Energia gratis grazie all'inquinamento elettromagnetico

Uno studente tedesco ha realizzato un caricabatteria che sfrutta le onde elettromagnetiche generate dai dispositivi elettrici ed elettronici, e quelle di segnali radio, telefonici, Wi-Fi e altro.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Dennis Siegel, studente universitario tedesco, ha inventato un dispositivo per ricaricare batterie AA sfruttando i campi elettromagnetici presenti un po' ovunque nelle nostre città. L'idea è sostanzialmente la stessa che ritroviamo in alcuni smartphone dotati di ricarica wireless, o in accessori come quelli di PowerMat.

Siegel non ha dato molti dettagli sul suo progetto, forse perché vuole brevettarlo, ma ha parlato genericamente di bobine e diodi ad alta frequenza. Informazioni comunque sufficienti a far capire che stiamo parlando di induzione, cioè di trasformare le onde elettromagnetiche in energia elettrica, e di usare quest'ultima per alimentare un dispositivo o ricaricare una batteria.

Dennis Siegel

Siegel ha inoltre prodotto due versioni del suo caricabatteria. La prima funziona con onde a frequenze molto basse (50-60 Hz), e un'altra è invece sensibile a onde nell'ordine dei megahertz e dei gigahertz, quindi onde radio, GSM, Bluetooth e Wi-Fi.

Il prototipo realizzato non è miracoloso, ma nelle condizioni giuste (orientamento e potenza del segnale) può ricaricare una batteria AA al giorno. Immaginiamo che le condizioni ideali si verifichino, per esempio, solo nei pressi di una centrale elettrica, ma tuttavia le potenzialità sono evidenti.

Affinando il progetto infatti si potrebbe pensare a macchinette del caffè, forni a microonde, alimentatori per PC, trasformatori di ogni genere, persino un telefono cellulare (durante una conversazione); ogni cosa che produce un campo elettromagnetico, potenzialmente, potrebbe trasformarsi in una fonte di energia elettrica. Per non parlare delle radiazioni elettromagnetiche che ci circondano, e che secondo Siegel spesso contengono più energia del necessario.

Senza dimenticare che l'uso di batterie AA è puramente dimostrativo: sarebbe senz'altro possibile creare piccoli dispositivi completamente autonomi, come per esempio sensori da distribuire in case "intelligenti", rilevatori ambientali e persino protesi. Oppure si potrebbero installare decine o centinaia di questi dispositivi nel posto giusto, per avere una gran riserva di batterie sempre cariche.

###old2127###old

Spingendo i propri sogni ancora più in là, e sfiorando la fantascienza, possiamo persino pensare a un mondo in cui ognuno di noi può produrre elettricità in proprio sfruttando una risorsa abbondante e disponibile, cioè le onde elettromagnetiche. Una vasta opera d'induzione ridurrebbe la qualità del segnale? Le compagnie elettriche e gli operatori telefonici come la prenderebbero? Potremmo arrivare a considerare l'inquinamento elettromagnetico una sorta di risorsa naturale, o inserire la potenza eccessiva in un circuito di riciclaggio come quello dei rifiuti? Potremo aggiungere l'induzione elettromagnetica alle fonti di energia alternative al petrolio?

C'è ancora tempo per rispondere alle tante domande, e molte idee sono quasi astratte, ma l'entusiasmo per il progetto di questo giovane studente è più che concreto, come dimostra anche il premio riconosciutogli dall'Università di Brema.