Love and Monsters, recensione: amarsi durante l'apocalisse

Ritrovare il proprio amore durante la fine del mondo, affrontando pericolosi mostri mutanti, è possibile, come racconta il nuovo film di Netflix, Love and Monsters.

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a cura di Manuel Enrico

Non solo tragedie posso arrivare dalla fine del mondo. O almeno, questo è quanto ci porta a credere Love and Monsters, nuova produzione di Netflix che dal 16 aprile ci svela anche come in una Terra infestata da mostri giganteschi ci sia posto per avventura e risate. D’altronde, che la fine del mondo sia un’ambientazione ideale per strappare qualche risata non è certo una novità, come ci hanno insegnato i due Zombieland, una lezione che Michael Matthews sembra avere appreso con particolare attenzione, per renderla il motore di un film atipico ed estremamente divertente. Una piacevole sorpresa, che si va ad aggiungere ad altre recenti produzioni, come Concrete Cowboy, che sembrano voler ricordare che Netflix non sia solo fonte di delusioni, ma anche un contenitore di mondi in cui trovano spazio anche idee intriganti e ben realizzate.

Love and Monsters rientra tra queste ultime. Il concept della fine del mondo non è certo una novità, ma come spesso accade non è tanto il cosa, quanto il come viene raccontato che fa la differenza. Pur avendo una propria identità, il film di Matthews si basa su alcune idee, realizzate e narrative, che sono già famigliari per il grande pubblico. In un’epoca in cui gli spettatori venerano produzioni che fanno della nostalgia e del more of the same quasi un vanto, come Stranger Things, un’avventura on the road come quella del giovane Joel ha il merito di mostrare come si possa strizzare l’occhio a elementi narrativi divenuti parte integrante dell’immaginario collettivo cogliendo l’occasione di declinarli in altre forme.

Love and Monster: guida alla sopravvivenza della fine del mondo

Quando un gigantesco asteroide minaccia la Terra, uno sforzo congiunto di tutte le nazioni del pianeta riesce a distruggere questa minaccia dallo spazio, utilizzando un arsenale atomico che polverizza il letale bolide spaziale. Nulla di nuovo, apparentemente, la fantascienza ci ha abituati a cosa simili (da Meteor a Armageddon), ma Love and Monsters ci porta in una Terra che apparentemente salva si ritrova a dover fronteggiare le conseguenze della propria salvezza.

Le scorie radioattive generate dall’esplosione del meteorite, infatti, ricadono sul pianeta, portando a una mutazione delle specie a sangue freddo, come rettili e insetti, che diventano dei veri e propri kaiju, seppure non letali come Godzilla. La loro comparsa si rivela comunque il vero elemento scatenante della fine dell’umanità, che incapace di fronteggiare queste creature mostruose trova riparo all’interno di rifugi sotterranei.

La fine del mondo sconvolge anche la vita di Joel (Dylan O’Brien) e Aymee (Jessica Henwick), due adolescenti che dopo aver assistito alla comparsa dei primi mostri durante una romantica serata, sono costretti a separarsi per raggiungere le proprie famiglie e correre nei rifugi designati. Una separazione che ci viene raccontata in uno flashback dallo stesso Joel, voce narrante del film, che ci accoglie nella Terra dominata dai mostri, che dominano incontrastati il nostro pianeta ormai da sette anni.

Parte di una comunità piuttosto ristretta, Joel non è esattamente il prototipo del sopravvissuto. Pauroso, combattente scarso e considerato dai suoi compagni quasi una mascotte, Joel è il cuoco del bunker, in cui vive come un emarginato, un ruolo quasi auto imposto e vissuto con rassegnazione, sino a quando durante i suoi contatti radio con altri bunker non arriva una notizia sconvolgente: Aymee è viva.

Costretto a vivere come single in una comune in cui tutti hanno un compagno, Joel decide di avventurarsi nel pericoloso mondo esterno, per affrontare il centinaio di chilometri che lo separano dalla sua amata Aymee. La preoccupazione della sua gente non lo demoralizza, trovare il suo amore perduto è la missione della sua vita, e niente, nemmeno i mostri in superficie, potranno fermarlo.

Amori e mostri

Love and Monster rispetta fedelmente il viaggio dell’eroe, che declinato in chiave comica diventa il percorso di crescita di Joel. Da peso per la propria comunità di sopravvissuti, il ragazzo, spinto solo dalla voglia di riabbracciare il proprio amore perduto, affronta un pellegrinaggio in una terra mortale che lo aiuta a vincere i propri limiti e le proprie ansie. Una crescita personale che passa da alcuni incontri fondamentali, come il cane Boy o la coppia di sopravvissuti erranti Clyde e Minnow, capace di far emergere la sensibilità di un giovane uomo che si sente nel posto sbagliato, incapace inizialmente di reagire sino a che non arriva il giusto stimolo.

Un’evoluzione che viene raccontata dallo stesso Joel, tramite il suo diario-racconto all’amata Aymee della sua odissea in superficie. O’Brien è perfetto nel dare vita a un uomo che si trova ad affrontare un mondo ignoto e pericoloso, deciso a superare ogni avversità per raggiungere il proprio scopo, inconsapevole di come questa sua avventura lo arricchirà oltre ogni sua immaginazione. Love and Monster ricorda che non è tanto la fine del viaggio, quanto ciò che accade durante il suo compimento che porterà al cambiamento, come scopre il nostro Joel.

Sono infatti gli incontri (e gli scontri) durante la sua folle marcia verso Aymee a mostrare a Joel un nuovo sé. Clyde Mynnow, i due sopravvissuti vagabondi, lo accolgono e proteggono nel momento del bisogno, gli insegnano a sopravvivere e a comprendere come non tutto ciò che percepiamo come estraneo e mostruoso sia necessariamente un pericolo. Allo stesso modo, il rapporto con Boy è la storia di una stupenda amicizia, capace di infrangersi e ricostruirsi. L’emotività di Joel è il punto di forza di Love and Monsters, la sua capacità di palesarsi in momenti ironici tanto quanto assurgere a salvezza per il giovane protagonista.

Un viaggio alla scoperta di sé

Il divertimento che Love and Monsters ci offre non deve però esimerlo da alcune critiche. Per quanto la variazione sul tema della fine del mondo sia gradevole, è difficile non ravvisare alcuni aspetti narrativi che sembrano mutuati da altre opere che hanno affrontato il genere, dal citato Zombieland (cui si ispira il diario di Jeol) a Monsters, scomodando anche il mondo dei videogiochi, con Fallout. La sceneggiatura, opera sempre di Matthew e di Brian Duffeld, mostra una certa semplicità, affidandosi a situazioni da manuale e contando, in alcuni momenti, sulla comprensione dello spettatore, trovando soluzioni improbabili.

Sia chiaro, sono difetti che a un regista alle prime armi si concedono più che volentieri, in virtù di un film che complessivamente diverte ed emoziona. Non solo per via degli effetti speciali di buona fattura, ma perché l’elemento emotivo è gestito con una particolare attenzione, sfruttando al meglio la recitazione di O’Brien, che consente di dare vita a momenti di pura poesia da contrapporre a situazioni altamente drammatiche.

Love and Monsters non è un film perfetto, ma ha la creanza di essere conscio dei propri limiti, rendendoli non una pecca ma una sincera dichiarazione d’intenti. Matthew paga un grosso tributo alle precedenti produzioni che si sono avventure in questo contesto, sia comico che drammatico, ma non manca di offrire agli spettatori una nuova forma di questo concept, i cui difetti potrebbero essere facilmente corretti in un seguito.