Recensione Secret of Mana, il lifting che non serviva

La recensione di Secret of Mana, il "remake" di un classico del genere JRPG dell'era 16-bit, disponibile per PC, PS4, Vita e Xbox One.

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a cura di Jacopo Retrosi

Secret of Mana

 

Secret of Mana, un cult restaurato (male) dopo 25 anni dal debutto su SNES. Indimenticabile la prima, avremmo fatto volentieri a meno di un bis del genere.

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CONTRO: Comparto tecnico e artistico sottotono; Formula di base immutata, ma l'esperienza viene compromessa dal livello di sfida affossato.

VERDETTO: Un voto che non riflette tanto la bontà dell'opera originale, quanto la realizzazione approssimativa di questo remake. Se volete riscoprire una gemma del passato (o la nostalgia vi acceca) e non avete altri mezzi per giocare Secret of Mana, prendete pure in considerazione l'acquisto di questa versione. Più volte però si è costretti a chiudere uno o entrambi gli occhi, quindi magari non a prezzo pieno.

Secret of Mana compie 25 anni e Square Enix decide di festeggiare uno dei giochi di ruolo giapponesi più affascinanti dello scorso secolo pubblicando un remake in 3D per le console di nuova generazione.

Un tuffo al cuore per chi l'ha già vissuto a suo tempo, una grande occasione per coloro che non hanno mai avuto modo di provarlo, anche se la software house nipponica non sembra averci messo troppo impegno. Questo Secret of Mana per PC, PlayStation 4, PlayStation Vita e Xbox One avrà reso giustizia al suo glorioso antenato?

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Partendo dal presupposto che troviamo alquanto bizzarra la scelta di escludere Nintendo Switch (dove tutto ha avuto inizio) dalla rosa di piattaforme scelte per ospitare quest'opera, di cosa stiamo parlando?

Sviluppato nel 1993 dall'allora Square Soft per Super Nintendo, Secret of Mana intreprese una strada leggermente diversa dai classici JRPG fantasy dell'epoca, sostituendo i consueti turni o ATB con un sistema di combattimento in tempo di reale, di stampo quasi action.

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Gli elementi tipici del genere ci sono tutti, dalla gestione del party, tra statistiche da gonfiare, abilità da potenziare ed equipaggiamento da dispensare, all'esplorazione di enormi dungeon, costellati di trappole, forzieri nascosti e ovviamente mostri da far fuori.

Qui però non c'è alcuna transizione tra gli scontri e la navigazione della mappa, i nemici scorrazzano liberamente in giro per le location e il giocatore a sua volta può attaccare come e quando preferisce (o svignarsela se le cose si mettono male). Le magie hanno bisogno di qualche secondo di attesa prima di essere scagliate (e vanno usate con parsimonia, gli MP scarseggiano), in compenso si possono menare fendenti senza restrizioni, tuttavia aspettando che la barra in basso raggiunga il 100% (o meglio ancora preparando il colpo in anticipo per aggiungere livelli di carica ulteriori) i danni inflitti aumenteranno non poco.

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Gli ambienti sono solitamente circoscritti e le risorse limitate, i mostri sono coriacei, numerosi e hanno il brutto vizio di bloccare le vie di uscita (curandosi e chiamando i rinforzi per giunta), e i tanti boss non lasciano scampo. Per avere la meglio in Secret of Mana occorre sfruttare strategicamente tutte le magie e gli oggetti a disposizione, studiando il nemico e agendo di conseguenza; basta un errore o una mossa poco ponderata per finire al tappeto, ma è proprio questo a rendere le battaglie così appaganti.

Unite all'accattivante formula di gioco una storia tradizionale dai toni perlopiù leggeri ma comunque molto piacevole da sviscerare (della serie: estrai la spada leggendaria dal suo piedistallo e viaggia per il mondo al fine di ripristinare il suo antico potere e sconfiggere l'impero cattivo), la fantastica colonna sonora di Hiroki Kikuta, un'altrettanto magnifica (e pixellosa) veste grafica e la possibilità di vivere l'esperienza in compagnia di due amici (che vestiranno i panni degli altri due protagonisti, di norma comandati dall'IA), e potete facilmente intuire cosa permetta a Secret of Mana di figurare tra i capisaldi del genere, al fianco di un Final Fantasy o un Chrono Trigger a caso.

