Huawei disponibile a vendere l'uso di tutta la sua tecnologia 5G

Huawei è pronta a cedere l'accesso perpetuo a tutti i brevetti 5G, alle licenze, ai progetti tecnici e al know-how legato alla produzione.

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a cura di Dario D'Elia

Huawei è pronta a vendere a qualsiasi realtà occidentale l'uso delle sue tecnologie 5G: si parla di un pacchetto completo che includerebbe l'accesso perpetuo a tutti i brevetti, alle licenze, ai progetti tecnici e al know-how legato alla produzione. La conferma di questa strategia viene direttamente dall'AD Ren Zhengfei che il 10 settembre ha rilasciato una lunga intervista a The Economist.

Il potenziale acquirente inoltre potrebbe modificare il codice sorgente e nel caso indicare anche a Huawei quale percorso di sviluppo seguire per soddisfare le sue esigenze. Insomma, con una mossa di tale portata il colosso cinese potrebbe azzerare (sulla carta) ogni perplessità sugli spettri cinesi governativi e sui presunti rischi di sicurezza.

"È difficile trovare precedenti simili nella storia della tecnologia", ha affermato Dan Wang della società di ricerca Gavekal Dragonomics. Già, perché è come se Huawei volesse potenziare la concorrenza , pur mantenendo contratti esistenti e vendita dei propri kit 5G.

"Una distribuzione equilibrata degli interessi è favorevole alla sopravvivenza di Huawei", ha sottolineato Ren. E la mente in effetti non può che correre alle numerose iniziative statunitensi di questi mesi: prima il tentativo di convincere gli alleati a non usare attrezzatura 5G Huawei, poi blocco delle vendite USA a Huawei e infine divieto per le agenzie governative di fare affari con la stessa.

Esiste già un potenziale acquirente per un portafoglio tecnologico di tale portata? Ren per ora ammette di non avere idea. Gli analisti sostengono che Ericsson e Nokia non accetterebbero per orgoglio e anzi tenderebbero di svilire il valore del pacchetto. Forse potrebbe rispondere alla chiamata una società emergente di piccole dimensioni, oppure Samsung oppure ancora un consorzio di aziende.

Certo è che anche se la vendita dovesse andare a buon fine, rimarrebbe il problema del luogo di produzione. Oggi la Cina continua a essere competitiva e ben strutturata in tal senso. Insomma il nodo con gli Stati Uniti sarebbe nuovamente politico.