Paperino Il Paladino, recensione: legendary tales

Paperino Il Paladino è il volume antologico in cui Panini Disney raccoglie il così detto ciclo paperingio di Carlo Chendi e Luciano Bottaro.

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a cura di Domenico Bottalico

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Con il titolo di Paperino Il Paladino, Panini Disney confeziona un volume antologico che raccoglie il così detto ciclo paperingio. Si tratta di un corpus di 4 storie, quattro parodie (nel senso più ampio del termine) che sono entrate ognuna per motivi diversi nel novero delle storie disneyane migliori di tutti i tempi. Il ciclo paperingio venne inaugurato dai grandi Carlo Chendi e Luciano Bottaro con la imprescindibile Paperino Il Paladino, pubblicata originariamente nel 1960, e proseguita poi dallo stesso Bottaro con Paperin Furioso e Paperino e il Tesoro di Papero Magno. La conclusione del ciclo arriverà solo nel 1996 con Paperino e Paperotta in cui Alberto Autelitano affianca, alla sceneggiatura, il Maestro.

Paperino Il Paladino, legendary tales

Il volume si apre con Paperino Il Paladino di Carlo Chendi e Luciano Bottaro. Paperino è vittima di uno scherzo dei suoi nipoti che lo terrorizzano travestiti da drago: come mai Paperino ha così tanta paura di quei leggendari animali? È Nocciola a svelare l'arcano riportando la narrazione centinaia di anni prima ovvero quando il prode cavaliere di ventura Paperino il Paladino, arrivò, accompagnato dal fido scudiero Ciccio, in prossimità di un castello assediato da delle milizie armate. Il Paladino sbaragliò gli assedianti non sapendo che si trattava però di milizie mercenarie in esercitazione prezzolate dal Duca Paperone.

Dovendo ripagare l'iroso Duca, il Paladino accetta di lavorare al castello in attesa di una missione che possa riscattarlo. Quando il Duca decide di far sposare Madonna Paperina, la sua affascinante nipote, il Paladino, innamoratosi, si offre volontario per scortarla fino a Portus Delfini dove viveva la nobiltà più ricca. Il piano del Paladino per conquistare il cuore della Madonna è però ostacolo dapprima da Messer Gastone, cantastorie tanto sornione quanto stonato, che inizia a corteggiare la Madonna e poi da un assalto alla città di pirati saraceni.

Dopo aver sconfitto tutti i pirati con astuzia, il Paladino cadde esausto in un sonno profondo. Ad approfittarne fu Gastone che, presosi il merito della vittoria, si era incamminato verso il castello del Duca insieme a Paperina. È l'avvocato Filippo Azzeccagarbugli a consigliare al Paladino un'ultima disperata impresa per conquistare il cuore della Madonna: uccidere un drago. L'animale è ovviamente fuori dalla portata del Paladino ma fortunatamente in suo soccorso arriverà Nocciola. Peccato che il Drago si nutrisse di un pozzo di petrolio, una delle fonti della futura fortuna dei discenti del Duca: l'unico modo per ripagare il danno è quindi rimanere al servizio del Duca.

In Paperin Furioso (pubblicata originariamente nel maggio del 1966) è sempre Nocciola il deus ex-machina del racconto. Un pigro Paperino infatti viene rispedito secoli prima alla corte di Re Papero Magno dove deve provare il suo valore contro il Gastolfo (Gastone). Venuto a sapere che il perfido mago Basilisco tiene prigioniera la bella Angelica (Paperina), il Paladino si mette in marcia e giunge al castello di Basilisco che, grazie all'intervento di Nocciola, viene fatto crollare liberando Angelica.

