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Prince Of Persia The Lost Crown è la prima sorpresa del 2024 | Recensione

Prince Of Persia The Lost Crown non è solamente la prima sorpresa del 2024, ma anche la dimostrazione che Ubisoft sa ancora fare ottimi giochi.

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a cura di Andrea Maiellano

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L’aspetto che più mi innervosisce quando scrivo un’analisi entusiastica di una produzione poco conosciuta, o come in questo caso poco considerata dai giocatori nel corso delle settimane precedenti al suo annuncio, è l’avere quella certezza, che spero sempre venga smentita con i risultati ottenuti proprio da suddetta produzione, che i nemici più grandi di un buon videogioco, siano proprio i videogiocatori.

Si è visto con Alan Wake II, con Mario & Rabbids Sparks Of Hope, con Immortals Fenyx Rising e con moltissime altre produzioni, tripla A o meno, che pur avendo ottenuto ottime recensioni, e aver riscontrato pareri favorevolissimi da parte di quei giocatori realmente interessati al media, non hanno restituito risultati commerciali soddisfacenti.

Il caso più eclatante di questo pessimo trend è proprio quell’Alan Wake II che, al netto di aver fatto incetta di Perfect Score e di premi ai recenti The Game Awards, ha raggiunto a stento il milione di copie vendute fra console e PC, mostrando chiaramente come i videogiocatori abbiano bisogno esclusivamente di “nomi noti e palate di marketing” per convincersi a dare fiducia a una produzione, non curandosi di perdersi delle esperienze incredibilmente belle in virtù esclusivamente dell’assenza di un nome forte a trainarle o, come nel caso del recente Baldur’s Gate 3, della presenza di un trend talmente forte da spronarli a provare esperienze che altrimenti non avrebbero mai preso in considerazione.

Per questo ero già nervoso prima ancora di stendere questa analisi di Prince Of Persia The Lost Crown; poiché l’ultima produzione Ubisoft Originals è un titolo di incredibile fattura che verrà, molto probabilmente, affossato dall’incapacità dei giocatori di scindere l’autore dall’opera o, più banalmente, di accettare visioni artistiche, apparentemente, fuori dai canoni.

Mai fermarsi alle apparenze

The Lost Crown, difatti, è prima di tutto un ottimo gioco, ma questo aspetto, che principalmente dovrebbe essere l’elemento cardine per valutare se dare o meno fiducia a un titolo, è stato fondamentalmente ignorato dalla maggior parte degli utenti, inferociti perché Ubisoft si è permessa di proporre un protagonista, apparentemente, fuori da quegli schemi mentali oramai radicati nell’immaginario dei giocatori e di raccontare una storia il cui incipit sembra esondare da quei canoni visti, e rivisti, più volte.

Ricordiamoci, però, che la saga di Prince Of Persia ha mostrato protagonisti diversi nel corso dei suoi oltre trent’anni.

Quello di fine anni 80 divenne principe perché si sposò la principessa persiana al termine del primo titolo della serie; quello del 2003 fu l’unico a essere presentato fin dalle prime fasi di gioco come il figlio del grande re persiano Shahraman; nel capitolo del 2008, invece, era inizialmente un Principe solo di nome, visto che ci veniva presentato come un uomo senza un titolo e senza uno scopo nella vita se non la sua costante ossessione nel cercare tesori.

Che senso ha, quindi, diffamare Sargon, nobile guerriero al soldo della regina persiana, il quale parte, assieme alla squadra degli Immortali di cui fa parte, in una disperata missione per salvare il principe di Persia?

Nessuno, esatto! Sargon reincarna perfettamente tutti quegli aspetti che hanno, da sempre, caratterizzato il protagonista di un Prince Of Persia: giovane, avventato, temerario, spocchioso e, soprattutto, pronto a compiere un percorso di crescita personale che lo cambierà per sempre.

