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Haven | Recensione, Amore senza coraggio

Haven, la nuova storia d'amore nello spazio di The Game Bakers, racconta la fuga di Kay e Yu verso il loro futuro tra le stelle.

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a cura di Alessandro Palladino

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L'amore nei videogiochi è qualcosa che abbiamo visto in molte maniere, ma difficilmente nella più onesta forma di quella che è la vita di una coppia di giovani adulti nel loro quotidiano. Nel mondo delle produzioni indipendenti però il discorso è molto diverso e spesso l'amore ha assunto forme davvero complesse e reali, esplorando temi mai calcati e approcci alle emozioni unici nel loro genere. Haven di The Game Bakers appartiene a quest'ultima categoria, incentrando la sua anima intorno a Kay e Yu e alla loro fuga d'amore tra le stelle.

Un racconto fatto d'intimità, difficoltà e spazi condivisi. Chi ama, chi una volta ha provato ad amare e chi si sente amato potrà condividere molte delle scene del gioco, ritrovarsi in sguardi e scambi di battute. Ed è una sensazione preziosa, ma Haven ha anche il compito – o il dovere se vogliamo – di raccontare una storia attraverso il videogioco il cui cuore, anche nel gameplay, è la coppia stessa. Ed è in questo aspetto che Haven pone un confine che non dovrebbe esserci.

La premessa di Haven non è subito disponibile ai giocatori, infatti la storia inizia che i due innamorati sono già su un pianeta in cui non volevano ritrovarsi, catapultati lì dalla loro fuga da un mondo che voleva dirgli con chi stare e definire il loro futuro come una puntata di Black Mirror. Ma nessuno, neanche il computer più intelligente del mondo, può dire a un essere umano dove trovare la sua anima gemella, e credendo in questa libertà d'intenti Kay e Yu sono fuggiti alla ricerca della loro strada, da condividere insieme senza programmare neanche un secondo di fronte a loro.

Esploratori di un mondo sconosciuto, la giovane coppia affronta i giorni alla bene e meglio cercando di far ripartire la navicella fino a quando non scopriranno i segreti delle isole volanti su cui sono atterrati, portandoli a una nuova consapevolezza di se stessi e della vita in generale. Il tema della crescita, utilizzato in più prospettive, è quindi il vero fulcro narrativo di Haven, sul quale spicca principalmente il crescendo del rapporto dei due innamorati. Ed è già da questa spinta verso l'alto che Haven perde credibilità e fermezza, dando all'utente la possibilità di scegliere – con conseguenze specifiche – ma senza che queste scelte possano diminuire il legame tra i due. Intendiamoci, non vogliamo certo dire che il gioco avrebbe dovuto puntare a rompere la coppia come "finale cattivo", ma l'impatto delle avversità e dei disguidi finisce per dissolversi fin da subito grazie a un indicatore risibile della "forza" del loro legame, il quale è più un parametro di esperienza da RPG che una metafora della relazione.

Dato che Haven si rifà molto all'estetica orientale, prendiamo ad esempio quello che avviene in alcuni dei dating sim meglio riusciti dell'epoca moderna, tra cui Clannad o Hoshizora no Memoria. In essi, i "percorsi" con ogni eroina puntano inevitabilmente a costruirci una relazione stabile, ma nel raggiungere l'obiettivo del "per sempre felici e contenti" gli ostacoli rendono tale risultato spesso a rischio di non essere realizzato. Ed è attraverso l'incertezza del domani, del conflitto, del saper correggere i propri passi che si forgia un legame affettivo credibile tra il giocatore e i personaggi sullo schermo. Haven è molto dolce, ricco di momenti realistici e altri da piena cinematografia rosa, ma per colpa della voglia di ridurre tutto questo a un parametro in costante salita diventa quasi risibile e, in alcuni casi, anche stucchevole. Se ogni azione, anche la più stupida, diventa un pretesto solo per vedere quella barra crescere allora si perde il vero motivo per cui Kay e Yu stanno insieme, nonostante la storia faccia del suo meglio per descrivere il passato dei protagonisti e legarlo all'ambientazione del pianeta.

