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La terra, il cielo, i corvi recensione: la guerra in campo e nell'animo

"La terra, il cielo, i corvi" è il nuovo graphic novel che racconta le asperità del grande gelo della Seconda Guerra Mondiale, un mondo che riveliamo in questa recensione.

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Avatar di Francesca Sirtori

a cura di Francesca Sirtori

Pubblicato il 25/10/2020 alle 15:09
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In sintesi

"La terra, il cielo, i corvi" è il nuovo graphic novel che racconta le asperità del grande gelo della Seconda Guerra Mondiale, un mondo che riveliamo in questa recensione.

  • Pro
    • narrazione che fa trasparire tutta la potenza emotiva della storia...
    • presenza di dialoghi poliglotti...
    • disegni unici e ben distinguibili...
  • Contro
    • ...ma a volte ridondante e un po' lenta
    • ...talvolta di difficile comprensione
    • ...in alcune tavole poco dettagliati

Il verdetto di Tom's Hardware

La terra, il cielo, i corvi racconta un viaggio fisico e metaforico per i nostri protagonisti e per i lettori, rendendo il graphic novel interessante non solo per gli appassionati di Storia e delle vicende di guerra, ma anche per chi ama le narrazioni ricche di pathos. Se lo stile grafico è talvolta didascalico e non troppo ricco di dettagli, la durezza dei disegni e dei tratti fa ben trasparire l'altrettanta difficoltà vissuta nelle vicende.


Informazioni sul prodotto

Immagine di La terra, il cielo, i corvi

La terra, il cielo, i corvi

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"Di momento giusto ce n'è uno, e se te lo fai scappare sei finito".  Basterebbe questa frase per ricostruire tutto il dramma del nuovo graphic novel nato dalla mente di Teresa Radice e Stefano Turconi, già autori di autori de Il porto proibito e Non stancarti di andare. Ma non è sicuramente sufficiente se non la abbiniamo alle tavole che ci accompagnano per oltre duecento pagine, quelle che narrano la storia del gelido ghiaccio in terra russa del marzo 1943 (e no, non è una canzone di Lucio Dalla), quelle de La terra, il cielo, i corvi. Vi raccontiamo di una storia ricca di citazioni di grandi autori del tempo, da Mario Rigoni Stern a Lev Nikolaevič Tolstoj, oltre a tanti rimandi incastonati in un'epoca storica talmente difficile e oscura che, d'istinto, vorremmo annichilirla e cancellarla, ma compiremmo solo un doppio delitto, oltre a quello già consumato nel passato. Comprendiamo nel dettaglio nella recensione cosa abbiamo letto in queste pagine, pubblicate da BAO Publishing. Com'era vivere al tempo della guerra "crucca e assassina"? In quali condizioni si ritrovavano i soldati di diverse nazionalità, ma accomunati da un ardente spirito di sopravvivenza?

Forse è che non ne potevo più di sentirle chiamare “isole delle lacrime”, con i lamenti dei rinchiusi amplificati da quelli del vento, che ostinato fischiava, ululava, irrompeva nei locali attraverso le fessure, ti frugava sotto gli stracci. O forse è solo che avevo un disperato bi-sogno di uscire, camminare, vedere il cielo. Tornare capriolo nel bosco, libero di andare e fare come gli pare, anche senza meta né programmi. Anche a costo del rischio. Soprattutto a costo del rischio.

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Il cielo, la terra, i corvi e il ghiaccio

La storia però non è di soli uomini freddi, duri, inariditi dalla guerra, dalle notti all'addiaccio e dalla povertà, ma anche di una persona che abbiamo sentito vicina a noi già a partire dalle prime tavole. "Mi chiamo Attilio Limonta, classe 1919. Vengo da un paese sui monti del lago di Como. E questa è la storia di come sono morto". E' chiaro da queste due frasi l'incipit della storia che andiamo a scoprire man mano, tra contorni di disegni talvolta solo abbozzati, ma sempre in grado di trasmetterci perfettamente il clima (e il climax) di ogni situazione.

Attilio però non è solo, e come dice lui sembra quasi una barzelletta, ma non fa ridere. Ci sono tre uomini che faticano a capirsi, ma che devono dividere la propria sorte comune in un viaggio difficile e dal calore umano emergente solo per brevi tratti e con qualche sparuto barlume. Oltre all'italiano, si conta anche il caporale tedesco Volker Werner, meglio noto come Fuchs (“Volpe”), scappato dalla prigionia del monastero sulle isole Solovetskij, e il loro ostaggio, il giovane russo Ivan Pavlovic Mostovskoij, per farla più breve Vanja.