A tutto questo si aggiunge una trama ben orchestrata che propone distorsioni temporali, intrighi di potere, elementi soprannaturali e una scrittura che, nella sua leggerezza, riesce sempre a rimanere attaccata a quell’immaginario che, dal 1989 a oggi, si è evoluto di pari passo con il settore videoludico.

Ha senso, quindi, giudicare Prince Of Persia The Lost Crown basandosi sulla sola apparenza? No, per nulla. La storia di Sargon è una vera e propria lettera d’amore alla saga, capace di riservare parecchie sorprese che meritano di essere scoperte solamente da chi saprà dargli fiducia.

Spade danzate con me!

Prince Of Persia The Lost Crown, però, è soprattutto un ottimo Metroidvania che prende a piene mani dai migliori della classe, fondendo quanto di buono è stato realizzato dal 1986 (anno dell’uscita del primo Metroid) a oggi, aggiungendoci alcuni aspetti inediti e adornando il tutto con alcuni riferimenti a quell'universo nato con il primo Prince Of Persia, il quale riuscì a creare un genere tanto peculiare per quegli anni, quanto copiato nelle decadi a seguire.

Partendo subito dal Combat System, The Lost Crown si diverte a illudere il giocatore di trovarsi fra le mani un “semplice button-smasher”. Il breve tutorial, con mini boss annesso, fa divertire il giocatore immergendolo immediatamente nell’azione e facendogli falciare decine di soldati mescolando fendenti, schivate, calci volanti e acrobazie da “action-movie anni 80”.

Il feel da Prince of Persia si percepisce fin da subito, con i nemici che attaccano senza tregua sguainando spade, alabarde, scudi e quant’altro. Bisogna essere veloci nel parare, così come servirà imparare rapidamente quali attacchi si potranno contrattaccare e quali sarà obbligatorio schivare. 

In pochi minuti, il frenetico tutorial giunge al termine, lasciando appagati e convinti di trovarsi di fronte a un gioco sì divertente, ma tutto sommato semplice.

Servirà giungere al Monte Qaf per comprendere che quel tutorial serviva esclusivamente per infondere la stessa spocchia di Sargon nel giocatore. Sia chiaro, l’Immortale protagonista dell’avventura è un guerriero al limite del sovrumano ma le minacce presenti sul Monte Qaf rappresenteranno un pericolo ben maggiore di un manipolo di soldati umani e per batterle sarà necessario padroneggiare appieno il meraviglioso combat-system di Prince Of Persia The Lost Crown.

Molto banalmente, Sargon potrà schivare, saltare, parare e, ovviamente, inanellare combo su combo con le sue due fedeli scimitarre. Quello che funziona alla grande, però, è il “come”, questo contenuto numero di abilità, funzioni alla perfezione. 

Per farvi un rapido esempio, se si schiva mentre si corre, Sargon si lancerà in scivolata fra le gambe degli avversari, se si decide di attaccare in quel momento, l’eroe scaglierà in aria i nemici con un calcio, aprendo a una potenziale combo aerea. 

Allo stesso tempo, combattere in modo più ragionato, apre a un ventaglio di schivate all’indietro, parry e contrattacchi, capaci di appagare sia quei giocatori cresciuti a “pane e souls-like”, che quelli che sono stati formati da anni di hack and slash. 

Non mancano, ovviamente, gli attacchi caricati, le combo che iniziano al suolo e finiscono in aria e tutta quella serie di concatenazioni delle abilità “base” di Sargon, le quali, fin dai primi minuti di gioco, permettono al giocatore di sperimentare con un ventaglio di opzioni offensive sorprendentemente ricco e vario.

Ho detto abilità “base” poiché, come da regola aurea per il genere dei Metroidvania, proseguendo con l’avventura Sargon potrà apprendere una moltitudine di nuove abilità, le quali, oltre a espandere notevolmente le capacità esplorative del protagonista, incrementeranno anche le opzioni offensive a disposizione del giocatore, permettendo approcci tanto vari quanto appaganti.

