Febbre suina e web, occhio all'isteria di massa

Facebook, Twitter e Google Maps per monitorare la febbre suina. Tuttavia anche strumenti utili, se usati male, possono creare panico inopportuno.

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a cura di Manolo De Agostini

Il caso mondiale di questi ultimi giorni riguarda la febbre suina, una malattia trasmessa dai maiali all'uomo (la carne cotta è sicura), e in grado di passare da uomo a uomo come una comune influenza. In questo periodo sembra che il virus sia diventato più aggressivo, addirittura arrivando a uccidere.

Il pericolo di pandemia sembra essere moderatamente elevato, perché dal Messico - "epicentro" del focolaio - sono stati accertati anche casi negli Stati Uniti e in Europa. In Italia, al momento, non ci sono casi d'infezione accertati, ma le autorità stanno monitorando la situazione.

Ne parliamo perché, data la diffusione di Internet, quello che sembra un caso difficilmente tracciabile per il comune cittadino, diventa invece un'occasione per sfruttare gli strumenti del web 2.0 per fare informazione.

Infatti, chi ha intenzione di seguire l'andamento della situazione può farlo su Google Maps, dove su una mappa sono segnalati sia i casi d'infezione conclamati che quelli da verificare. Anche su Facebook e Twitter sono nati gruppi di discussioni o profili dedicati a monitorare la situazione.

Tuttavia, nonostante questi strumenti possano essere utili per informare tutti, da un lato c'è chi pensa possano avere l'effetto esattamente contrario, in altre parole generare disinformazione o paure inutili. Lasciando a milioni di utenti la possibilità di dire la loro su un tema così importante, ci vuole un nonnulla per scadere in isteria da porchetta malata acuta.

Insomma, il consiglio è quello di sfruttare con coscienza le opportunità che il web ci propone e, senza cadere nella trappola di allarmismi pilotati, facciamo sempre riferimento all'unica fonte d'informazione che in questo momento conta: il Ministero della Sanità.