Dicono di aver bloccato "10mila siti illegali" ma la verità su Piracy Shield è diversa

Piracy Shield afferma di aver bloccato 10mila siti illegali in 60 giorni, ma un'analisi più approfondita rivela che i numeri potrebbero essere fuorvianti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Luigi De Siervo (AD, Seria A), ha dichiarato che Piracy Shield, lanciato ufficialmente il 1° febbraio 2024, ha bloccato più di 10.000 siti illegali in soli 60 giorni. Il successo ha spinto il dirigente a commentare che “nessun pirata può dormire sonni tranquilli”. Forse però le cose non stanno proprio così.

Insieme alla celebrazione c’è anche, infatti, qualche dubbio. Tanto per cominciare, sappiamo che insieme ai siti legali ne sono stati bloccati anche di legittimi, creando disservizi più o meno seri. AGCOM, poi, per il momento non ha detto molto sul tema, anche se di recente il Commissario Massimo Capitanio ha affidato la sua opinione a un articolo uscito qualche giorno fa. Nel frattempo l’agenzia sta rendendo difficili i reclami - e non è chiaro chi dovrà pagare i danni se mai si dovesse arrivare a parlare di rimborsi. 

non è chiaro chi dovrà pagare i danni se mai si dovesse arrivare a parlare di rimborsi

Quanto ai 10mila siti pirata, il numero sembra da subito un po’ esagerato, e infatti Torrenfreak nota che il conteggio potrebbe non essere abbastanza rigoroso. Ci sono infatti discrepanze nei numeri dichiarati dalle autorità rispetto alla definizione di "siti illegali" effettivamente bloccati. Lo stesso Massimo Capitanio afferma infatti che “nei primi 2 mesi di attività sono stati chiusi 6123 FQDN e 3032 indirizzi IP illegali, un numero mostruoso che meriterebbe titoli ad otto colonne”. 

Insomma, non sono proprio “siti” nel senso in cui tutti intendiamo. FQND è un acronimo che significa Fully Qualified Domain Name, e si usa per descrivere quei siti che al loro interno ospitano più realtà diverse, con domini e sottodomini. In effetti, bloccare un intero FQND significare bloccare tanto i possibili siti pirata al suo interno quanto quelli legittimi. Similmente, aver bloccato 3032 indirizzi IP non si può tradurre in altrettanti siti. 

D’altra parte il punto chiave di Piracy Shield è la velocità: il sistema promette di bloccare un sito entro 30 minuti dalla segnalazione, impedendo così di trasmettere una partita in diretta. Il punto è proprio tutelare il calcio e le emittenti televisive (DAZN e Sky soprattutto) che ne detengono i diritti. 

Per riuscire a bloccare in 30 minuti, comprensibilmente non si può andare tanto per il sottile. Bisogna giocoforza intervenire con l’accetta e tagliare tutto ciò che potrebbe essere legato a uno streaming illegale. Funziona, e non c’è ragione di dubitare: sicuramente nel corso del tempo Piracy Shield può migliorare, e alla lunga potrebbe diventare davvero lo strumento antipirateria definitiva. 

Piracy Shield, due questioni in sospeso

Se oggi i siti illegali bloccati non sono 10mila forse lo saranno domani. Va benissimo, ma restano due problemi in sospeso: i reclami e la sicurezza. 

Bisogna risarcire i proprietari di indirizzi IP (ed FQDN) bloccati in modo illegittimo. A pagare dovrebbero Lega Serie A, AGCOM, o magari proprio DAZN o Sky. Stiamo parlando di persone assolutamente innocenti che ricevono un danno da un’autorità pubblica, e non è una cosa da prendere alla leggera in un sistema democratico. 

Capitanio se la prende con Cloudflare, che avrebbe dato ai propri utenti un modulo di reclamo senza considerare che i siti sono stati offline solo per poco tempo. Il che è vero, ma un sito offline anche per poco può significare un danno significativo, e AGCOM dovrebbe prendere quel reclamo con la stessa serietà che dedica a Piracy Shield, a Lega Serie A e DAZN. Il tono di Capitanio invece è quasi canzonatorio verso le persone che si sono visti i siti offline, non qualcosa che ti aspetteresti da un commissario AGCOM. 

A margine ci sono anche le difficoltà dei provider, una questione su cui Assoprovider ha tentato di farsi sentire ottenendo però solo una sanzione da parte di AGCOM

C’è poi la questione dell’hacking e della sicurezza informatica, cioè del codice di Piracy Shield rubato e pubblicato su Github. Secondo Capitanio non è stato rubato del codice e il sistema non è stato hackerato, anche se una violazione c’è stata

Inoltre Piracy Shield non è stata assolutamente hackerata, ma sono stati solamente diffusi su Github, un sito utilizzato principalmente da sviluppatori, alcune informazioni riservate che, a ogni modo, non ne hanno assolutamente intaccato il suo funzionamento. Su questo leak è in corso un’indagine da parte delle autorità competenti.

Massimo Capitanio, Commissario AGCOM

Capitanio ricorda poi che Piracy Shield è stato sviluppato con attenzione a ogni dettaglio, compresa la sicurezza. Naturalmente nessun sistema è perfetto, ma questo sembra affidabile: e infatti De Siervo ha affermato che il prodotto ha suscitato l’interesse di possibili compratori all’estero. L’importante è che lo comprino in Paesi dove non importa se un sistema creato per proteggere gli interessi di una corporation finisce per danneggiare dei cittadini onesti.