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Per questo remake, Square Enix ha lasciato gran parte delle meccaniche invariate rispetto a 25 anni fa, apportando giusto alcune migliorie per semplificare la vita dei giocatori. I macchinosi menù ad anello sono ancora al loro posto, tuttavia è possibile assegnare delle scorciatorie per avere le magie più utili sempre a portata di tasto. Si può impostare poi il numero massimo di oggetti trasportabili, dai canonici 4 fino a 12, e visualizzare una comoda mini-mappa dell'area, inoltre la nuova funzione di auto-salvataggio permette di recuperare rapidamente in caso di sconfitta.

Agevolazioni gradite, ci mancherebbe, ma abbiamo l'impressione che la software nipponica si sia limitata a rendere il titolo quanto più accessibile anziché realizzare un vero e proprio remake, non approfittando dell'occasione per smussare gli spigoli dell'epoca, raffinare l'esperienza o comunque dare una rinfrescata a una formula vecchia di oltre due decenni.

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Il level design in particolar modo accusa il colpo e mostra tutti i segni del tempo, i comportamenti dei mostri sono rimasti pressoché identici, ma ora infliggono molti meno danni, rendendo buona parte degli scontri più che altro una seccatura, le magie sono ancora sbilanciate, l'IA non riesce a stare dietro al giocatore senza incastrarsi da qualche parte (e anche in battaglia impartirgli manualmente ordini diventa ben presto tedioso) e a nessuno è venuto in mente di infilare due righe di testo nei negozi per informare sulle proprietà degli articoli che si stanno per acquistare.

A conti fatti questo Secret of Mana si presenta più come un remaster, ben stagionato, ma pur sempre un remaster: stesso gioco, in tutte le sue fattezze (pregi e difetti annessi), un paio di orpelli per attirare i neofiti e una rinnovata veste grafica. Quest'ultima usa però il motore adottato dai recenti capitoli del brand per dispositivi mobile... e si vede. I modelli 3D ricordano gli sprite originali, ma hanno perso tutto il loro fascino, sono blandi, hanno pochi dettagli, poche animazioni (i personaggi neanche muovono le labbra durante i dialoghi) e le ambientazioni mancano completamente di atmosfera, tra colori troppo vivaci e nessuna illuminazione; non è certo il risultato che ci aspettavamo dalla riedizione di un grande classico per le piattaforme di ultima generazione.

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Problemi di budget? Se la realizzazione di un motore grafico ad hoc era fuori discussione, a questo punto avremmo preferito un improbabile upscaling dell'originale a 16-bit, o meglio ancora la possibilità di alternare la vecchia veste a quella nuova, come avviene per la colonna sonora.

I brani arrangiati hanno un ritmo meno incalzante e toni più allegri che ben si sposano con lo stile grafico, tuttavia non riescono a competere (non sempre per fortuna) con l'impatto a tratti mesmerizzante delle musiche originali, tuttora una gioia per l'udito. Quanto al doppiaggio, fatevi un favore e buttate via quello inglese: non va. Punto. Molto meglio in giapponese sottotitolato, o direttamente senza voci se la cosa vi scoccia.

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Una vecchia musa addolcita dagli anni, inzaccherata dal trucco (sbagliato) e ornata da accessori superflui per ingraziarsi un pubblico giovane e inesperto, che però non mascherano a lungo un'anima ancorata alle sue vetuste origini. Quello di Secret of Mana è un ritorno agrodolce, troppo edulcorato e "deturpato" per convincere i puristi, troppo annoso nelle meccaniche per stuzzicare le nuove leve.

Eppure il piccolo capolavoro di Square Soft è ancora qui, sepolto, pronto a offrire un'esperienza memorabile a chiunque abbia una certa familiarità con i JRPG vecchia scuola e riesca a digerire la discutibile presentazione. Non sarà il pacchetto integrale, per quello il consiglio è recuperare una cartuccia per SNES o uno SNES Mini, oppure farsi un giretto sulla Virtual Console di Wii, ciononostante in mancanza di alternative questo sedicente remake si dimostra tutto sommato "accettabile".