Nel cuore della Germania orientale, lungo le rive di un antico lago, si nasconde una scoperta archeologica che sta rivoluzionando la nostra comprensione delle capacità culinarie dei Neanderthal. Il sito di Neumark-Nord ha restituito oltre 100.000 frammenti ossei appartenenti ad almeno 172 animali diversi, testimonianza di un'attività di lavorazione del cibo così sofisticata da anticipare di quasi 100.000 anni tecniche simili attribuite all'uomo moderno. Quello che emerge da questa ricerca è il ritratto di una specie umana estinta le cui competenze gastronomiche erano molto più raffinate di quanto immaginassimo.
Wil Roebroeks dell'Università di Leiden e il suo team di ricerca hanno identificato quello che definiscono una vera e propria "fabbrica di grasso", un luogo dove 125.000 anni fa venivano sistematicamente processate le ossa di cavalli, bovidi, cervi, volpi, grandi felini e persino rinoceronti estinti a due corna. La particolarità di questo sito risiede nella metodica frammentazione delle ossa, ridotte in piccoli pezzi attraverso un processo che richiedeva tempo e fatica considerevoli.
L'obiettivo di questa laboriosa attività era l'estrazione del grasso contenuto nel tessuto spugnoso interno delle ossa. Questo lipido rappresentava una risorsa alimentare di inestimabile valore per i gruppi di cacciatori-raccoglitori: altamente calorico, facilmente trasportabile e meno deperibile rispetto ad altri alimenti. Una strategia nutrizionale che dimostra una pianificazione a lungo termine e una comprensione profonda delle proprietà degli alimenti.
L'analisi dei reperti ha rivelato chiari segni di riscaldamento sia sulle ossa che su utensili di selce e pietre presenti nel sito. Questo indica che i Neanderthal avevano sviluppato tecniche di cottura sofisticate, nonostante la ceramica non fosse ancora stata inventata. Come sottolinea Roebroeks, "la frammentazione delle ossa è chiaramente di origine antropica, non il risultato dell'azione di carnivori o processi geologici".
Senza pentole di terracotta, disponibili solo a partire da 20.000 anni fa, i Neanderthal dovevano necessariamente ricorrere a contenitori realizzati con materiali deperibili. Esperimenti recenti hanno dimostrato che recipienti ricavati da pelle di cervo o corteccia di betulla, posizionati direttamente sul fuoco, sono in grado di riscaldare l'acqua a temperature sufficienti per la lavorazione del cibo.
Prima di questa scoperta, il sito più antico dove fosse stata confermata la pratica dell'estrazione del grasso dalle ossa risaliva a soli 28.000 anni fa, in Portogallo. Il ritrovamento di Neumark-Nord sposta quindi indietro di parecchie migliaia di anni le origini di questa tecnica culinaria, attribuendola inoltre a una specie umana diversa dalla nostra.
Sebbene non esistano prove dirette che collegano i Neanderthal a questa attività, essi rappresentavano l'unica popolazione umana presente in Europa durante quel periodo. L'intensità dell'utilizzo del sito, concentrata in un arco temporale relativamente breve, suggerisce un'organizzazione sociale strutturata e una divisione del lavoro efficiente.
Questa scoperta arricchisce ulteriormente il repertorio culturale dei Neanderthal e apre nuove prospettive sulla loro capacità di conservazione degli alimenti. Come evidenzia Roebroeks, "sottolinea la possibilità che questi cacciatori-raccoglitori si dedicassero a qualche forma di stoccaggio del cibo", una pratica che implica non solo abilità tecniche ma anche una sofisticata pianificazione delle risorse.
Il sito di Neumark-Nord rappresenta quindi molto più di un semplice insediamento preistorico: è la testimonianza di una cultura culinaria complessa, capace di trasformare le materie prime animali in alimenti ad alto valore nutritivo attraverso tecniche che pensavamo fossero appannaggio esclusivo dell'uomo moderno. Una lezione di umiltà che ci ricorda quanto ancora ci sia da scoprire sui nostri parenti estinti.