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Nintendo vince una causa contro Nacon dopo 15 anni

Dalla tecnologia di motion control ai sensori del wiimote, la sentenza conferma la validità dei brevetti Nintendo contro i produttori third-party.

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a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 18/12/2025 alle 14:15

La notizia in un minuto

  • Nintendo ha ottenuto un risarcimento di oltre 7 milioni di euro da Nacon per violazione dei brevetti del Wii Remote, chiudendo una battaglia legale iniziata nel 2010
  • La controversia riguardava controller third-party che violavano brevetti su ergonomia e tecnologia dei sensori, con sentenze favorevoli a Nintendo confermate da tribunali europei e tedeschi
  • L'importo è lievitato da 4 a 7 milioni per tattiche dilatorie di Nacon che hanno fatto accumulare interessi, anche se l'azienda francese ha presentato appello

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Una battaglia legale che si trascina dal 2010 ha finalmente visto una svolta decisiva: Nintendo ha ottenuto un risarcimento di oltre 7 milioni di euro da Nacon per violazione dei brevetti relativi al controller Wii Remote. La sentenza, emessa dal Tribunale regionale di Mannheim, chiude un capitolo di quasi quindici anni di contenzioso nel quale il colosso di Kyoto ha dovuto difendere a più riprese la proprietà intellettuale di uno dei suoi dispositivi più iconici.

La controversia è iniziata quando Nintendo ha citato in giudizio BigBen Interactive (società divenuta Nacon nel 2020) accusandola di commercializzare controller per Wii che violavano i brevetti della Grande N. Il brevetto in questione copriva non solo le caratteristiche ergonomiche distintive del Wii Remote, ma anche la tecnologia dei sensori integrati, inclusa la camera per il tracking della sensor bar e il sensore di accelerazione. Elementi che all'epoca rappresentavano l'anima stessa dell'innovazione motion control di Nintendo, caratteristica centrale dell'esperienza Wii che aveva rivoluzionato il gaming casalingo.

Il Tribunale regionale di Mannheim aveva già dato ragione a Nintendo nel 2011, sentenza poi confermata integralmente dalla Corte regionale superiore di Karlsruhe nel 2017. Durante questi anni, Nacon ha tentato ripetutamente di mettere in discussione la validità del brevetto stesso, ma sia l'Ufficio Europeo dei Brevetti che l'Ufficio Federale dei Brevetti tedesco hanno confermato la piena legittimità della protezione intellettuale di Nintendo. Anche la Corte di Giustizia dell'Unione Europea e la Corte Suprema Federale tedesca si sono schierate con la casa giapponese rispettivamente nel 2017 e 2018.

Gli interessi sull'importo dovuto, pari a 5 punti percentuali sopra il tasso base, hanno fatto lievitare l'ammontare complessivo da 4 a quasi 7 milioni di euro

La cifra finale è particolarmente salata per Nacon: dai 4 milioni di euro di danni base, si è arrivati a quasi 7 milioni complessivi proprio a causa degli interessi maturati. Secondo il team legale di Nintendo in Germania, BigBen (ora Nacon) avrebbe adottato tattiche dilatorie per prolungare il procedimento, rifiutando ad esempio consulenti nominati dal tribunale. Una strategia che si è rivelata controproducente: gli interessi accumulati rappresentano ora una porzione sostanziale dell'importo totale da versare.

Il mercato delle periferiche third-party è da sempre un terreno fertile ma scivoloso per i produttori: offrire alternative più economiche ai controller ufficiali è legittimo, ma replicare tecnologie brevettate può trasformarsi in un boomerang legale. Nel caso del Wii Remote, parliamo di un dispositivo che ha definito un'intera generazione videoludica, rendendo comprensibile l'accanita difesa di Nintendo dei suoi brevetti.

La vicenda tuttavia non è ancora del tutto conclusa: Nacon ha presentato appello alla Corte regionale superiore di Karlsruhe, continuando a contendere la sentenza. Resta da vedere se l'azienda francese riuscirà a ribaltare una decisione che si è consolidata attraverso numerosi gradi di giudizio nel corso di tre lustri, oppure se dovrà infine accettare una sconfitta che potrebbe avere ripercussioni anche su altri produttori di accessori gaming che operano in zone grigie della proprietà intellettuale.

Fonte dell'articolo: www.videogameschronicle.com

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