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a cura di Alessandro Crea

Si è concluso a Roma il Huawei 5G Truck Roadshow, un tour che ha toccato varie città in tutta Europa per spiegare a stampa e addetti ai lavori che il 5G sarà molto di più che una semplice evoluzione del 4G per navigare più velocemente da smartphone o guardare film in streaming in alta definizione sul mobile. In compagnia di Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing Italia di Huawei, e Enrica Banti, Head of External Relations di Huawei, abbiamo così affrontato i diversi scenari d'uso resi possibili dal 5G, dalle smart cities all'industria 4.0, passando per cloud, IoT, intelligenza artificiale, auto a guida autonoma e robotica.

Huawei come sappiamo è all'avanguardia nel settore e partner importante di provider come TIM e Fastweb, con diversi progetti all'avanguardia in campo nel nostro Paese, da Milano al progetto BariMatera 5G. Oltre a utilizzare le proprie soluzioni per aiutare lo sviluppo tecnologico del Paese però Huawei ha capito che c'è bisogno anche di un'attività di "evangelizzazione" perché sul 5G regna ancora parecchia confusione e in molti lo vedono relegato esclusivamente all'ambito delle connessioni dati per mobile, non cogliendone invece la portata rivoluzionaria.

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Come spiegato da Moresi, tre sono le direttrici principali lungo cui Huawei sta lavorando in ambito 5G, eMBB, mMTC e uRLLC. Il primo acronimo sta per Enhanced Mobile Broadband e di fatto è quello più scontato, ossia quello che riguarda l'effettivo aumento della banda disponibile in downlink e uplink, ma che porterà solo vantaggi marginali agli utenti, in quanto molto è possibile fare già ora con la tecnologia 4G.

mMTC si scioglie invece come Massive Machine Type Communications e riguarda la possibilitàdi gestire un numero sempre crescente di sensori e la realizzazione di un'infrastruttura aperta a terze parti tramite cui raccogliere, elaborare e rendere disponibili i dati per qualsiasi tipo di applicazione. Parliamo in pratica di Internet of Things o meglio ancora Internet of Everything.

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Fabio Moresi, Head of Wireless Marketing Italia di Huawei

L'ambito di riferimento è soprattutto quello della smart city e della smart home, con la possibilità di integrare dispositivi e dati e fornire servizi fino a ieri impensabili, dalla regolazione intelligente dell'atmosfera domestica (dalla qualità dell'aria alla temperatura, fino all'illuminazione), alla possibilità di far dialogare le automobili tra loro e con altri dispositivi intelligenti, come ad esempio i semafori, condividendo informazioni utili alla gestione del traffico e alla sicurezza stradale.

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Tuttavia per Moresi l'area più importante, quella cioè che meglio rappresenta il vero salto di qualità che caratterizzerà l'era del 5G rispetto a quelle degli standard precedenti è rappresentata dalla terza sigla, uRLLC ovvero Ultra Reliable Low Latency Communications. Per far comunicare oggetti e dispositivi vari tra di loro all'interno di reti complesse, dentro e fuori casa, la latenza e la stabilità sono infatti più importanti della banda disponibile, visto che non è la quantità di dati trasmessi a essere critica in questo scenario, ma piuttosto la velocità con cui è possibile far interagire tra loro i dispositivi e l'affidabilità della rete su cui operano. In questo caso Moresi fa riferimento soprattutto allo sviluppo di tecnologie in ambito sanitario dove l'affidabilità è cruciale, ma anche all'Industria 4.0, alla robotica, all'intelligenza artificiale e alle auto a guida autonoma.

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Lo scenario tratteggiato da Moresi in quest'ambito è indubbiamente affascinante e inedito. Quando parliamo di intelligenza artificiale, robotica e guida autonoma in effetti non prescindiamo mai dall'idea che tutta la parte dei calcoli e della gestione dei dati venga effettuata "in loco", ossia all'interno del dispositivo. 

Ma questa è solo una strada possibile, che richiede lo sviluppo e l'adozione di chip complessi e assai costosi, che fanno aumentare i costi dei dispositivi stessi, intesi nel senso più ampio del termine, dai robot alle automobili.

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Con l'avvento del 5G però sarebbe possibile connettere tutti questi dispositivi tramite cloud, delegando i calcoli a server in remoto, che potrebbero coordinare contemporaneamente decine di essi in tutta sicurezza, grazie appunto alla bassissima latenza consentita dalla tecnologia 5G, con un abbattimento dei costi finali.  

In chiusura ci è stato anche mostrato Huawei CPE, un dispositivo 5G Customer Premises Equipment, in pratica una sorta di router per connettersi direttamente alla rete di trasmissione 5G, e che rappresenta anche il primo prodotto di questo tipo con pieno supporto al nuovo standard 3GPP. Cuore del dispositivo è il chip Balong 5G01, il primo esplicitamente progettato per la totale compatibilità col 5G e in grado di assicurare fino a 2,3 Gbps in downlink.

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Il chip è ancora molto grande e richiede spazio adeguato per il raffreddamento, ma Huawei conta di riuscire a miniaturizzarlo già nel 2019, in modo da poter realizzare dispositivi più piccoli e compatti, che potremo portare ovunque, ad esempio nella casa di campagna o al mare, per mettere su una piccola rete da cui riprodurre ad esempio video in streaming ad alta definizione, ma con la facilità con cui normalmente spostiamo uno smartphone.

"Il 5G è ora", recita lo slogan di Huawei, "per trasformare l'oggi in un futuro intelligente". Le premesse sembrano esserci tutte.