The Occupation Recensione

The Occupation è il nuovo titolo dello studio britannico White Paper Games, ecco la nostra recensione completa della versione PS4.

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a cura di Alessandra Borgonovo

I walking simulator sono incredibilmente diversivi ma una cosa su cui si può essere d'accordo è l'interesse che molti suscitano: basta pensare al contesto di The Occupation. Il gioco si svolge nell'Inghilterra del 1980, in una linea temporale alternativa che farà pensare a Orwell, alla Brexit e alla nostra società attuale. Temi non proprio banali ma ai quali, va detto, White Paper Games non è nuovo e per questo gli va dato credito; lo sviluppatore britannico ha infatti debuttato nel 2014 con Ether One, un'esperienza in prima persona che descrive si basa sulla difficile tematica della demenza per condurci in un vero e proprio viaggio della memoria, ma adesso è tornato con un thriller politico anni Ottanta con l'intento di trattare un altro soggetto molto scottante - l'immigrazione. Portandolo sullo sfondo di una possibile Brexit di trent'anni fa, lo studio dimostra un tipo di audacia che raramente si vede in questo settore.

Nel gioco si vestono i panni del giornalista investigativo Harvey Miller, incaricato di indagare l'attacco terroristico che ha portato alla morte di ventitré persone il 24 ottobre 1987: con un immigrato di nome Alex Dubois quale capro espiatorio, una società chiamata Carson Bowman Group sta cercando di far passare una nuova controversa legge che minaccia di espellere tutti i non-cittadini. Suona molto attuale, vero? Sebbene il titolo sia tutto basato sulla finzione, le sue ispirazioni si estendono al mondo reale, con l'ambientazione fortemente ispirata a città inglesi quali Manchester e le politiche che criticano leggi come il Patriot Act, approvato dal governo americano sulla scia di quanto successo l'11 settembre. The Occupation è piuttosto abile nel mettere da parte i pregiudizi, lasciando il giocatore a fare le sue considerazioni.

Ed è qui che il gioco diventa davvero intelligente, perché tutto avviene in tempo reale. Non si tratta di quattro ore artificiali che si fermano durante i filmati o i momenti principali della storia del gioco. Sia che decidiate di scoprire la grossa cospirazione dietro l'attentato oppure correre in cerchio senza cavare un ragno dal buco, avete letteralmente a disposizione quattro ore per farlo. Miller ha un orologio e un cercapersone a cui può fare riferimento in qualsiasi momento e sta a voi scegliere come sfruttare al meglio il vostro tempo: in quanto giornalista avete anche un'agenda da seguire, il che significa riunioni cui prendere parte, ma potete saltarle purché lo facciate consapevoli che da ogni azione deriva una conseguenza. Potete anche seguire un vostro percorso, oppure andare dritti al punto evitando di perdervi via.

Il fatto che tutto avvenga in tempo reale apre qualunque tipo di opportunità investigativa. Come potete immaginare, siete liberi di andare a ficcanasare ma dovrete prestare attenzione alla routine delle persone che lavorano in ufficio. Ad esempio, il maldestro addetto alle pulizie potrebbe aprire il magazzino in un momento specifico, permettendovi di accedere e disattivare gli allarmi di sicurezza. Questo aumenta la tensione di ogni singola interazione in The Occupation: è necessario molto stealth e ci sono altrettanti luoghi invitanti da esplorare, ma considerata l'importanza di ogni singolo secondo spesso dovrete accontentarvi. Le conversazioni con i personaggi assumono un significato completamente nuovo. Certo, quello che dicono è importante (o almeno si spera lo sia), tuttavia lo è ancora di più che arrivino rapidamente al punto. The Occupation sfrutta a suo vantaggio la tendenza dei giocatori a verificare da quanto tempo stanno giocando.

Avete avuto accesso a un'area riservata e ai suoi terminali, ma cosa troverete esattamente? Mentre leggete i documenti e segui le piste, inizia a formarsi un corpo di bugie e sotterfugi che potete sfruttare per esaminare i soggetti delle vostre interviste: in quanto giornalista, il vostro compito è scoprire la verità sull'attacco terroristico e di conseguenza informare i lettori. Oppure no, a seconda dei casi. Sebbene non abbiate alcuna abilità tangibile in questo gioco, disponete di un potere enorme: influenzare il futuro di un'intera nazione.

Scegliere di non usare le prove raccolte, nascondendole e permettendo che la divisiva Union Act passi? Oppure farete di tutto per assicurarvi che vostre tue scoperte raggiungano il pubblico? La scelta è vostra. È una premessa superba, ma il gioco si trova schiacciato sotto l'immenso peso della propria ambizione: ci sono solo due missioni in cui avete piena libertà di seguire i vostri indizi, e il resto del gioco è limitato a una formula più lineare. Nonostante lo straordinario doppiaggio sia a questi segmenti una piacevole sfumatura alla BioShock, non raggiungono gli stessi picchi delle missioni esplorative.

Graficamente, The Occupation è discreto senza alcun tentativo di impressionare. Gli sfondi sembrano molto buoni e ciascuna ambientazione è distintiva, capace di immergervi nella situazione, trasudando anni '80 senza però evidenziarlo forzatamente. Il character design non è male pur dando l'idea di provenire dalla scorsa generazione di console. Nel complesso però non rovina l'esperienza. C'è anche molto con cui interagire. Solo nell'introduzione potete chiudere finestre, scorrere le tessere, accedere a un computer e sbirciare dietro gli angoli. Questo non è il tipo di interazione in cui si preme semplicemente un pulsante o si sposta una levetta: il personaggio è tenuto ad afferrare la finestra tenendo premuto un pulsante, quindi il giocatore spinge la levetta nella direzione in cui vuole che la finestra vada. Un po' eccessivo? Forse, ma aggiunge molto all'immersione.

Questa è una grande idea da parte di White Paper Games. La più grande lamentela sui walking simulator è che non offrono molto al giocatore: spostarsi dal punto A al punto B, leggere un documento, passare all'area successiva, ascoltare un nastro e così via fino alla fine del gioco. The Occupation risolve parzialmente il problema lasciando che il giocatore faccia praticamente tutto. È un bel tocco che dà al giocatore più da fare mentre si trova immerso nella narrazione in tempo reale.

Ci sono però alcune critiche da muovere. Anzitutto il gioco si dimostra a volte fin troppo ottuso, costringendovi a prendere decisioni prive di una ragionevole spiegazione. Se da un lato è fantastico avere l'autonomia di svolgere le proprie indagini come meglio s crede, dall'altro non è giusto che il risultato possa essere sporcato da una totale confusione: se il gioco non è chiaro su cosa stai facendo e perché, allora com'è possibile fare ragionevolmente delle scelte?

Questi problemi sono amplificati da una lista di bug così prolifica che potrebbe essere necessario riavviare interi capitoli. C'è stato un momento in cui l'orologio e il dossier sono scomparsi, il che significa che non siamo stati in grado di pianificare adeguatamente i nostri passi successivi. Un sistema di salvataggio discutibile significa inoltre la possibilità di perdere i progressi fino a un'ora o più, irritando oltre ogni aspettativa. Anche dal punto di vista stealth non brilla molto, dando l'idea che le meccaniche siano state sviluppate nella misura in cui potessero supportare l'ambizione di White Paper Games. È forse ancora più frustrante se si pensa che il gioco è davvero superbo al di fuori di questi problemi. Un vero peccato.