Nella battaglia però il Paladino rimane svenuto sotto le macerie e Angelica incontrando Ciccio lo scambia per il suo salvatore. Folle per l'ennesima impresa non riconosciuta, il Paladino si rimette in marcia ritornando nel regno di Re Papero Magno ora assediato dai Mori. Invasato il Paladino sbaragli i Mori e sfoga la sua rabbia sul Re di cui distrugge il palazzo e distribuisce le ricchezze. Papero Magno disperato si rivolge all'inventore Archimede che suggerisce di andare sulla Luna a recuperare l'ampolla con il senno del Paladino. Sarà Gastolfo, in sella ad un marchingegno di Archimede, a volare sulla Luna e a restituire il senno al Paladino.

Paperino e il Tesoro di Papero Magno viene pubblicata nell'agosto del 1972. Il Paladino, accompagnato sempre dal fido scuderio Ciccio, torna da Re Papero Magno dopo una lunga assenza trovando il regno assediato dai Mori. Il Re è assediato insieme alle sue ricchezze e il Paladino cerca l'aiuto del borioso Gastolfo per liberarlo e cacciare i mori tuttavia pur con un ingegnoso stratagemma, fingendosi cioè un lebbroso, il Paladino non fa altro che propiziare la fuga dei Mori insieme al tesoro di Papero Magno.

Imbarcatosi di nascosto su una delle navi su cui i Mori hanno caricato il tesoro, il Paladino tuttavia troverà in Nocciola e nell'alchimista Archimede l'aiuto necessario per mettere definitivamente in fuga i Mori anche se, come già accaduto in passato, il merito dell'impresa ricadrà su Gastolfo.

Il ciclo paperingio si chiude, come detto in apertura, nel 1996 con Paperino e Paperotta in cui Alberto Autelitano affianca, alla sceneggiatura, Luciano Bottaro. Re Papero Magno si invaghisce di Paperotta, figlia del re di Mordikan che, insieme ai suoi tre maneschi figli maschi, si rifiuta di concederla in moglie a meno che non venga rapita. Papero Magno allora incarica il Paladino del rapimento. I due dopo varie peripezie fuggono e sembrano avere simpatia l'uno dell'altra tuttavia dinnanzi a loro si staglia la Foresta Stregata.

Lì cadono vittima della strega Nocciola, alleata con Matilda promessa sposa di Papero Magno, che vuole impedire l'arrivo di Paperotta alla reggia. La strega trasforma la principessa in una ranocchia e la sostituisce di nascosto di modo che il Paladino porti alla reggia i gemelli Magnasoldus, due mostruosi giganti che si cibano di monete d'oro. Solo grazie all'interno di Archimede i due giganti vengono "convinti" a restituire le monete, rimane tuttavia da liberare Paperotta e riportarla in forma papera.

Riuscito nell'impresa il Paladino tuttavia si scontrerà con Papero Magno: entrambi vogliono baciare Paperotta ma la principessa, stufa dei battibecchi, fugge incontrando Gastolfo il quale senza troppe cerimonie la bacia.

Paperino Il Paladino: forma e contenuto

È indubbio come il ciclo paperingio, nelle sue quattro storie di cui si compone, sia da annoverarsi in quel grande, eterogeneo e fruttuosissimo calderone che è la parodia sia che esso sia adattamento "diretto" che semplice "omaggio". In quest'ultima sottocategoria rientrano le prime due storie di questo volume che attingono a piene mani da Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo e Orlando Furioso di Ludovico Ariosto virando poi sempre più sul folkore di stampo nordico e celtico. In questo senso c'erano stati esperimenti "fantasy" in seno alla produzione Disney italiani a partire dal 1959 (in concomitanza con l'uscita de La Bella Addormentata nel Bosco uscì, per esempio, l'ottimo La Grande Tribù alla Corte di Re Artù) e sarebbe quindi ridondante parlare della grande maestria con cui Carlo Chendi e Luciano Bottaro "adattano" certe atmosfere affinché calzino a pennello ai protagonisti e alle loro dinamiche.

