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a cura di Pino Bruno

Per chi è titolare di un alloggio da affittare sulla piattaforma di intermediazione Airbnb non è sempre chiaro o agevole pagare correttamente le tasse. Ogni paese ha le sue regole e procedure. In Danimarca hanno deciso di tagliare la testa al toro e così il governo e Airbnb hanno sottoscritto un accordo - è il primo al mondo, dice il fisco danese - per automatizzare i versamenti.

Il ministro delle imposte Karsten Lauritzen ha detto che il paese vuole far prosperare l'economia della condivisione, ma a condizione che le tasse vengano pagate senza zone d'ombra. La Danimarca è il posto giusto per cominciare questa sperimentazione, ha dichiarato il responsabile per le politiche pubbliche di Airbnb in Europa, Patrick Robinson. "L'atteggiamento progressista della Danimarca - ha detto Robinson - è un esempio per il mondo e dimostra come si possano ottenere risultati positivi quando i responsabili politici e Airbnb lavorano insieme sugli obiettivi condivisi per rendere le città luoghi migliori in cui vivere, lavorare e visitare".

L'accordo con la Danimarca prevede anche il limite di 70 giorni l'anno per la proprietà da affittare sulla piattaforma, con una franchigia fiscale annua di 5370 euro. È stato il parlamento a dare via libera all'intesa fissando queste prescrizioni. Dal punto di vista tecnico, Airbnb predisporrà sulla sua piattaforma una soluzione digitale per trasmettere al fisco i redditi da locazione incassati dai proprietari e garantire che vengano pagate le tasse appropriate. Nel 2017 più di 30.000 danesi hanno condiviso le loro case e hanno accolto 900.000 visitatori. Sempre l'anno scorso in media ogni proprietario ha guadagnato circa 2100 euro condividendo il proprio alloggio su Airbnb per 23 notti all'anno.

E in Italia? La legge - ricorda IlSole24Ore - impone all'intermediario di intascare e girare direttamente all'Agenzia delle Entrate il 21% da ogni transazione, ma ad esempio Airbnb non lo sta facendo, in virtù di un ricorso al Tar. Altri invece, come Italianway, si sono adeguati subito alla normativa dall'anno scorso, mentre un colosso come Booking ha scelto di dribblare il problema, non raccogliendo più direttamente il denaro dal turista, ma facendolo versare direttamente ai proprietari.

L'accordo sottoscritto a Copenhagen potrebbe essere preso a modello nel resto d'Europa. La settimana scorsa, ad esempio, i funzionari fiscali tedeschi hanno chiesto ad Airbnb di consegnare tutti i dati sugli utenti del proprio paese per aiutare a rintracciare gli evasori fiscali.