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Niente a parte il sangue, recensione: lo "scoppio" del dolore

La recensione di Niente a parte il sangue, il romanzo di Adil Bellafqih che racconta storie di violenza e crimini giovanili.

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a cura di Francesca Sirtori

In sintesi

La recensione di Niente a parte il sangue, il romanzo di Adil Bellafqih che racconta storie di violenza e crimine giovanile.

Il dolore non ha luogo ed è in tutti i luoghi. Nessuno ne è immune. In un mondo dominato ormai dalla multiculturalità, dove lo scambio di incontri tra etnie è all'ordine del giorno e non è più un evento straordinario, succede che la solitudine spesso è in connubio con l'essere spietati e la voglia di ferire l'altro, indossando diverse maschere che fanno tutte capo al Male. Una dimensione allo stesso tempo attuale, quanto atemporale. Il giovane autore emiliano Adil Bellafqih, dopo il suo romanzo Nel grande vuoto, torna a esplorare le dimensioni umane più difficili e buie con Niente a parte il sangue. Una storia edita da Mondadori e giunta sugli scaffali lo scorso 23 febbraio che ci racconta una vicenda ardua, dove emergono tutte le nuances delle influenze artistico-letterarie più variegate dell'autore, con toni quasi allucinatori che raggiungono il climax nelle ultime pagine, ma di cui non vi anticipiamo nulla. Pronti a scoprire nella nostra recensione una storia.. "esplosiva"?

Niente a parte il sangue, storia di adolescenze difficili

In questo romanzo di esplorazione culturale e di dissidi sociopsicologici, scopriamo la storia del giovane Alì, nato e cresciuto in un paesino della provincia emiliana dove conduce una vita non sicuramente regolare e facile. Frequenta per la seconda volta l'ultimo anno delle superiori, guadagna qualche spicciolo speso in fumo e passa il suo tempo libero con i suoi amici al bar, dunque nulla sembra poterlo turbare, ma così non è. Dove non sono riusciti i genitori, né la sua professoressa, che gli riconosce qualità che nemmeno lui crede di avere, vi è Amir, il suo migliore amico, che oltrepassa l'indifferenza, almeno apparente, del ragazzo. Amir altri non è che uno spacciatore solitario e carismatico quanto basta, in grado di fare ad Alì una proposta che non riesce a rifiutare. Gli offre infatti di entrare in un giro di conoscenze e di rapporti peggiore di quanto possa sembrare.

Amir però desidera seguire una sola regola: non esiste niente, a parte il sangue. Motivo per cui, a fronte di un mondo che non ha nulla da dargli, se non specchietti per le allodole e illusioni, decide di legarsi una bomba al petto, ricalcando se vogliamo un classico stereotipo dell'uomo di origine orientale che si fa esplodere, e incamminarsi verso una piazza gremita. Che sia vendetta pura, senza altri motivi? Perché non trovare altri modi per cambiare il proprio mondo? Non è forse codardia mollare la presa perché si sceglie la via più immediata e la figa, invece di affrontare le difficoltà?

Quando me l’avevano legata addosso mi era sembrato di stare meglio – o forse era l’MD, non so. Era brutta e  raffazzonata, ma anche io ero brutto e raffazzonato, così c’era stata subito sintonia. Era come indossare una nuova carne. Mi stavo trasformando. Potevo uscire dalla larva ed esplodere in qualcosa di mai visto prima. Gloria e vita alla nuova carne.

Un romanzo dalle radici "kinghiane"

Conosciamo dunque le oscurità di un abisso oscuro e difficile, un vortice dal quale è difficile uscirne, e vivi, una dimensione che non sa risparmiare né il protagonista, né i suoi amici di sempre, fino agli affetti familiari più cari. Sullo sfondo di un misterioso piano ordito da un burattinaio i cui piani non sono chiari per davvero, la discesa all'inferno costringe Alì ad affrontare il vuoto che ha dentro, a fare i conti con i giorni sprecati e non vissuti appieno, cercando in qualche modo una via d'uscita e una buona ragione per non compiere quel gesto estremo, e non solo per sé.

Come anticipato, l'autore di questo libro è già noto al pubblico e alla critica: Adil Bellafqih, menzione d'onore al Premio Calvino, nonché finalista del Premio Kihlgren Opera Prima, ci restituisce una fotografia lucida, oggettiva e spietata circa quelle situazioni sempre più comuni, diffuse e quotidiane dell'abbandono spirituale. In questo caso, fa da sfondo una piccola cittadina di provincia, non per questo però immune dai pericoli più grandi e dalle difficoltà più nere, diventando parte di una storia cupa e tratteggiata da temi quali dannazione e redenzione, dove tutti hanno la propria parte di colpa, ma anche di innocenza e meritevoli di pietà.

All’inizio tutti avevano pensato di poterla fottere perché era nuova e abbastanza giovane e i supplenti valgono meno di un cazzo. Invece dopo la prima bordata di due e qualche uno (nessun prof ci aveva mai dato uno), qualche nota e un paio di rapporti, l’atmosfera era cambiata e avevamo iniziato a giocare secondo le sue regole. 

La semplicità della gioventù "bruciata"

Una storia quotidiana, se vogliamo, che scava nell'intimità di un animo corrotto, riportando alla luce sulle pagine di questo libro un'esperienza raccontata tramite un linguaggio semplice, comprensibile, a volte grezzo, come la vita vissuta da Alì.

Vidi un fungo nucleare e radiazioni ad appestare la terra su cui non sarebbe più cresciuto un cazzo. Per la testa mi giravano i titoli dei telegiornali, gli hashtag, gli avatar di finta compassione, le maratone dedicate a vittime di cui non sarebbe fregato a nessuno perché nessuno ricorda i nomi delle puttane ammazzate dallo Squartatore, ma tutti ricordano Jack.

L'autore inoltre ha masticato parecchio materiale di sicura ispirazione horror e dark, a partire dal maestro dell'orrore, Stephen King. La sua stessa formazione universitaria, conclusasi con una laurea magistrale in Filosofia a Parma e una tesi sulla pulsione creativa, ispirata a Nietzsche e a Jung, ci aiuta a comprendere quale sia il background di ispirazione per la sua produzione letteraria. Se con Nel grande vuoto, il suo romanzo d'esordio, è riuscito a conquistare la menzione speciale della giuria alla XXXI edizione del Premio Calvino, arrivando invece secondo al Premio Kihlgren Opera Prima.

Voto Recensione di Niente a parte il sangue



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • una narrazione in grado di avvicinarsi parecchio ai giovani lettori...

  • storia non troppo lunga e godibile, con diversi climax ascendenti

Contro

  • ...ma il linguaggio talvolta troppo quotidiano e "basso" rischia di allontanare un'audience più "adulta

Commento

Niente a parte il sangue non è solo una storia costellata di personaggi pronti a esplodere, in tutti i sensi, come bombe, ma anche un viaggio nell'animo umano che merita di lasciarsi scoprire anche nelle sue pieghe peggiori. Ciò non toglie che non ci sia bellezza in queste pagine, anzi: rimane la genuina quotidianità di un giovane che racconta in prima persona la sua storia, tra un "prima" e un "ora", come se fossero davvero due dimensioni nettamente separate da un momento che ha cambiato per sempre il percorso di vita.

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