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a cura di Mario Petillo

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Quasi tre anni fa avevamo accolto con immenso piacere, e anche tanta sorpresa, MonsterBoy, un followup della serie di Wonder Boy di SEGA: un platform a scorrimento laterale con protagonista un ragazzo in grado di prendere le sembianze di diversi animali per poter meglio affrontare tutti gli enigmi ambientali che si trovava davanti. A distanza di tre anni, con altrettanta sorpresa, possiamo dirvi di aver trovato un platform in grado di intrattenerci con lo stesso piacere e con le medesime ottime trovate ludiche: si tratta di Greak: Memories of Azur, un titolo che oltre ad avere una interessante direzione artistica, ci ha offerto cinque ore di pieno divertimento, non senza qualche increspatura dovuta a una difficoltà non sempre ben calibrata. Andiamo a scoprire insieme questa piacevolissima avventura.

I tre fratelli della vita

Greak, Adara e Raydel sono tre fratelli che per salvare il mondo di Azur partono alla battaglia contro i demoni Urlag che stanno seminando il terrore in tutta la zona, andando a far proliferare la temuta Piaga. Nel corso della loro corsa alla salvezza, però, vengono divisi e a noi rimarrà soltanto Greak, chiamato a recuperare Adara e Raydel il prima possibile per poter, insieme a loro, affrontare la Piaga. L'avventura del nostro protagonista va oltre i canoni del viaggio dell'eroe, perché lo spadaccino dai capelli bianchi vuole sin da subito partire per la vittoria, ma ha bisogno di crescere e di migliorarsi, approcciando combattenti migliori di lui e gli esploratori che stanno difendendo il villaggio del Corvo, dove Toros sta provando a costruire un dirigibile per portare tutti in salvo.

Non è l'aspetto narrativo che ci coinvolgerà, per quanto lo spirito gioviale di Greak, chiamato a recuperare i due fratelli è comprensibile e avvincente, ma la capacità da parte del team di sviluppo di aver messo insieme numerosi altri generi e ispirazioni: c'è un po' di Hollow Knight, nella sua volontà di andare a rendervi complicate alcune sessioni di gioco e annullare qualsivoglia concetto di checkpoint, c'è ovviamente del Castlevania, così come in alcuni enigmi ambientali che sfruttano la fisica dello scenario potremmo ritrovarci Trine, decisamente lontano però dallo stile artistico adottato qui.

Dopo una prima parte del gioco vissuta soltanto nei panni di Greak, il nostro action-platform sfodera gli artigli e ci mostra in che modo dovremo andare a cooperare con i nostri fratelli per poter procedere nella nostra avventura: all'inizio il sistema è farraginoso, ma poi diventa abbastanza agevole da padroneggiare. Grazie ai due dorsali avrete la possibilità di richiamare l'attenzione di chi è rimasto indietro oppure di, tenendo premuto L2, muovervi all'unisono, tenendo presente che l'uno potrebbe essere più scattante dell'altro: ad esempio Adara ha la possibilità di librarsi in aria, il che nei salti potrebbe rallentarla rispetto a Greak. Aspetti da tenere in considerazione sempre, perché la morte di uno dei fratelli porta al Game Over. Il che non farà altro che aumentare la difficoltà complessiva del gioco.

Non c'è una cooperativa, quindi sarete voi a comandare tutti e tre i personaggi, che a volte potrebbero intervenire, grazie alla IA, nei combattimenti in maniera indipendente, ma con molta meno strategia di quanto possiate adottare voi. Ad esempio, ci è risultato molto più comodo, in una boss battle, lasciare Adara indietro e combattere solo con Greak, così da non avere l'intralcio di dover curare un secondo fratello e rischiare il game over. D'altronde la fanciulla non ha con sé armi, ma solo delle arti magiche, che la portano a usare il mana. Greak, invece, oltre a potersi infilare in cunicoli dove la sorella non può entrare, è uno spadaccino e munito di balestra, con Raydel che, infine, agisce da paladino, con spada e scudo, oltre ad avere un rampino per agganciarsi ovunque nello scenario.

Difficile e punitivo

Nelle meravigliose ambientazioni 2D ci ritroveremo dinanzi a diversi enigmi ambientali da dover superare, perché l'esplorazione sarà tutto: da gabbie da far salire e scendere, oppure pesi da dover bilanciare, fino a fasci di luce da dover proiettare su diverse lenti, finiremo per renderci conto che la cooperazione tra i tre fratelli sarà fondamentale. Se ci eravamo abituati a massimo due personaggi da gestire a schermo, stavolta con Greak andremo a fare un passo ulteriore in avanti, più che piacevole: il team di sviluppo ha lavorato per trovare la quadratura migliore del cerchio, con schivate, rotolate, doppi salti, frecce e colpi di spada che risponderanno perfettamente ai nostri comandi, in ogni momento.

Accennavamo alla difficoltà di Greak, che è figlia non solo della volontà di farci tenere d'occhio la vita dei tre protagonisti, ma anche dell'aver annullato il concetto di checkpoint, costringendosi così a salvare il più possibile (c'è un trofeo che vi chiederà di farlo massimo cinque volte, tra l'altro, oltre che finire il gioco in meno di tre ore): a questo va ad aggiungersi che l'inventario, molto risicato, quando verrà aperto non metterà in pausa il gioco, come in Dark Souls, spingendovi quindi a scegliere rapidamente quale oggetto curativo usare. Solitamente un alimento che, tra l'altro, non avrà un effetto immediato, ma avrà un cooldown che simulerà la fase dell'assimilazione digestiva prima di darvi il punto salute da recuperare: tantissimi aspetti da tenere in considerazione durante un combattimento.

Annessi a questi aspetti c'è la mancanza totale di progressione da parte dei nostri personaggi: l'arma sarà sempre la stessa, così come la potenza dei colpi che andremo a infliggere, tranne se acquisteremo dei bonus momentanei. L'unica possibilità che ci viene data è quella di portare a termine delle missioni secondarie che danno accesso a delle abilità di combattimento aggiuntive, ma solo per Greak: colpi dall'alto, colpi dal basso, colpi caricati. Tutti aspetti utili per affrontare i boss di fine livello, mentre i classici mob potranno essere buttati al tappeto facilmente usando sempre la stessa arma e le stesse mosse a disposizione.

L'intera direzione creativa, dicevamo, ci ha convinto nell'offrirci delle ambientazioni in 2D affascinanti e con un level design semplice, ma allo stesso tempo dettagliato: gli ambienti che ci ritroveremo a visitare sono diversi tra di loro, dalle paludi alle fortezze, dal villaggio alle segrete, così da poter dare sempre quel qualcosa di diverso all'intera esperienza, soprattutto nel backtracking che ci toccherà fare durante il gioco, soprattutto per tornare al villaggio. Meno di quanto ci aveva proposto MonsterBoy nel 2018, in ogni caso. Con le animazioni fluide e con una buona varietà di avversari, soprattutto dal punto di vista dei boss di fine livello, Greak riesce a essere un'esperienza davvero appagante, pronta a tenervi impegnati anche per un'eventuale seconda run, così da spingervi in una durata di dieci ore complessive. Che per poco meno di 20 euro sono davvero ottime.