SIAE, la legge cambia, il monopolio no

Il Senato ha votato in via definitiva il recepimento della direttiva europea sul mercato dei diritti d'autore, ma il risultato è, come al solito, un compromesso: la SIAE dovrà garantire maggiore trasparenza e partecipazione degli artisti, ma manterrà il monopolio.

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a cura di Alessandro Crea

Poco più di un mese fa, dopo l'emanazione della cosiddetta "Direttiva europea Barnier", si pensava che anche l'Italia, costretta a recepire i dettami di Bruxelles, avrebbe messo fine all'antiquato monopolio sul mercato dei diritti d'autore, esercitato dalla SIAE.

Così invece a quanto pare non è stato e il Senato, che con 141 sì, 35 no e 42 astenuti, ha dato stamane il via libera definitivo al recepimento della direttiva, è riuscito a trovare un compromesso che salva capra e cavoli, nella migliore tradizione italiana. La SIAE infatti dovrà diventare più trasparente, garantire maggiore partecipazione agli artisti e offrire un rendiconto puntuale dei diritti sulle canzoni, tuttavia conserverà per legge il monopolio in Italia, unico caso in Europa.

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In effetti, purtroppo, la stessa direttiva Barnier non era esplicitamente chiara su questo punto, limitandosi a chiedere per gli artisti "la libertà di scegliere a chi affidare la gestione dei propri diritti”. Ciò ha dato adito a due interpretazioni. Alcuni, tra cui l’Antitrust, hanno sostenuto che questa richiesta comportasse necessariamente l'abolizione dell'esclusiva, mentre secondo la posizione della SIAE, poi sposata anche dal ministro della Cultura Dario Franceschini, essa aprirebbe esclusivamente agli operatori internazionali, lasciando però ai singoli Paesi la facoltà di decidere come organizzare il proprio mercato interno.

Secondo Franceschini infatti in Europa si starebbero imponendo soggetti sempre più grandi, in grado di trattare da pari con i colossi del Web e per questo sarebbe stato sbagliato smembrare proprio ora la SIAE, che è poi la linea passata con il provvedimento.

Quest'ultima ora determinerà un paradosso giuridico non da poco: già da qualche tempo infatti ci sono società come Soundreef che fanno concorrenza alla SIAE, agendo però attraverso una controllata inglese, per aggirare il monopolio. Ora che la legge sancisce questa possibilità, sarà ancora più duro spiegare ad eventuali operatori come mai sia consentito a una società di raccolta straniera di offrire i propri servizi in Italia, mentre al contempo non sia consentito operare a una italiana.

L'unica labile speranza di vedere ancora un'evoluzione verso gli standard europei è legata a un ordine del giorno che il Governo ha sottoscritto in cambio del ritiro degli emendamenti al fine di non rallentare ulteriormente l'iter della legge già in ritardo e col quale si impegna a liberalizzare il mercato dei diritti, come chiesto dall’Antitrust. Quanto esso sarà vincolante per le forze politiche lo vedremo nei prossimi mesi.

Nel frattempo aziende come Potamu e Soundreef andranno avanti per la loro strada, difendendo il proprio diritto a operare in tribunale, magari rivolgendosi direttamente a qualche tribunale della Comunità Europea. "Certamente il testo della legge che detta i principi al governo non prevede la liberalizzazione, ma neanche la esclude", ha infatti già argomentato Soundreef.