editoriale.

Ma è vero quello che dice Bevilacqua? Sei così ansioso come ti descrive?

No, lui è un cojone (ride).

Ascolta, sempre tornando alla questione – perdonami se insisto ma secondo me sei la persona più interessante con cui discuterne oltre a Marco Rizzo (autore, insieme a Lelio Bonaccorso di "Salvezza" ndr). La questione del fumetto politico. Salvezza ha proposto un tipo di fumetto che ricalca il giornalismo, dunque è giornalismo a fumetti. Se dovessi inquadrare la tua voce, premesso che so ti definisci fumettista, secondo te come si schiera il fumetto di Zerocalcare?

Non lo so. Sicuro non è giornalismo. Io realizzo lavori autobiografici, anche trattando di politica parto dalle mie esperienze, dai miei pensieri, per me è molto difficile trovare un’etichetta. La chiamo fumetti perché non saprei come definirla altrimenti.

Ho letto in giro che ti ritieni fortunato perché i tuoi amici non leggono i tuoi fumetti. Mi spieghi dove sta di preciso la fortuna? Io ad esempio vorrei che miei amici mi leggessero.

Anzitutto mi prendo spesso delle libertà quando lavoro, ad esempio raccontare i fatti loro senza che poi rosichino…

Loro si sono identificati nel fumetto? Sanno a quale personaggio corrispondono?

Lo sanno e mi considerano uno sciacallo perché non ho offerto loro nemmeno una cena dopo che ho lucrato sui loro drammi. A parte questo, il fatto che ci sia una separazione netta fra i miei amici e il lavoro è molto sano. Il solo intervento che hanno in merito è fare scherzi come modificare la pagina di Wikipedia scrivendo boiate che raggiungono un pubblico più vasto e dunque fanno riuscire meglio lo scherzo. Quello però è il massimo d’interazione che hanno con il mio mondo.

Quindi dalla goliardia casalinga a quella su internet?

Esattamente.

Tornado alla tua crescita come autore. Sei partito come underground, hai avuto un exploit giustificatissimo con una carriera che è impennata ma, secondo me, non improvvisamente. Ci sei arrivato con i giusti passi. Prima ti sei confrontato con il piccolo pubblico e ora ti rapporti con gente che rimane in fila giorni e giorni pur di avere un autografo o uno schizzo. Sapendo che sei ansioso, come vivi una simile esperienza di pubblico in crescita?

Adesso uscirà questa mostra a Roma…

A proposito, dove verrà allestita? Parliamone un attimo.

Sarà al MAXXI, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma. È una mostra che contiene tantissimi materiali, compresi quelli degli ultimi diciott’anni, alcuni dei quali politici, e io sono abbastanza convinto che molti di questi materiali – nel loro essere radicali – possano dare di me l’immagine di un mostro inqualificabile perché nessuno li ha mai visti prima. Dunque forse questo pubblico che ho a dismisura, per tornare alla domanda di prima, ora potrebbe chiudersi a dismisura.

Ti spaventa la possibilità?

Naturalmente sì, perché questo è il mio lavoro e ci pago le bollette.

Nonostante tu sia Zerocalcare, permane questa paura che da un giorno all’altro tutto possa finire?

Ho il terrore che la gente dopo aver visto la mostra possa dire “Ah, dunque lui la pensa così? Allora non lo leggerò più”.

Allora perché hai deciso di esporla?

Perché non posso continuare a vivere in maniera schizofrenica. Non voglio avere la spada di Damocle del “prima o poi qualcuno scopre che”. Quindi ora metto tutto sul tavolo e da qui in poi si vedrà.

Dunque tu pensi che la crescita artistica debba portare a una consapevolezza da parte dell’autore?

Sì, perché se cresci artisticamente ma non diventi più consapevole rischi di fare danni.

Rimanendo in tema mostra. Esponi moltissimo ma la domanda è, come l’hai conservata? Ho fatto una domanda simile a Lorenzo Ceccotti, che nella sua mostra ha esposti foglietti piccolissimi davanti ai quali mi sono chiesto come siano sopravvissuti. Ora domando la stessa cosa a te. Come hanno fatto ad arrivare fin qui alcuni materiali? Li hai conservati con l’intenzione in futuro di esporla, o qualche altro criterio?

Oggettivamente io tratto le cose da schifo, quindi molte sono andate perse negli anni.

Perché ho immaginato che un artista prende, disegna, poi accartoccia e butta, sai un po' quello stereotipo da cartoni animati o TV. Perciò ho immaginato che allestire una mostra del genere dal punto di vista del recupero materiale richiedesse un grande sforzo.

Una botta di fortuna incredibile. In realtà ci sono mesi di lavoro dietro per riuscire a ricostruire tutto, datarlo, perché e quando sono state fatte. Lavoro davvero improbo.

Posso immaginare quanto sia importante esporre a Roma, essendo tu romano. Se la mostra dovesse andare bene, hai considerato di portarla altrove?

Non lo so ma va considerato che questa mostra è grande, costa un sacco di soldi in termini di produzione e ci sono dietro appunto il Museo, Minimondi… Non posso decidere io se e dove andrà, è proprio un carrozzone che si muove anche fra questioni burocratiche che non dipendono da me.

Dunque si muoverà?

Potrebbe.

Hai fatto un universo di fumetti, stai per fare una mostra al MAXXI, sei stato – volontariamente o meno – al cinema, su Facebook ti diverti tantissimo a fare le animazioni che tra l’altro personalmente adoro. Hai mai pensato a un vero passo in avanti?

Sì. Voglio raccontare una storia in animazione fatta bene e lunga. Non so se farla come film o dividerla in più puntate, comunque è qualcosa con cui mi voglio confrontare.

Da solo in prima persona o cerchi la collaborazione di uno studio d’animazione?

Mi sono reso conto che per forza di cose non è un lavoro che si può fare da soli, se si vuole che esca bene. Ci sarà necessità di figure professionali. Questa volta però voglio seguirla io.
Se stai cercando un buon libro per cominciare a leggere Zerocalcare, puoi approfittare della bellissima "artist edition" dell'indimenticabile "La profezia dell'armadillo".