Steam deve accettare anche i codici che costano poco, dice la UE

La sentenza condanna Steam a pagare 1,6 milioni di euro e sancisce la precedenza del Mercato Unico Europeo su quelli locali

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

La Corte Generale dell’Unione Europea ha confermato che il blocco geografico imposto da Steam sui codici dei videogiochi è illegale. Il procedimento riguarda Valve e cinque editori di videogiochi (tra cui Zenimax, Plaion, Capcom, Bandai e Focus): impedivano di usare codici comprati a prezzo minore (per esempio su Instant-Gaming) in altri paesi europei.

Ma secondo la Corte il Mercato Unico Europeo ha la precedenza, e dunque qualunque bene - anche quelli digitali - comprato all’interno dell’Unione deve essere fruibile in tutti i paesi membri. Impedire questo tipo di libera circolazione non è accettabile.

Valve invece ritiene che sia giusto praticare prezzi diversi a seconda del paese, e anche impedire che i codici valgano da un paese all’altro.

Il dilemma è facile da capire: Steam non vuole praticare gli stessi prezzi in tutta Europa, ma adeguarsi ai vari mercati. Se proponesse lo stesso prezzo dell’Italia anche in Estonia, gli estoni non comprerebbero quasi nulla; viceversa, se facesse valere per tutti i prezzi estoni, perderebbe denaro nei paesi più ricchi - di cui l’Italia fa parte.

Secondo le leggi europee tuttavia limitare la circolazione internazionale dei beni è una pratica anticoncorrenziale e la Corte Generale ha confermato la sanzione ai danni di Valve, a cui si chiede di pagare 1,6 milioni di euro. Ma quasi certamente la società farà appello nelle prossime settimane.

Opinione personale

Il discorso è molto complesso perché da una parte Valve può assolutamente aver ragione: se cominciassimo ad avere tutti gli stessi prezzi rischieremmo di creare un bel po' di sbilanciamenti sul mercato dei codici. Ma l'UE ha dalla sua delle leggi ed effettivamente può considerare il modus operandi di Steam anticoncorrenziale.

Il problema è che i giocatori se ne approfittano e molti tendono a comprare codici da altri paesi per risparmiare diverse quantità di denaro. Sulla carta non ci sarebbe nulla di male, ma sul lungo periodo potrebbe recare un bel danno a Valve.

Voi che cosa ne pensate? Vi siete fatti un'idea a riguardo di questa situazione? È chiaro che per i giocatori questa situazione convenga decisamente, ma è anche opportuno ragionare sulle idee dell'azienda americana.