Anonymous intervistati dalle Iene: l'hacktivismo italiano

Dopo lunghe trattative Paolo Trincia de Le Iene è riuscito a intervistare un membro di Anonymous Italia. Così il grande pubblico televisivo ha potuto avvicinarsi a uno dei fenomeni culturali più importanti del momento.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Ieri sera è andata in onda l'intervista di un membro di Anoymous Italia, a opera di Paolo Trincia che ha definito il gruppo "uno dei più grandi movimenti hacker dell'ultimo decennio" la cui priorità è l'anonimato.

Il primo passaggio cerca di dare una definizione di Anonymous. "un insieme di persone che lotta per un ideale, la libertà di espressione e di comunicazione", che vuole "garantire la libertà d'informazione nei posti dove sono i governi a limitarla" e che "non ha colore politico".

L'intervista di ieri sera

Com'era noto ai più attenti – ma probabilmente non al grande pubblico televisivo – si spiega che Anonymous non ha una struttura gerarchica, ma piuttosto cellule indipendenti e alcuni membri più influenti di altri, descritti dall'intervistato con la locuzione latina primi inter pares, i primi tra i pari – forse i più anziani o i più esperti. Apprendiamo poi che Anonymous ha una sola regola: non attaccare i mezzi d'informazione, come giornali, radio o TV, perché "sarebbe un controsenso rispetto alla battaglia che portiamo avanti".

Si passa poi alla cronaca, e si parla di alcuni attacchi in Italia. Quello più eclatante è stato contro Vitrociset, società italiana che gestisce i dati di tutte le polizie. "Abbiamo violato il loro sito con semplicità disarmante, tre volte di fila", spiega l'intervistato, aggiungendo che questo evidenzia come lo Stato spenda molto male il denaro pubblico. E poi ci sono gli attacchi passati ai siti di AGCOM e a quelli del governo Berlusconi, nel periodo in cui si prospettava la possibilità di pesanti misure per combattere la pirateria che avrebbero minacciato la libertà di espressione.

Inevitabile l'argomento copyright, a partire dal caso Megaupload e tutto ciò che ne è conseguito. A quanto parte Anonymous condivide l'opinione di molti: non predica la gratuità assoluta, ma "non siamo d'accordo sulle cifre talvolta esorbitanti che vengono chieste. Per cui crediamo che se si abbassassero i prezzi d'acquisto ognuno avrebbe dei vantaggi e si limiterebbe di molto il problema della pirateria".

Di certo non manca la modestia. Anonymous riconosce la solidità dei grandi servizi (Google, Facebook, Twitter), e dà buoni voti a molti dei siti istituzionali italiani. Solo quello del Senato prende un cinque. Allo stesso tempo però "il 60% delle banche italiane ha problemi di sicurezza, è una stima che faccio per difetto".

In chiusura Trincia chiede chi dovrebbe preoccuparsi di Anonymous, e la risposta è "l'intera classe politica dirigente italiana comprese le forze dell'ordine e il Vaticano"; probabilmente parlava dell'attacco a vatican.va, che si verificato due giorni fa.