Two Moons Volume 1 - Il Capestro di Ferro, recensione: ghost riders

saldaPress porta in Italia Two Moons Volume 1 - Il Capestro di Ferro di John Arcudi e Valerio Giangiordano fra horror e western.

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a cura di Domenico Bottalico

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Direttamente dal sempre profondo ed eterogeneo catalogo Image arriva in Italia, grazie alla volenterosa saldaPress, la nuova serie firmata dal veterano John Arcudi (B.R.P.D., The Mask, Alien, Predator, Terminator) e dal disegnatore italiano Valerio Giangiordano (Martyn Mystère, Savage Avengers, Alien) intitolata Two Moons Volume 1 - Il Capestro di Ferro. Si tratta di una proposta che unisce una certa crudezza di una ambientazione particolarmente familiare ai lettori italiani, ovvero il western, con tematiche decisamente horror e dalle venature folk per un racconto a tratti straniante ma ricco d'azione.

Two Moons Volume 1 - Il Capestro di Ferro, weird western tales

Virgil Morris è un soldato dell'Unione, pur essendo di origini Pawnee infatti è stato adottato da una famiglia di bianchi e si è arruolato per combattere in una guerra sporca e fratricida. Oltre alla brutalità delle battaglie campali, Virgil è poi tormentato da sogni e terrificanti visioni. Quando poi Virgil si reca nella vicina cittadina di Sterrett con il caporale Hatlo per fare scorta di bende e morfina, incontrerà il nonno ormai prossimo a spirare che lo avverte di un grande male che serpeggia nei campi di battaglia.

Virgil etichetta come superstizioni le parole del nonno volendosi lasciare alle spalle il suo retaggio tuttavia l'incontro assume contorni inquietanti quando la bella ma enigmatica infermiera Frances Shaw lo avvicina per dirgli che l'anziano nativo sul cui letto di morte si era fermato è in realtà spirato solo la sera prima. Turbato Virgil torna all'accampamento dove è in corso una imboscata dei ribelli sudisti.

La battaglia è come sempre brutale e quando il sergente McBride sembra in procinto di torturare un prigioniero sudista, Virgil decide di intervenire scoprendo la vera natura dell'ufficiale: un essere mostruoso assetato di sangue. Quasi d'istinto Virgil lo colpisce mortalmente, peccato che i suoi commilitoni vedano solo un cadavere caduto nel fiume. Virgil viene quindi arrestato con l'accusa di tradimento. Tuttavia la sua prigionia non durerà a lungo venendo liberato proprio dai ribelli a cui aveva salvato la vita ma solo dopo l'ennesima visione, questa volta a fargli visita è infatti il Coyote. Per la prima volta Virgil si ritrova a tastare le ragioni dell'altra fazione del conflitto, ragioni che ben presto non si rivelano diverse da quelle degli Unionisti: anche fra le fila dei Sudisti c'è un mostro.

Virgil rivive la scena che l'aveva portato all'arresto e cerca di uccidere il mostro. La colluttazione è brutale e a sorpresa a salvarlo ci sono proprio i suoi ex-compagni. Virgil e i ribelli sudisti, ora prigionieri, vengono subito scortati nelle celle di Sturrett, un errore che si rivelerà quasi fatale. La cittadina infatti viene cinta d'assedio da creature mostruose e in cerca di vittime da sacrificare. Scoperto il punto debole dei mostri, Virgil abbraccia definitivamente il suo retaggio sciamanico riprendendo il nome di Due Lune e riesce ad aiutare i compagni nonché a scagionarsi da tutte le accuse mostrando che ci sono mostri che camminano fra la gente comune. Ma cosa sono queste creature? Perché sono così assetate di sangue da esacerbare il conflitto? e soprattutto come possono essere fermate definitivamente?

Two Moons Volume 1 - Il Capestro di Ferro, ghost riders

Pensando al fumetto western la maggior parte dei lettori tende ad associare il genere ad una narrazione romantica e idealizzata fra pistoleri, cavalcate al tramonto e indiani. Tuttavia il genere ha al suo interno una serie di interessanti declinazioni che vanno dal crepuscolare all'horror/folk e che attraversano trasversalmente il fumetto italiano, quello franco-belga e quello americano. Un esempio pratico, giusto per usare produzioni italiane possono essere Tex, Ken Parker e Magico Vento. Difficile, ma non improbabile, che John Arcudi sia venuto a contatto in maniera continuativa con queste serie mentre è più probabile che per Two Moons si sia fatto influenzare più dal western franco-belga (Blueberry) e soprattutto dalla produzione americana che fa capo a Jonah Hex, uno dei rarissimi personaggi western sopravvissuti al declino del genere avvenuto nei primi anni '60, e traslato, proprio grazie alle sue influenze folk/horror, sotto l'egida Vertigo con alcune ottime miniserie scritte dal leggendario John R. Lansdale.

