Home restaurant in Italia, la grande abbuffata

La Commissione Europea si esprimerà sul social eating italiano, grazie alla petizione di HomeRestaurant.com. Intanto la legge sulla sharing economy è ferma in parlamento.

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a cura di Dario D'Elia

In tutto il mondo si chiamano bed & breakfast, ma in Italia domani potrebbero diventare bed & breakfast & lunch & dinner. Insomma, una specie di pensione che però non deve sottostare ai regolamenti sanitari legati alla ristorazione.home restaurant

Tutto nasce dalla battaglia per la sharing economy e ingenuamente si potrebbe pensare che si tratti solo di una questione di mantenimento dello status quo da parte delle lobby. In verità la questione è molto più complessa e si presta a solleticare le pance degli italiani.

Prima di tutto è bene sapere che il social eating (o home restaurant) nasce come un servizio per mettere in contatto la domanda di ristorazione casalinga (per lo più della tradizione) e la disponibilità di spazi, tempo e abilità culinarie. Il contesto tipo è quello dell'appassionato/a di cucina che organizza un pranzo o una cena a casa per un numero ristretto di ospiti.

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Stabilito un costo, viene pubblicato un annuncio su siti specializzati (ad esempio Gnammo) e gli utenti si iscrivono fino a esaurimento posti. L'organizzatore rientra nelle spese e tiene per sé una piccola cifra, l'intermediario prende una percentuale ed emette ricevuta. I partecipanti si fanno una bella mangiata, magari ampliano la rete di conoscenze e poi scrivono una recensione online sull'esperienza.

b&B

Dopodiché è evidente che questo sistema - come sta avvenendo in tutti i settori regolamentati - infastidisce una parte della ristorazione tradizionale. È lapalissiano che si tratti di attività diverse, ma soprattutto nelle grandi città, dove l'home restaurant è più diffuso, la ristorazione di fascia bassa potrebbe perdere clienti.

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La legge in parlamento e le criticità

Il Governo è da più di un anno che sta cercando di trovare una soluzione, anche perché si è partiti nel 2015 con una pioggia di multe e si è arrivati adesso a una legge, che deve essere ancora approvata dal Senato, con vincoli e restrizioni al centro di dibattito.

Le criticità sul tavolo sono molte. Si parla dell'obbligo di emissione di ricevute e fatture, da parte degli intermediari. Dei limiti annuali di fatturato che non dovrebbero superare gli organizzatori. Delle caratteristiche sanitarie che dovrebbero avere i luoghi di pranzi e cene. E persino della possibilità di organizzare questi eventi in altre realtà strutturate, come ad esempio i B&B o gli appartamenti in sharing.

Giambattista Scivoletto, fondatore di HomeRestaurant.com e amministratore di bed-and-breakfast.it, come l'AGCM, ha contestato l'attuale proposta di legge dichiarando i limiti imposti "ingiustificati, sproporzionati e discriminatori". Non solo, ha deciso di rivolgersi direttamente alla Commissione Europea, segnalando la sua petizione che ha raccolto migliaia di adesioni.

albergo

"Siamo certi che gli enti preposti della Commissione europea possano spingere l'iter di approvazione della Legge nei binari giusti, ravvisando, come ha fatto l'AGCM, le incongruenze della Legge attuale approvata alla Camera", sottolinea Scivoletto.

"Attendiamo ancora la risposta del Ministero dello Sviluppo Economico, il cui parere, che equipara gli Home Restaurant ai ristoranti, ha causato multe di migliaia di euro e ha di fatto bloccato, da due anni lo sviluppo dell'Home Restaurant in Italia. Ci chiediamo se non sia il caso, alla luce dei rilievi effettuati dall'AGCM, di rivedere le proprie posizioni che non sembrano fra l'altro in linea con quanto dichiarato dal Ministro Calenda in più occasioni, a proposito dell'esigenza di normare in maniera leggera tutte le iniziative di sharing economy".

La risposta di Bruxelles a Scivoletto

La risposta di Bruxelles a Scivoletto

Il Garante del Mercato in effetti sostiene che la legge sia priva di "motivazioni e ingiustificatamente restrittiva l'esclusione delle attività di B&B e Case Vacanza in forma non imprenditoriale e della locazione dalla possibilità di ampliare l'offerta di servizi extra-alberghieri con quella del servizio di home restaurant".

Inoltre considera ingiustificata "la quantificazione normativa del numero massimo di coperti che possono essere allestiti e del reddito annuo che l'attività in esame può generare".

"Tali previsioni si pongono piuttosto in palese contrasto, oltre che con i principi di liberalizzazione previsti dalla normativa italiana, anche con il dettato costituzionale di libera iniziativa economica e di tutela della concorrenza".

Il commento

Di primo acchito verrebbe da pensare che bisognerebbe liberalizzare tutto, perché in fondo la nostra sembra un'economia bloccata. Dall'altra però non si calcola mai che le libertà prevedono sempre una serie di responsabilità. Su tutte quelle sanitarie.

Un conto è organizzare una decina di cene all'anno, un conto è trasformarla in un'attività da 500 o 1000 coperti l'anno. Un conto è avere una struttura che nasce per offrire colazioni e ospitalità per dormire, un conto è offrire anche pranzi e cene. A quel punto diventa una pensione, e allora cosa dovrebbero dire le strutture ricettive tradizionali?

Esiste questa diffusa tendenza ad accogliere il nuovo come un'opportunità per buttare tutto il "vecchio", dimenticando che alle sue spalle esistono un'industria matura, lavoratori e investimenti. E così il paese in fondo non cambia. Semplicemente istalliamo pezzi di innovazione invece di dare nuova linfa ai terreni. C'è spazio per tutti, a patto di rispettare le colture diverse.


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