Decisamente più interessante è invece concentrarsi sulla prima storia che dà anche il titolo al volume ovvero Paperino Il Paladino ed il motivo è decisamente peculiare: fra le caratteristiche della storia, il cui plot è avvincente e la trama avventurosa quanto basta, salta subito all'0cchio (o sarebbe più corretto dire all'orecchio del lettore) il fatto che i personaggi, e nello specifico, Paperino Il Paladino parlino una sorta di italiano aulico, arcaico e maccheronico. Il termine di paragone che si può fare è con L'armata Brancaleone, pellicola cult di Mario Monicelli, in cui i personaggi capeggiati da Brancaleone da Norcia (un istrionico Vittorio Gassman) si esprimevano in un idioma assai simile a quello di questa storia disneyana che però è precedente al film.

Dal punto di vista meramente fumettistico non è interessante stabilire se Monicelli si sia ispirato a Paperino Il Paladino quanto esaminare la funzione del linguaggio in seno a questa specifica parodia, al materiale originale a cui si ispira, alla sua messa in scena e così via. Le pulitissime e precisissime tavole di Luciano Bottaro, pur nella loro ricostruzione "romantica" e idealizzata (come è giusto che sia) del medioevo in cui si svolgono le vicende, sono già di per sé esplicative. È indubbio infatti che la storia sia ambientata in un preciso momento storico in cui gli elementi di sceneggiatura intertestuale sono lapalissiani: dall'abbigliamento al castello con le guglie e così via.

Tuttavia l'idioma usato (non i dialoghi in sé per sé ma la morfologia e la sintassi) non svolge una funzione meramente descrittiva, non serve cioè per passare dal generale al particolare, ma al contrario enfatizza e rafforza l'idea che quella che si sta raccontando è una storia vissuta (seppur per mezzo di modalità magiche) e non semplicemente raccontata esautorando così i protagonisti del loro ruolo (abituale) di attori in costume. In definitiva quindi Paperino e Il Paladino sono lo stesso papero ma qualitativamente diversi, il linguaggio così come viene creato e utilizzato da Carlo Chendi fa sì che la storia raggiunga una pienezza di senso che il disegno (narrativo, quello del fumetto) suggerisce ma che non può, per sua stessa natura, mai raggiungere.

Paperino Il Paladino è in questo senso una storia raffinatissima che andrebbe fatta leggere, rileggere e spiegata ai molti aspiranti fumettisti affinché comprendano davvero il ruolo del linguaggio nella letteratura a fumetti. Per tutti gli altri Paperino Il Paladino è anche e soprattutto uno dei migliori volumi compilati e confezionati da Panini Disney che ripropone 4 storie divertenti peculiari, divertenti e ottimamente disegnate.

Il volume

Paperino Il Paladino è un volume dalla confezione elegante. Si tratta di un cartonato di 276 pagine formato 18.3x24.5 cm impreziosito da una copertina telata (scelta vintage che riporta alla mente i vecchi libri di epica cavalleresca appunto) con dettagli in rilievo ed un semplice quanto efficace accostamento cromatico fra blu e oro. La carta scelta è spessa e patinata che esalta soprattutto la resa grafica delle prime due storie che hanno goduto di un restauro e l'ultima, prodotta relativamente di recente. La terza storia purtroppo soffre un po' la ristampa su questo tipo di carta con le campiture dei colori, soprattutto degli sfondi, non resa in maniera omogenea. Nulla che infici troppo la lettura sia chiaro.

Eccellente la cura redazionale. Non c'è solo da applaudire il lavoro in fase di compilazione del volume ma anche quello editoriale: oltre all'ottimo indice "sinottico" che indica data di pubblicazione e gli autori delle storie, sono presenti diversi editoriali, estremamente puntuali, firmati da Luca Boschi e Alberto Becattini oltre che all'introduzione firmata da Carlo Chendi (ultimo contributo assoluto del Maestro prima della sua scomparsa) e, a fine volume, una breve intervista ad Annabella Bottaro, figlia di Luciano, che racconta alcuni retroscena sulla vita e sul lavoro del padre.