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I tre uomini diventano dunque protagonisti di una traversata a piedi, caratterizzata dalla furtività e dalle asperità che tre soldati potevano chiaramente vivere in territori pericolosi al tempo della Seconda Guerra Mondiale, senza mettere in secondo piano la difficoltà dettata da una convivenza forzata tra persone che faticano a comprendersi, e non solo per le distanze linguistiche emerse in maniera evidente e brutale, anche per i lettori. Se la loro speranza del ritorno a casa è l'ultima a morire, i morti che vedremo in queste pagine saranno parecchi, riportando nei disegni la cruda e nuda verità di un tempo che difficilmente i lettori di questo libro hanno potuto vedere con i propri occhi, a ricordo perenne di un tempo che merita di rimanere inciso nella nostra memoria.

 Storia di conflitti sul campo e nel cuore umano

La terra, il cielo, i corvi infatti ci porta all’epoca della tragica campagna di Russia, nonostante la vicenda vera e propria non sia caratterizzata dal puro conflitto e dal racconto di guerra tout court. La narrazione crea e alimenta un fil rouge che trae la propria fibra dal periodo storico da cui vengono tratti gli episodi, ritraendo un mondo stravolto dalla guerra, e che mantiene in un certo modo il senso della vita, della sopravvivenza e dell'umanità.

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Questo aspetto è ultimamente evidente nella costruzione di tre personalità diverse, e non solo per via della nazionalità. Ognuno ha una propria percezione della strategia da mettere in atto per cercare di uscire vincitori da una propria battaglia personale, dove il lieto fine non è affatto dato per scontato, così come le stesse decisioni da prendere in merito a dove dirigere i propri passi sono sempre diverse e talvolta stridenti l'una contro l'altra. Per non parlare del proprio vissuto, il proprio portato culturale, il proprio malessere interiore che li spinge a desiderare la fine di tutto quello che hanno vissuto. Nulla in comune tra loro, dunque? Non diremmo: "siamo tutti umani, alla fine" ed è esattamente quello che traspare dalla loro convivenza forzata e dalla loro scorta, comunque limitata, di pazienza.

"Tu sbraiti e pretendi risposte immediate, e hai l'inferno in quella voce dura e lucida come il calcio del fucile. Ti muovi solo nel percorso delle tue certezze e guai a chi contraddice la tua autorità".

La difficoltà della guerra, delle condizioni metereologiche e della compagnia non troppo amichevole dei viaggiatori viene resa immediatamente agli occhi del lettore, non solo attraverso i dialoghi brevi, incisivi e dritti al punto, ma anche grazie ai tratti di una matita forse non troppo curata nel dettaglio, che diventa dura come la situazione mostrata in tutte queste pagine. Una difficoltà emersa anche grazie allo stile narrativo, che lascia il suo segno sulle pagine e lancia messaggi anche quando l'assenza di balloons per tavole e tavole diventa piuttosto comunicativa.

Il linguaggio verbale e il linguaggio umano

D'altro canto, per quanto abbiamo apprezzato la presenza di balloons poliglotti, ideati e messi su carta con brevi dialoghi ed espressioni in lingue facilmente distanti dall'immediata comprensione dei lettori, un punto a sfavore della comprensione di questi ultimi potrebbe essere attribuito proprio per la mancanza, anche solo in calce, della traduzione in italiano di queste parole non facilissime e appartenenti a lingue quali il tedesco o il russo.

"In tanto tempo passato spalla a spalla con russi e tedeschi, ormai credo per lo meno di intendere il senso di quello che si dice in queste lingue assurde".

E' anche vero che questo mantenimento dei dialoghi privi di traduzione ne La terra, il cielo, i corvi ci fa immergere ancor di più nell'esperienza vera e propria del protagonista italiano, Attilio, grazie anche alle tavole dipinte ad acquerello ispirandosi (come ci ha spiegato) ai lavori di Rien Poortvliet, restituiscono immediatamente l’immensità dell’inverno russo. Non solo nel racconto della Natura, nei boschi innevati che fanno sentire il gelo nelle ossa, ma anche nelle sequenze di interni. Quel calore (letterale, ma soprattutto umano) ci avvolge, creando l'illusione di essere davvero presenti nelle vicende di Attilio, Fuchs e Vanja e nella loro spasmodica ricerca di una meta.

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In conclusione

La terra, il cielo, i corvi è il graphic novel che racconta un vero e proprio viaggio, fisico e metaforico sia per i nostri protagonisti, sia per i lettori, compiendo un interessante excursus metafisico in un mondo ormai distante da quello attuale (o almeno così ci auguriamo). Adatto a qualsiasi amante della storia e delle vicende di guerra, il titolo si può rivelare anche vicino ai gusti di chi è in cerca di un racconto emotivo, in grado di comunicare tutta la potenza e le rigidità climatiche e umane, ma che sanno scaldare il cuore grazie a una storia e a una matita uniche e ben riconoscibili nel panorama dei graphic novel italiani.

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