Microsoft e Activision, stop dall'UE. E i dubbi sono più che leciti

Inutile fare barricate e urlare: lo stop dell'UE al deal tra Microsoft e Activision solleva dubbi più che ragionevoli, per tutti.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Dubbi, timori e paure sono solo alcuni dei sentimenti che hanno preso possesso di due identità ben distinte: la prima è quella dei giocatori, soprattutto quelli fan di Xbox, che volevano l'acquisizione di Activision da parte di Microsoft decisamente più rapida e meno "indolore". La seconda, invece, è quella dei vari regolatori sparsi per il globo, che si trovano tra le mani un affare da quasi 70 miliardi di Dollari e il rischio di regalare al colosso di Redmond il monopolio totale del settore dei videogiochi e non solo. Sentimenti condivisi da due "squadre", una di fronte all'altra, con esiti decisamente differenti.

A differenza di quanto avvenuto in passato, questa volta Microsoft sta provando ad acquisire un gruppo. Gruppo che contiene al suo interno alcune eccellenze del mondo dei videogiochi, franchise che hanno segnato nel bene e nel male la storia dei videogiochi. Titoli e serie come Diablo, Call of Duty, World of Warcraft sono franchise che muovono letteralmente milioni di Dollari. Tutti sapevano che l'acquisizione di Activision da parte di Phil Spencer e Satya Nadella non sarebbe stata rapida, ma di incappare in così tanti ostacoli no, probabilmente nessuno se lo aspettava per davvero. Eppure è successo: dopo la CMA, anche l'Unione Europea non si è voluta esprimere, passando alla fase 2 e stendendo sul piatto argomentazioni davvero difficili da contrastare per dare l'ok a questo deal.

Piaccia o no, con l'acquisizione dell'intero gruppo (che conta, oltre ad Activision, anche Blizzard e King) i dubbi per l'Unione Europea sono praticamente identici a quelli del CMA: la paura è che con la sua forza economica, Microsoft possa blindare alcuni giochi e renderli disponibili solo su Xbox. E poco contano le dichiarazioni di Phil Spencer: sono solo parole, non ci sono carte firmate, e in un ambiente come questo tutto può cambiare dall'oggi al domani.

I dubbi dell'Unione Europea però vanno oltre i semplici videogiochi. Secondo Bruxelles, c'è un alto rischio che Microsoft si imponga a livello monopolistico anche a livello di servizi e cloud. "Quando si arriva ai servizi in abbonamento e al cloud, la Commissione è preoccupata: acquisire Activision Blizzard potrebbe creare un danno a distributori rivali che offrono lo stesso servizio, che sono fattori vitali per la nascita di questi nuovi scenari". In soldoni: se è vero che Call of Duty rimarrà su PlayStation (ma allo stato attuale sono solo parole, appunto), il rischio è che lo stesso CoD possa essere tenuto fuori da servizi alternativi a Xbox Game Pass.

L'intera vicenda, in un modo o nell'altro, finirà nel 2023. L'intera situazione però delinea qualcosa di cui abbiamo già parlato in passato, con altri toni ma che è sicuramente un problema, ovvero l'aver ignorato per decenni un settore che è andato a briglia sciolta, diventando più grande del cinema e della musica. I danni effettuati da una politica del genere si stanno vedendo ora, quando enti regolatori devono trovarsi a fare i conti con qualcosa di più grande di loro, in un campo totalmente sconosciuto o quasi.