A personalizzare le caratteristiche di Sargon, invece, interverranno una serie di amuleti che  si ispirano, poco velatamente, a quelli presenti nel celeberrimo Hollow Knight. Slot contati e tantissime opzioni diverse per lasciare nelle mani del giocatore la decisione di dotare il protagonista di maggiore resistenza, una barra della vita più generosa, combo più lunghe o di alcune abilità passive per favorire l’esplorazione o il controllo del campo di battaglia.

Gli amuleti, così come le armi a disposizione di Sargon, potranno essere potenziati spendendo una valuta chiamata “cristalli del tempo” (normalmente reperibile eliminando nemici ed esplorando le varie ambientazioni), in congiunzione con altri oggetti, più difficili da reperire, che saranno dislocati qua e la all’interno dell’ampia mappa di gioco, riuscendo a garantire alla progressione una curva della difficoltà mai troppo sfavorevole, o eccessivamente favorevole, nei confronti del giocatore.

Trasudare "Metroidvania" da ogni pixel

Prince Of Persia The Lost Crown, però, riesce a rivelarsi un ottimo Metroidvania in virtù dell’ottimo level design realizzato dal team di Ubisoft Montpellier, il quale, oltre a rispettare tutte gli stilemi del genere è riuscito a realizzare una planimetria tanto labirintica quanto capace di interconnettere le aree che la compongono in maniera molto intelligente.

Grazie a un sapiente gioco di scorciatoie, e un abile impiego delle abilità che Sargon imparerà durante il suo cammino, il backtracking, per quanto presente, non risulta mai tedioso o ridondante, ovviamente a patto di prestare la giusta attenzione a quello che i personaggi incontrati sul Monte Qaf avranno da dire al protagonista.

In Prince Of Persia The Lost Crown, difatti, al netto di non attivare i vari aiuti inseriti nella sezione Accessibilità, l’esplorazione risulterà completamente libera e spetterà al giocatore carpire con attenzione gli indizi per sapere sempre dove dirigersi successivamente. Basterà un po’ di disattenzione, infatti, per ritrovarsi a girovagare per minuti e minuti, persi nelle intricate planimetrie realizzate dal team di sviluppo.

A ridurre ulteriormente il backtracking privo di senso, inoltre, è stata introdotta una meccanica tanto semplice quanto brillante, ovvero la possibilità di applicare un’immagine in tempo reale agli indicatori che si posizionano sulla mappa, in maniera tale da poter consultare in ogni momento che cosa si è lasciato indietro, senza rischiare di finire in quel circolo vizioso composto da tedioso “avanti e indietro” in attesa di aver appreso le abilità necessarie per proseguire.

Una piccolezza ma che rimarca la cura del dettaglio riversata, da Ubisoft Montpellier, in Prince Of Persia The Lost Crown.

Quello che, però, stupisce davvero è la grande varietà di situazioni proposte nelle oltre 25 ore di gioco (oltre trenta se si decide di portarlo a termine al 100% prendendosi il giusto tempo per esplorare a dovere tutto).

Ambientazioni ben differenziate, nemici sempre nuovi per tutto il corso dell’avventura, boss impegnativi, puzzle intelligenti (e molto meno scontati nelle soluzioni rispetto a molti altri esponenti del genere), tanti segreti e, soprattutto, delle sezioni di platforming machiavelliche quanto il White Palace di Hollow Knight, ma allo steso tempo armoniose e ragionate come quelle che contraddistinsero Rayman Legends e Origins.

Insomma un lavoro meraviglioso e curato sotto ogni dettaglio, che scivola esclusivamente nelle rare volte in cui ricicla qualche elemento all’interno delle missioni secondarie e nella varietà di queste ultime.

Un Principe votato all'accessibilità

Un aspetto che mi ha sorpreso positivamente in Prince Of Persia The Lost Crown è l’estrema attenzione nei confronti dell’accessibilità da parte di Ubisoft. 

Gli sviluppatori, difatti, non si sono limitati a offrire tutte quelle funzioni mirate a personalizzare la leggibilità dei testi, il sistema di controllo e tutti quegli aspetti atti a rendere fruibile il titolo dalla maggior parte dei giocatori, ma hanno voluto offrire un’esperienza completamente personalizzabile anche in termini di difficoltà.

