The Defenders, un crossover che non funziona

Dopo quattro serie TV in solitario, Marvel e Netflix mettono finalmente assieme il gruppo di eroi suburbani, uniti contro una minaccia comune. Sorprendentemente, la somma delle parti non equivale a un risultato migliore per i Difensori. Scopriamo perché.

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a cura di Andrea Balena

Quando due anni e mezzo fa uscì la prima stagione di Daredevil, in pochi si aspettavano un prodotto valido. Eppure la Marvel, in collaborazione con Netflix, riuscì a regalarci un mezzo capolavoro seriale, che portava perfettamente sul piccolo schermo la potenza narrativa e l'iconografia cattolica del Diavolo di Hell's Kitchen, considerato ancora oggi uno dei migliori adattamenti da un fumetto supereroistico mai realizzati.

Ben presto alle vicende del vigilante rosso si sono affiancate le serie stand alone Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist, che con risultati altalenanti hanno avuto il compito di introdurre i restanti componenti dei Difensori, la scapestrata squadra di vigilanti di strada residenti a Manhattan.

marvel defenders tv show images

La miniserie crossover è stata a lungo attesa dagli appassionati dopo i tanti richiami e accenni disseminati nelle varie produzioni, e la stessa Casa delle Idee ha promosso in pompa magna l'evento e ha addirittura deciso di rilasciarlo in pieno agosto, incuranti del fatto che si tratti del mese meno adatto in assoluto per una serie TV. Purtroppo però, le aspettative non sono ripagate appieno: The Defenders è un tassello fondamentale per proseguire le vicende dei quattro eroi, ma è anche tremendamente noioso.

Partiamo dal cuore della serie, ovvero i quattro eroi. A differenza di altri prodotti simili, a mancare sin da subito è la coesione di gruppo, un elemento imprescindibile per far funzionare una serie corale come dovrebbe essere The Defenders.

The Defenders 007

Ovviamente è impossibile replicare le spettacolari azioni coordinate fra gli Avengers, ma la nostra speranza era di assistere a combattimenti in cui le abilità degli eroi si alternino fluentemente su schermo, magari replicando lo stesso stupore che la regia dei primi combattimenti in Daredevil ci ha saputo regalare. Quello che invece abbiamo trovato è un compitino svolto un po' controvoglia, una massiccia dose di combattimenti ripresi però con movimenti di camera dozzinali e anonimi, e coreografie che non comunicano la cooperazione dei personaggi in battaglia.

Anche l'alchimia e personalizzazione del quartetto risulta poco approfondita, se non da un punto di vista visivo: all'inizio della vicenda ogni personaggio viene caratterizzato visivamente da differenti colour correction della fotografia - rispettivamente rosso, blu, giallo e verde (e bianco per le scene del villain) - utili a conferire un look da comics americano in movimento, in seguito combinati fra loro durante i primi incontri dei protagonisti. Peccato che questo spunto interessante venga completamente abbandonato nei momenti in cui il gruppo si riunisce, che risultano paradossalmente i meno affascinanti da seguire (seppure con la notevole eccezione della sequenza del ristorante cinese).

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Qualche dialogo funziona e mette a confronto le differenti realtà e personalità degli eroi, ma non riesce a creare una reale empatia e una caratterizzazione profonda. Risulta inoltre particolarmente fastidioso Iron Fist, che è ridotto ad essere un comic relief di scarsa efficacia rispetto alla sua controparte cartacea, il che stride con il fatto che è anche il personaggio più rilevante ai fini della trama.

Se il gruppo dei buoni è criticabile, i cattivi non sono da meno, in questo caso l'onnipresente Mano che abbiamo già incontrato (e criticato) in Daredevil e Iron Fist. Nella miniserie risulta addirittura più inconsistente e vuota del passato: i ninja immortali presentati in precedenza sono stati messi da parte per fare posto a centinaia di scagnozzi anonimi che conoscono a malapena il kung-fu.

defenders mike colter charlie cox

Persino le cinque Dita, i corrispettivi capi delle fazioni, non colpiscono particolarmente per carisma, nemmeno con la presenza al vertice della nota Sigourney Weaver (Alien), che risulta il classico villain usa-e-getta di molte produzioni Marvel. Nonostante l'innegabile bravura attoriale, la sua storia come Alexandra non colpisce minimamente lo spettatore per quanto è stereotipata, le sue azioni come leader della Mano non sono minimamente comparabili a quelle di Kingpin e in definitiva il suo personaggio non riesce a monopolizzare l'inquadratura come Kilgrave in Jessica Jones. Davvero un'occasione sprecata.

defenders netflix

In definitiva, quindi, The Defenders non è quanto ci aspettavamo. Vista la sua natura di miniserie esclusiva era auspicabile maggiore attenzione nel creare un prodotto d'alto livello, ma a conti fatti risulta solo un prodotto mediocre, insipido e che difficilmente si farà ricordare, se non come tappa obbligatoria per i fan del continuity. Speriamo che i progetti futuri, fra cui la serie esclusiva di The Punisher in uscita a fine anno, possano risollevare le sorti della serialità Marvel.


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