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Rocketeer: Orrore a Hollywood, la recensione del terzo volume di Saldapress

Continuano le avventure di Rocketeer pubblicate da Saldapress e in questo terzo volume, vedremo il buon Cliff Secord affrontare un sedicente ipnotizzatore per le strade di una Hollywood a cavallo degli anni '30 e '40.

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a cura di Lorenzo Ferrero

In sintesi

Il santone di una setta cerca di estorcere soldi terrorizzando gli onesti cittadini, mentre un professore di robotica avanzata scompare senza lasciare traccia. Cliff Secord, noto come Rocketeer, e la sua conturbante fidanzata Betty indagano separatamente su questi due casi che risulteranno collegati! Una pirotecnica avventura dove la Los Angeles degli anni '30 e le suggestioni pulp a metà tra fantascienza e noir si intrecciano in un omaggio delizioso all'epoca d'oro di Hollywood.

Continuano le avventure di Rocketeer pubblicate da Saldapress e in questo terzo volume, vedremo il buon Cliff Secord affrontare un sedicente ipnotizzatore per le strade di una Hollywood a cavallo degli anni '30 e '40.

Dove eravamo rimasti?

Cliff Secord è un, oramai, ex pilota acrobatico di aerei, entrato in possesso di un razzo sperimentale che gli permette di volare, trasformandolo in Rocketeer, l'uomo razzo, un beniamino per tutta Los Angeles, con un altissimo senso di giustizia e di responsabilità. Sono in pochi a conoscere la sua doppia vita, tra questi vi è la sua fidanzata Betty, che vuole sfondare nel mondo del cinema e della pubblicità. Ma la ragazza non ha intenzione di fare solo "la damigella in pericolo", anzi! Vorrebbe dare una mano al suo amato nelle sue avventure. E sarà proprio a causa di questo che si caccerà nei guai, arrivando a fingersi l'assistente di un sedicente ipnotizzatore, Il dottor Otto Rune, intento a realizzare il suo piano diabolico, per terrorizzare (e rapinare) tutta Hollywood.

A differenza dei primi due volumi, ovviamente, la storia inizia in medias-res, avendo già quasi tutti gli elementi per poter contestualizzare la storia: i personaggi, le ambientazioni, il setting generale e così via. Sicuramente ottimo il fatto che si parta subito, senza fronzoli di sorta. Va, però, sottolineato il fatto che godere appieno di "Orrore a Hollywood" si debba necessariamente leggere i primi due volumi per avere un quadro generale più ampio, anche perchè compaiono personaggi già conosciuti nelle precedenti storie e, per quanto questa possa essere comunque fruibile, non la si potrà capire appieno.

Un taglio molto più cartoonesco

Se con Stevens e Samnee avevamo uno stile pressochè di stampo realistico (anche se i due erano comunque profondamente diversi), con l'arrivo di Jason Bone abbiamo avuto un totale stravolgimento di stile, portando nell'opera un qualcosa che più si avvicina ai fumetti e cartoni animati alla "Batman: The Brave and The Bold" (su cui, tra l'altro, l'autore ha lavorato): dettagli molto più marcati, anatomie dei personaggi quasi caricaturali, che tanto si rifanno alle atmosfere donate da Bruce Timm nelle sue opere, rendendo il tutto più magico e creando quella sensazione di cartoonesco che ben si adatta alle avventure di Rocketeer, soprattutto in questo volume (capirete perchè, non vogliamo anticiparvi troppo).

Al fondo del volume, abbiamo anche una breve storia "one-shot" di poche pagine, scritta e disegnata da Stan Sakai, l'autore di Usagi Yojimbo, che vuole rendere omaggio al personaggio creato da Dave Stevens...e non solo. Sono otto pagine, ma ne vale davvero la pena.

Orrore a Hollywood è meglio dei primi due volumi?

La risposta è: NI. Le storie di origini di Rocketeer hanno introdotto il personaggio e ne hanno creato le dinamiche, stravolgendo, talvolta, i canoni della narrativa di supereroi classica e aggiungendo elementi nuovi e divertenti, mentre questo terzo volume ha ampliato ciò che hanno fatto, consolidando e rafforzando ciò che era stato fatto fino ad ora. Possiamo quindi dire che Orrore a Hollywood è un bel volume, ma non migliora ne peggiora quanto fatto fino ad ora, mantenendo una sorta di "status-quo" qualitativo che può piacere o meno.

In conclusione

Orrore a Hollywood si conferma una storia ottima e sempre genuina. I personaggi creati da Dave Stevens hanno ormai preso una forma e si confermano di una bellezza inarrivabile, sotto molti aspetti. In tre diversi volumi abbiamo affrontato ben tre stili di disegno completamente differenti tra loro, ognuno con le sue particolarità e quello di J. Bone rimane uno di quelli più memorabili, avvicinandosi, come già detto, allo stile di Bruce Timm, iconico disegnatore e animatore di Batman. La speranza per le successive storie è che si riesca a fare quel passo in più, che possa far salire ancora di più la qualità delle storie di Cliff Secord e compagni, che le possa far volare in alto...come attaccate ad un razzo.

Voto Recensione di Rocketeer: Orrore a Hollywood



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Lo stile di disegno molto cartoonesco

  • - Il ritorno di alcuni personaggi che delineano l'orizzontalità della serie

  • - Conferma tutto ciò che c'era di positivo nei precedenti volumi...

Contro

  • - senza però aggiungere niente di nuovo

  • - Per goderne appieno, bisogna aver letto i precedenti volumi

Commento

Orrore a Hollywood è ottimo e conferma quello già iniziato coi primi due volumi. Pur adottando uno stile completamente diverso dai precedenti, non stona assolutamente, scorrendo via velocemente e divertendo in maniera sempre genuina.

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Rocketeer: Orrore a Hollywood