In Prince Of Persia The Lost Crown, difatti, si possono modificare un’infinità di parametri pensati per semplificare l’esperienza finale e renderla più accessibile a quei giocatori meno affini al genere. 

Per farvi due esempi rapidi: si può optare per rendere l’esperienza più guidata sul versante esplorativo, tramite l’applicazione di indicatori ben specifici sulla mappa, così come si possono semplificare le sezioni platform più complesse, attraverso l’inserimento di una serie di “piattaforme magiche” addizionali. 

Performance da primo della classe

In merito alla qualità dello stile artistico scelto per Prince Of Persia The Lost Crown, il giudizio non può essere universale. Dal character design, fino al tripudio di fasci colorati e scelte stilistiche sopra le righe, ci si trova di fronte a un qualcosa di decisamente eccentrico e che sono certo che continuerà a generare pareri discordanti nei mesi a venire. 

Quello che, invece, risulterà ovvio per chiunque, sono le cutscene “montate con l’accetta” o, per dirlo in termini più comprensibili, realizzate in maniera sommaria e con giunzioni poco armoniose rispetto all’azione di gioco.

A livello di performance non si può recriminare nulla a Prince Of Persia The Lost Crown. Il comparto grafico poco esoso di risorse, ha permesso agli sviluppatori di ottimizzare al meglio il gioco, permettendolgi di raggiungere, su PS5, XBox Series X e PC, una risoluzione di 4K e un frame rate ancorato a 120fps (laddove il monitor lo permetta).

L’input dei comandi è sempre preciso e istantaneo e, in termini di pulizia del codice di gioco, gli unici difetti riscontrati durante le oltre trenta ore di gioco, sono stati alcuni pop-in dei nemici quando si percorrevano ad elevata velocità le varie aree di gioco (probabilmente in virtù di un caricamento dei dati leggermente meno veloce di quanto sperato) e un paio di bug durante le missioni secondarie che mi hanno costretto a ripartire dal salvataggio precedente.

Molto pratica, infine, la possibilità di caricare sul cloud di Ubisoft i salvataggi del gioco, permettendo di fruirne su piattaforme diverse senza dover ricominciare da capo l’intera avventura.

Voto Recensione di Prince Of Persia The Lost Corwn - PS5


9

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Level design sopraffino

  • Combat system di altissimo livello

  • Difficoltà ben bilanciata

  • Alcune novità interessanti

Contro

  • Qualche sbavatura in termini di pulizia del codice

  • Le cinematiche sono montate in maniera molto superficiale

Commento

Può "farvi strano" vedere un voto così alto, ma sarebbe stato profondamente ingiusto non valutare Prince Of Persia The Lost Crown con gli stessi parametri con cui abbiamo analizzato Metroid Dread, Hollow Knight e tutti quei Metroidvania di estrema qualità. L'ultima fatica di Ubisoft Montpellier, non solo è un ottimo esponente per il genere, il quale dovrebbe assolutamente essere giocato da chi ama gli action-game, ma è anche il capitolo che, da molti anni a questa parte, riesce a esprimere al meglio tutti quegli aspetti che da sempre caratterizzano la serie di Prince Of Persia. Potete ignorarlo perché non vi piace il nuovo protagonista, potete rifiutarvi di comprarlo perché odiate Ubisoft, ma poi non sorprendetevi, e soprattutto non lamentatevi, se software house talentuose come Ubisoft Montpellier, vengono chiuse o smettono di realizzare prodotti così qualitativamente eccelsi, limitandosi nel proporre i “soliti” titoli, visto che ogni qualvolta realizzano un ottimo prodotto, il pubblico risponde con polemiche e scarse vendite. Detto questo, mi auguro che questo nuovo corso della serie non si fermi con questo capitolo, visto il centro perfetto realizzato da Ubisoft Montpellier.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Prince Of Persia The Lost Crown

Prince Of Persia The Lost Crown