Il romanticismo cede quindi velocemente il posto ad una narrazione cruda che catapulta il lettore in una guerra, quella di Secessione, di cui noi europei conosciamo davvero poco (e che i libri di storia riducono ad un conflitto fra due fazioni una pro e l'altra contro lo schiavismo) ma che a causa della sua stessa natura, delle modalità e dei luoghi ove si è effettivamente combattuta è ricca di un folklore e di personaggi folkloristici, nel senso più ampio del termine. Miti e leggende su cui è relativamente facile costruire una storia che viri nei momenti più opportuni più verso l'horror più atmosferico o più verso l'azione che recupera e rimaneggia gli stilemi del western classico.

In questo senso con Two Moons Volume 1 - Il Capestro di Ferro, John Arcudi costruisce in maniera certosina e con brusche accelerate un "lungo" prologo che serve ad introdurre la doppia ambientazione della sua storia (la Guerra di Secessione da un lato ed il sovrannaturale di Virgil Morris ovvero Due Lune ed i mostri dall'altro) nonché i personaggi principali che vengono caratterizzati in maniera decisa grazie a semplici quanto pregnanti capovolgimenti di prospettiva in cui convergono temi classici del genere come razzismo, brutalità della guerra, immigrazione e scenari tipici ma sempre efficaci come l'assedio da parte dei mostri, che qui si sostituiscono ai tradizionali fuorilegge, della piccola cittadina.

L'autore poi, essendo un veterano che forse ha raccolto meno di quello che merita, utilizza il protagonista come volano di questo approccio. Dapprima razionalmente ancorato alle sue convinzioni, Virgil accetta il lato magico della sua esistenza trasformandosi in Due Lune (nome appropriato per esemplificare la dualità del personaggio e della storia) grazie a suggestive visioni prima e ad una furiosa battaglia poi che culmina con una brutale scena finale che chiude il volume e che serve anche a sottolineare come il protagonista sia "qualitativamente" cambiato.

Le buone idee di John Arcudi trovano una perfetta esecuzione nelle matite di Valerio Giangiordano che ruba davvero la scena in più di una occasione grazie ad uno stile fortemente chiaroscurale e materico, con neri profondi e tratteggi importanti in cui però non viene tralasciato il realismo sia delle ambientazioni che delle figure con una forte carica espressiva soprattutto dei volti e una muscolarità che ricorda il miglior Mike Deodato. La bontà del lavoro del disegnatore è testimoniata anche dalla "facilità" con cui si avvicendano i due coloristi (Dave Stewart e Bill Crabtree) la cui unica impercettibile differenza è dettata dall'utilizzo di una paletta leggermente più chiara del primo rispetto al secondo che tende invece ad accentuare i neri nel posizionamento delle luci.

Dove però Giangiordano si esalta è nel character design e nella costruzione della tavola. I personaggi principali vengono ottimamente resi: Virgil è fisiognomicamente estremamente aderente ad un nativo americano così come gli ufficiali (con lunghi baffi tipici del periodo) ma anche Frances Shaw di cui, grazie ai marcati caratteri somatici (occhi azzurri e capelli rossi), ricostruiamo immediatamente il background con facilità ancor prima che sia lei a raccontarlo. Ottimo il lavoro nella caratterizzazione grafica dei mostri in cui sono evidenti le influenze di un certo body horror cinematografico e fumettistico nipponico (soprattutto nell'ultimo capitolo del volume la sensazione è quelle di rivivere certe atmosfere del Berserk di Kentaro Miura filtrate dal folklore nativo americano) mentre spunta, soprattutto nei primi capitoli, quel gusto per l'assurdo tipico di un certo fumetto italiano di genere con soluzioni, a livello di inquadrature, che ricordano come Stano o il duo Montanari & Grassani.

La tavola non è impostata con una gabbia regolare ma con soluzioni eterogenee in cui è possibile rintracciare "schemi" ricorrenti come l'uso di riquadri ampi, il passaggio da verticalità ad orizzontalità per infondere dinamicità alla narrazione e soluzioni a pagina viva che dominano lo spazio ed in cui si innestano riquadri dalla forma irregolare.

Il volume

Essendo una serie regolare ancora in corso e con meno di una dozzina di albi pubblicati negli Stati Uniti, saldaPress opta per un volume brossurato con alette (formato 16.8x25.6 cm). Una scelta dettata ovviamente dalla praticità, effettivamente non si sa di quanti volumi si comporrà la serie, e che permette di mantenere il prezzo decisamente calmierato (€ 14.90) aspetto da non sottovalutare soprattutto in questo particolare momento storico ed editoriale. Al netto di queste considerazioni, il volume è caratterizzato come sempre dall'ottima cura carto-tecnica che contraddistingue i prodotti dell'editore emiliano: la brossura è solida e permette una lettura agevole anche a fronte di un'ottima rifilatura delle pagine, la carta scelta è patinata ma non lucidissima dall'ottima grammatura e le alette vengono sfruttate per sinossi e bio degli autori.

Dal punto di vista editoriale sia l'adattamento che la traduzione sono scorrevoli, molto buono anche il lavoro in fase di lettering italiano. Da segnalare la presenza di una corposa sezione di extra che presenta oltre alla immancabile galleria di copertine variant anche una serie di bozzetti e studi preparatori dei personaggi di Giangiordano con annotazioni dello stesso Arcudi.