Il 66% delle aziende è stata colpita da un attacco ransomware

Quintuplicato rispetto allo scorso anno il riscatto medio pagato per recuperare i dati

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a cura di Antonino Caffo

Sophos ha presentato la nuova edizione del suo State of Ransomware 2022 che analizza uno dei fenomeni più aggressivi e dannosi nell’ambito della cybersecurity.

Il Rapporto analizza l’impatto che il ransomware ha avuto su 5.600 aziende in 31 paesi nel mondo e indica che il 66% delle aziende coinvolte nella ricerca ha subito un attacco ransomware nel corso del 2021, con una crescita del 37% rispetto al 2020.

Ma il dato più impressionante riguarda l’entità del riscatto medio pagato dalle vittime che si è quintuplicato rispetto al periodo precedente, attestandosi sui 812.360 dollari mentre si è triplicata la quota di aziende che ha pagato riscatti pari a 1 milione di dollari o oltre.

Inoltre, preoccupa notare che il 46% delle aziende che hanno subito la cifratura dei propri dati abbia deciso di pagare ugualmente il riscatto, pur disponendo di altri modi per recuperare i dati, come i back up.

“Oltre alla crescita esponenziale dell’entità dei pagamenti del riscatto, questo Rapporto indica che anche la percentuale di vittime che pagano continua ad aumentare, anche nei casi in cui in realtà le aziende avrebbero altre opzioni a disposizione per recuperare i proprio dati” commenta Chester Wisniewski, principal research scientist di Sophos.

"Le ragioni alla base di tale decisione sono molteplici, ad esempio backup incompleti oppure la volontà di evitare che i dati sottratti all’azienda vengano diffusi online. Inoltre, all'indomani di un attacco ransomware le aziende hanno estrema urgenza di tornare operative il prima possibile e ripristinare i dati criptati utilizzando i backup può essere un processo lungo e complesso".

"Per questo motivo, si può essere tentati di pensare che pagare un riscatto sia un'opzione più veloce ma è anche una scelta che comporta notevoli incognite: le vittime dell’attacco non possono avere la certezza di quali mosse abbiano compiuto i cybercriminali ai loro danni, ad esempio aggiungendo backdoor, copiando password e credenziali sensibili e molto altro".

"Se le aziende non attueranno adeguate verifiche sui dati recuperati, si ritroveranno con molto materiale potenzialmente tossico nella propria rete e potranno dunque essere nuovamente esposti ad attacchi in futuro”.

n crescita le somme pagate per il riscatto: l’11% delle aziende ha dichiarato di aver pagato nel 2021 riscatti per 1 milione di dollari e oltre, con una crescita pari al 4% rispetto al 2020 mentre la percentuale di aziende che hanno dovuto corrispondere somme inferiori a 10.000 dollari è crollata al 21% (rispetto al 34% del 2020).

Cresce il numero di vittime che pagano il riscatto: nel 2021 il 46% delle aziende i cui dati sono stati criptati a seguito di un attacco ransomware ha deciso di pagare il riscatto, e il 26% di quelle che erano riuscite a recuperare i propri dati tramite backup hanno nonostante ciò pagato un riscatto.

L’impatto del ransomware può essere devastante: il costo medio per il ripristino a seguito di un attacco si è attestato nel 2021 a 1,4 milioni di dollari e il ritorno alla normale operatività ha richiesto in media fino a un mese.

Il 90% delle aziende ha inoltre affermato che l’attacco subito ha inficiato seriamente il regolare svolgimento della propria attività e l’86% delle vittime nel settore privato ha segnalato di aver subito perdite economiche e opportunità di business a causa degli effetti del ransomware.

In aumento il numero di aziende dotate di un’assicurazione contro i rischi cyber: l’83% delle aziende di medie dimensioni ha stipulato polizze assicurative in grado di proteggerle in caso di attacchi ransomware e, nel 98% degli episodi avvenuti, l’assicuratore ha coperto in modo totale o parziale i costi derivanti dai danni subiti (con un 40% che ha inoltre coperto i costi per il pagamento del riscatto).

Il 94% del campione ha affermato che durante il processo di stipula di un’assicurazione contro i cyber rischi ha rilevato una crescente richiesta di verifica sulle misure di cybersecurity adottate, un costo crescente delle polizze e sempre meno compagnie disposte a offrire questo tipo di protezione assicurativa.