Immagine di World of Horror | Recensione, la paura fa 1-bit
Videogioco

World of Horror | Recensione, la paura fa 1-bit

A metà tra Junji Ito, Lovecraft e le creepypasta giapponesi, World of Horror ci scaraventa in un vecchio pc per farci vivere gli orrori più reconditi.

Avatar di Alessandro Palladino

a cura di Alessandro Palladino

-

L’orrore nei videogiochi è un qualcosa che ha assunto molte declinazioni negli anni, passando dall’ambientazione maledettamente lugubre allo splatter più cruento. Oggi è davvero difficile riuscire a spaventare ancora un pubblico che ne ha viste così tante, ormai talmente assuefatto da jumpscare che azioni come nascondersi in un armadio per non farsi vedere da mostri e assassini sono quasi noiose. Eppure, anche con queste premesse, il piccolo World of Horror è riuscito a prendere alla sprovvista i nostri sensi con un terrore inaspettato, nascosto nei meandri di un gioco indipendente talmente vecchio stile da permettervi di scegliere la sua frequenza di bit.

Ancora più sorprendente è il fatto che l’intera produzione, richiamante i primi modelli Macintosh, è stata fatta da un singolo individuo armato di MS Paint e con la passione per maestri come Junji Ito e H.P. Lovecraft. Solo una persona mossa da amori così particolari e inquietanti poteva riuscire a creare un universo tanto macabro in una vecchia finestra da Mac, simulata nei computer moderni per rendere vivida la distopia orientale del gioco tipica del mangaka citato, tirandoci dentro la realtà degli anni ’80.

Junji Ito è infatti famoso per essere una delle menti più geniali del cosmo horror giapponese, vedendo il suo forte proprio nella rappresentazione dei piccoli contesti urbani trasformati da vicende al limite del grottesco. Prendendo ad esempio l’iconico racconto “The Enigma of Amigara Fault”, si può osservare come la quotidianità di una regione viene sconvolta quando dei buchi dalla sagoma umana compaiono sulla costa di una montagna colpita da un terremoto.

I protagonisti della storia sono delle persone anonime che si ritrovano compulsivamente attratte da questi buchi, così stretti e precisi da essere quasi fatti su “misura” per specifici individui. La risoluzione del mistero naturalmente finisce in antichi orrori che vengono a galla e una brutta fine per chi entra nei buchi, il che più o meno definisce il modus operandi di questo autore alla fine delle sue storie.

Questo esempio spiega abbondantemente il fulcro di World of Horror e la base ideativa su cui poggia, dove vestiremo i panni di una ragazza all’interno di una normale cittadina colpita da numerosi eventi simili a quello appena raccontato. La ragione dietro questa corruzione della realtà è però da subito svelata in World of Horror, scostandosi quindi dalla rivelazione tardiva di ito e avvicinandosi a Lovecraft e ai suoi incipit. Viene infatti esplicitata l’esistenza di entità fuori dalla comprensione umana, in grado di influenzare la Terra e degradarla giorno dopo giorno, ponendoci in una corsa contro il tempo per risolvere il vero mistero dietro la caduta della ridente cittadina in cui viviamo. In World of Horror tale fattore corruttivo è chiamato DOOM, giusto per ricordarci l’apocalisse imminente.

Giappone e orrore

Premettendo che ogni partita ha regole e situazioni completamente diverse, quello che si fa davvero in World of Horror è quindi accettare indagini paranormali ed esplorare i luoghi della regione infestati da queste presenze anomale, vivendo di volta in volta un’esperienza ascrivibile proprio ai racconti brevi degli autori citati. Nella nostra prova, ad esempio, siamo incappati nella notizia della scomparsa di alcuni liceali intenti a esplorare una foresta locale per una ricerca, alla Blair Witch Project. Essendo una situazione da manuale degli horror ci siamo gettati a capofitto nell’indagine, iniziando da una scuola apparentemente innocua. Peccato solo che a pochi secondi dalla nostra entrata tutto il cortile abbia iniziato a riempirsi di liquido rosso, ponendoci di fronte a delle scelte comportamentali che avrebbero deciso le conseguenze di tale visione sulla nostra persona; più precisamente sui vari parametri da gioco di ruolo che definiscono gli attributi del nostro personaggio.

Per quanto la scena sia surreale, il messaggio che si trae da esse si ascrive a una delle regole di World of Horror, ovvero che non sempre ciò che gli occhi vedranno in esso corrisponde alla realtà fisica e, perciò, è un rischio sia lasciarsi andare alle visioni, sia ignorare il mostro che ci si para davanti alla fine del corridoio del secondo piano del liceo. Ottenendo i giusti indizi e lasciando quella scuola non adatta agli adolescenti, siamo finalmente giunti nella città più vicina alla foresta e, come ci si aspetterebbe, siamo incappati in un fanatico di qualche divinità innominabile. Sacrificando un po’ di sanità mentale lo abbiamo convinto a non accoltellarci e, anzi, si è perfino unito al nostro gruppo alla maniera dei classici JRPG fantasy, illustrandoci come in World of Horror non si sia sempre da soli.

Armati del nuovo compagno e di un coltello di fortuna fatto di vetro rotto, ci siamo addentrati nella foresta da esplorare cliccando alcune caselle nascoste e sperando di trovare i ragazzi prima di qualsiasi altra cosa li abbia fatti sparire. Purtroppo però, spinti dalle lacrime di una donna vicino ad un albero e dall’altruismo umano, siamo caduti nella trappola di un demone umanoide dalle fattezze femminili ma con il volto sfigurato in una grande bocca circolare dai mille denti, costringendoci a combattere per salvarci.

