Colonnine di ricarica, fermi i bandi per l’installazione in autostrada

Motus-E denuncia il nuovo rinvio dei bandi destinati all’installazione delle colonnine di ricarica sulle autostrade.

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a cura di Valentina Acri

Motus-E denuncia il nuovo rinvio dei bandi destinati all’installazione delle colonnine di ricarica sulle autostrade. Sotto accusa, da parte dell’associazione, la decisione di prorogare al 28 ottobre 2022 il termine per la conclusione del procedimento volto alla definizione degli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali.

Cosi come sottolinea la stessa associazione, ormai da anni gli operatori sono in attesa di poter installare punti di ricarica ad alta potenza lungo le autostrade.

Sono anni che gli operatori attendono di poter installare punti di ricarica ad alta potenza in autostrada, con proprie risorse, e nulla accade, mentre negli altri Paesi europei l’infrastrutturazione procede spedita e si svolgono bandi di gara periodicamente, scrive Motus-E.

Frenare nuovamente l’ottimizzazione delle infrastrutture di ricarica presenti nel nostro Paese significa, inevitabilmente, porre un freno allo sviluppo delle nuove tecnologie ma, soprattutto, non incentivare la diffusione di nuovi veicoli elettrici.

Il continuo prolungarsi di questo iter rende il nostro Paese sempre meno attrattivo per investitori nazionali ed esteri, che aspettano di realizzare investimenti per decine di milioni di euro sulle autostrade, e lo condanna a una arretratezza infrastrutturale inaccettabile per un Paese a vocazione turistica come il nostro, ha commentato Motus-E.

L’associazione Motus-e chiede in via prioritaria, di poter scorporare almeno le subconcessioni per le infrastrutture di ricarica dalle altre e di approvare gli schemi di bando il prima possibile.

Proprio mentre l’Unione europea ha stabilito lo stop alla vendita di nuove auto alimentate da combustibili fossili dal 2035, i bandi per realizzare le colonnine di ricarica lungo le autostrade, nel nostro Paese, sono fermi da oltre un anno.

Questo ennesimo prolungamento dei termini entro cui si sarebbero dovuti definire gli schemi di bando, rappresenta l’ennesimo freno all’infrastrutturazione del Paese. L’Italia risulta così essere sempre più isolata e penalizzata rispetto alle nazioni confinanti.