Capitan Futuro: dalla fantascienza pulp all'animazione giapponese

Capitan Futuro, dalla letteratura pulp anni '40 alla grande stagione dell'animazione giapponese di fine anni '70

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a cura di Manuel Enrico

Quando sul finire degli anni ’70 l’Italia venne invasa dall’animazione nipponica, furono molti i personaggi che attirarono i giovani spettatori, ma uno solo di loro venne appellato come il più puro degli eroi. Era così che i Micronauti presentavano al pubblico italiano Curtis Newton, scienziato avventuriero di un remoto domani, meglio noto con il suo pseudonimo: Capitan Futuro. La serie animata con protagonista questo eroe spaziale esordì sulle reti nipponiche il 7 novembre 1978 , mentre in Italia sarebbe arrivato solo nel febbraio del 1981, grazie alla RAI. Una nuova storia di sci-fi, insomma, che non era solamente uno dei grandi temi dell’animazione nipponica del periodo, ma era divenuta l’argomento più apprezzato del mondo dell’entertainment.

Se in terra giapponese il culto di robottoni e kaiju aveva predisposto il pubblico a un certo tipo di racconto fantascientifico, in occidente a tenere banco in questo contesto era stato per decenni la sci-fi letteraria, capace di passare dalla space opera, come Dune e Fondazione, o racconti più avventurosi, come il ciclo di Lucky Starr di Asimov. A sparigliare le carte, arrivò la rivoluzione fantascientifica seriale e cinematografica, incarnata da Star Trek prima e Star Wars poi. Il successo in particolare della saga di Lucas spinse il mondo dell’entertainment a cercare nuove storie per accontentare un pubblico sempre più esigente, e Capitan Futuro fu solo uno dei tanti prodotti nati da questa richiesta.

Capitan Futuro, eroe pulp

A onor del vero, parlare di nascita di Capitan Futuro non è del tutto corretto. Il personaggio protagonista della serie animata di Toei Animation, infatti, ha radici più profonde nell’immaginario sci-fi, che ci riportano alla grande era della narrativa fantascientifica dell’epoca pulp. Captain Future, infatti, era il main character di una fortunata serie di racconti sci-fi pubblicati a partire dal 1940 con l’esordio di The Space Emperor, in cui Edmond Hamilton presentò al mondo Curtis ‘Capitan Futuro’ Newton.

Seguendo quello che era per l’era pulp un elemento tradizionale, ossia una figura eroica che non fosse solamente un avventuriero, ma anche un uomo erudito. Esempio classico è Doc Savage, considerato il precursore dei supereroi moderni e della loro doppia identità, ma che in quel periodo venne considerato un tratto essenziale di un personaggio di successo. E Curtis Newton non poteva esser certo da meno.

Roger e Elaine Newton, assieme al collega Simon Wright, lasciano la Terra per creare un rifugio sulla Luna dove eseguire le loro ricerche. In questo laboratorio, Wright, anziano e malato, viene salvato trasferendo il suo cervello in una macchina volante da cui può ancora proseguire le proprie ricerche. Insieme ai Newton, Wright crea un robot intelligente, Grag, e un androide mutaforma, Otho. A rovinare questo idillio, impreziosito dalla nascita di Curtis Newton, è l’arrivo di uno scienziato malvagio, che uccide i Newton, lasciando in vita solo Curtis. Questi viene cresciuto da Wright, Grag e Otho, diventando un eccellente scienziato come i suoi genitori, ma conscio delle proprie potenzialità deciderà di mettersi al servizio del Presidente della Sistema Solare come diplomatico e agente, con lo pseudonimo di Capitan Futuro.

Hamilton diede alla sua opera una dimensione avventurosa, come da canoni dell’epoca. A supportarlo fu anche la moglie, Leigh Brackett, nota per aver contribuito alla sceneggiatura di grandi film, come Un dollaro d’onore o L’impero colpisce ancora. Dopo il matrimonio con colei che viene conosciuta come la ‘regina della space opera’, il lavoro di Hamilton su Capitan Futuro assume un tono più definito, portando la critica a vedere nella Brackett un punto di forza dello sviluppo del personaggio. Se la Brackett aveva contribuito a definire meglio l’evoluzione del personaggio, la nascita di Capitan Futuro ha avuto, però, un ispiratore d’eccezione: Mort Weisinger.

Negli anni ’40, Weisinger era editor di numerose testate pulo, ruolo che gli consentì di suggerire a diversi autori, come Hamilton, idee che divennero personaggi celebri del periodo. Una capacità che Weisinger, con l’esplosione del fenomeno dei supereroi nella Golden Age, mise a buon uso creando due celebri supereroi in forza alla DC Comics: Aquaman e Freccia Verde.

Dai romanzi all’animazione

Quando nel 1978 la Toei è in cerca di una nuova ispirazione per una serie animata, la fantascienza è imperante. Al cinema domina Star Wars, sul piccolo schermo le repliche di Star Trek e Battlestar Galactica creano un gusto per la sci-fi che nell’animazione trova sostengo in opere come Capitan Harlock o Space Battleship Yamato, nota in occidente come Starblazer.

La scelta ricade quindi su questo pilastro della fantascienza pulp anni ’40. Capitan Futuro diventa quindi il nuovo eroe della Toei Animation, che non potrà avere un confronto con il creatore del personaggio, deceduto l’anno precedente. La casa di produzione decise di spezzare alcuni dei romanzi più amati del personaggio in archi narrativi, suddivisi in quattro episodi ciascuno, cercando di mantenere quanto più possibile inalterato il concept inziale del personaggio. Per quanto caratterizzato dalla mentalità degli anni ’40, Capitan Futuro mostrava già dei tratti moderni nell’affrontare alcune tematiche, caratteristica che aiutò non poco la Toei, che quindi apportò solo poche modifiche alla struttura generale della storia di Hamilton.

La dimensione animata della serie consente di declinare l’originale di Hamilton in una forma più adatta alle nuove generazioni. Pur basandosi sulle avventure dello scrittore, la serie di Capitan Futuro venne studiata per preservare l’aspetto scientifico tipico della narrazione di Hamilton e la continua dimostrazione di come l’ingegno di Capitan Futuro fosse la soluzione migliore per affrontare gran parte delle sfide affrontate. Motivo per cui in Italia, contrariamente ad altre serie animate, non vennero applicate censure alla sua messa in onda nel 1981, cosa che avvenne invece in Germania, dove non comprendendo che la serie era pensata per un pubblico adolescenziale si applicarono una serie di tagli per renderla fruibile anche da parte di bambini.

Il successo di Capitan Futuro futale che vennero creata anche una linea di giocattoli che riproduceva sia i protagonisti che le due astronavi usate dagli avventurieri, la Cosmo Liner e la Future Comet. Prodotta dalla giapponese Bandai, sul mercato internazionale questi giocattoli vennero distribuiti da Mattel. Capitan Futuro, anche tramite questi giochi, divenne un vero cult per il periodo.