Il combattimento di World of Horror illustra perfettamente l’unico punto debole del gioco, dimostrandosi un sistema troppo complesso per ciò che dovrebbe fare. Gli attacchi vanno selezionati in sequenza in caselle non ben delineate, con effetti descritti in maniera sommaria e decisamente poco amichevoli nei confronti di chi non mastica l’inglese. Una volta completata la nostra turnazione regolata da una risorsa specifica, entrambi i partecipanti allo scontro eseguono le proprie azioni per poi ripetersi a ogni turno. Un po’ come quando si lanciavano i dadi in un libro game o in una sessione di Dungeons and Dragons. Sulla carta questo può sembrare un sistema semplice, ma è da inquadrare nei mille menù che World of Horror espone con orgoglio e tutti davvero scomodi da navigare proprio come se fosse un vecchio gioco senza concezione d’interfaccia amichevole.

Nostalgia esplorativa

Il vero scontro è quindi muoversi tra i vari parametri e sistemi, con tanto di magie, equipaggiamento, rituali e sottomenù tanto importanti quanto invadenti nella ristretta schermata. Eventualmente siamo riusciti a sconfiggere il demone e a trovare un buco nel terreno dove, probabilmente, i ragazzi erano caduti. A questo punto, a due passi dalla risoluzione, il gioco propone delle scelte che modificheranno sensibilmente la riuscita dell’indagine a fronte della rivelazione finale del mistero, che come avrete ben capito sarà qualcosa di tremendamente inquietante. Avrete quindi totale controllo sulla vostra condotta, modificando lo stato del mondo a seconda della vostra capacità di interpretare la pazzia in esso dilagante.

L’esplorazione in World of Horror gioca quindi un ruolo cruciale anche solo per comprendere la sua filosofia, trasmessa prevalentemente attraverso l’uso di immagini e suoni. Ogni angolo del gioco è ricco di dettagli e presenze orribili da scovare, realizzati con così tanta cura che è difficile da credere che sia tutto fatto su un programma base di Microsoft. Ma è proprio qui la bellezza sorprendente di World of Horror, diabolicamente giapponese fino al midollo quanto retrò come un negozio di elettronica negli anfratti di Akihabara del 1981, capace di incantare anche gli occhi che si vogliono chiudere a fronte delle cose disturbanti che cela. E poi il suono in bit, il caricamento come un vecchio programma eseguibile, la finestra che non vuole stare a tutto schermo, i colori catodici, tutto sprizza amore antico da ogni poro ed è bello anche solo guardare la nitidezza con cui è rappresentato sui nostri monitor abituati al fotorealismo.

Ciò che Panstasz è riuscito a fare è nientemeno che un miracolo, realizzando un vero inferno nella più vecchia accezione videoludica. Non è un singolo elemento a dare forza alla sua visione quanto la distorta orchestra che compone, calando il giocatore in quell’incubo che ha sempre sognato di vivere leggendo le creepypasta tradotte dai kanji, accessibile a qualsiasi PC dell’era moderna. Irrinunciabile per qualunque fan dell’orrore e degli autori citati, ma ancora più bello per chi (fortunatamente) non li ha ancora mai conosciuti. A voi, innocenti e puri, possiamo solo incoraggiarvi a tenervi forte alla sedia e a procurarvi un pannolino: in World of Horror la paura è celata e in agguato, lontana e più tenebrosa delle pazze famiglie in case abbandonate o delle avventure di un tizio con una telecamera.

Voto Recensione di World of Horror - PC


9

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Atmosfera eccellente, ricreazione perfetta di un gioco a 1-bit uscito da un Mac giapponese

  • - Inquietante al punto giusto, ricco di mostri e orrori di ogni genere

  • - Essendo roguelite, ogni partita è molto diversa e i casi hanno più risoluzioni

  • - Dettaglio artistico fuori scala

Contro

  • - Eccesso di menù e parametri, poco amichevole nei confronti dei giocatori meno nostalgici

  • - Il combattimento è l'elemento che soffre di più per la complessità dello schermo

Commento

Per sua stessa ammissione, World of Horror è una lettera d’amore a tutto ciò che la parola “orrore” genera nelle menti di qualunque persona. Prendendo spunto da maestri dell’incubo come Junji ito o H.P. Lovecraft un singolo sviluppatore ha dato vita a un roguelite di altissimo livello in pieno stile retrò orientale, trovando nelle immagini disturbanti della ruralità giapponese sconvolta la sua massima espressione. Attraverso un enorme mondo da esplorare racchiuso in schermate strette e claustrofobiche, la fantasia di Panstasz ha passato in rassegna tutta la storia del terrore, trovandovi di fronte a un crogiolo di mostri e spettri che raccolgono qualsiasi cosa vi abbia tormentato le notti in bianco. L’unica pecca rimane l’eccessiva scomodità dei comandi, resi esattamente come un tempo e pieni dei crismi dei sistemi basati unicamente sulle stringhe di testo. Tuttavia World of Horror si fa ampiamente perdonare con uno stile artistico eccezionale, aiutato da un comparto sonoro il triplo più disturbante della canzone di Lavandonia.

Informazioni sul prodotto

Immagine di World of Horror - PC

World of Horror - PC