Passi falsi che derivano da una struttura ludica, specie all'esterno della navicella, claudicante e perfino frustrante nonostante il gioco ce la metta davvero tutta per fartela piacere e per dirti che il problema sei tu che non fai pratica e non un design approssimativo. Il combattimento, nello specifico, sulla carta ha delle ottime idee ma non riesce a concluderle come dovrebbe per via di cooldown sulle mosse che non hanno senso di esistere, così come è inesistente la chiarezza per le mosse nemiche e alleate, fino a trovare facili combinazioni con cui vincere tutti gli scontri con nemici davvero ripetitivi. Per non parlare della navigazione delle aree, apparentemente semplice ma ristretta a controlli davvero imprecisi e l'assenza di qualsivoglia indicazione chiara per la direzione da seguire.

Nonostante questi enormi difetti, di cui dobbiamo tenere conto professionalmente, Haven è comunque una storia straordinaria sotto tanti punti di vista. Il primo è il modo in cui il Nido, o la navicella in cui abitano, diventa forse il miglior spazio domestico mai creato in un videogioco. Non tanto per la sua accurata rappresentazione artistica, piuttosto è il modo in cui Kay e Yu interagiscono con ogni suo singolo elemento, spesso in diversi contesti, a renderlo tremendamente reale, così tanto che avremmo davvero preferito non uscire più dalla navicella per le necessità di sopravvivenza. Se Haven si fosse focalizzato solo sul Nido e ci avesse raccontato le fatiche dei due giovani, sarebbe stata non solo un'esperienza migliore, ma anche più sentita dal giocatore, costretto a fare i conti con delle idee messe lì solo per dire che questo è un gioco in cui ci si può divertire con i mostriciattoli e la navigazione dell'ambiente.

Il secondo motivo per cui Haven colpisce dritto al cuore è l'impressionante lavoro di caratterizzazione dei due doppiatori di Yu e Kay, i quali hanno davvero fatto del loro meglio per comunicare la più piccola sfumatura d'emozione. Se non ci fosse stato il loro supporto, la storia sarebbe davvero caduta nel vuoto, a dimostrazione di quanto le storie d'amore su supporto visivo crescono nel cuore di chi le guarda anche grazie a ciò che viene detto e come viene detto. Chiaramente parte del merito va alla scrittura dei dialoghi: precisa, profonda e spesso capace di dare un grande significato anche a parole apparentemente innocenti.

Infine è la direzione artistica, nel senso più generale del termine, a premiare davvero le idee di The Game Bakers, creando memorabili scene che non abbiamo dubbi rimarranno impresse nella mente di molti. Certo il dettaglio non si avvicina minimante al fotorealismo, tuttavia il trucco degli artisti in questo caso è stato quello di creare piccoli momenti e interazioni, gli stessi che potrebbero sembrare irrilevanti ma che in realtà danno ancora più spessore al legame tra i due innamorati, i quali si prenderanno per mano, si abbracceranno e si guarderanno con passione quando lascerete andare il controller.

Voto Recensione di Haven - PC


7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Doppiaggio fenomenale

  • - Storia d'amore coinvolgente e ben scritta

  • - Yu e Kay sono amabili

Contro

  • - Come gioco, funziona ben poco

  • - Mappe ripetitive e difficili da navigare

  • - Combattimento poco chiaro e frustrante

Commento

Haven è un gioco che tenta disperatamente di essere tale e cade goffamente in delle idee alla ricerca disperata di voler per forza divertire con combattimenti ed esplorazione. Ripetitività e meccaniche fuori luogo minano quella che sarebbe un'altrimenti perfetta storia d'amore, vissuta e interpretata magnificamente dai due protagonisti. Tutto si riduce a parametri, risorse e barre da riempire, facendoci desiderare di non lasciare mai Il Nido per osservare Yu e Kay nella loro naturalezza come coppia e non come fantocci a servizio del game design. Per fortuna elementi come la performance dei doppiatori e la direzione artistica regalano il coraggio giusto a Haven, dimostrando la forza del viaggio immaginato da The Game Bakers, forse fin troppo impauriti dal voler dare spessore alla storia come visual novel.

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