In Cina il filtro c'è, ma non è (più) obbligatorio

Il governo di Pechino afferma che il filtro antipornografia è facoltativo. Sarà l'utente a decidere se installarlo o meno.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il filtro voluto dal governo cinese sui nuovi computer, a quanto pare, sarà facoltativo: la marcia indietro di Pechino si deve al polverone che si è sollevato in tutto il mondo, e alle proteste di moltissime persone e associazioni. Come se non bastasse, si è scoperto che parte del codice del software è stata copiata e che, tra l'altro, presenta più di una falla di sicurezza.

Ricorderete come, la settimana scorsa, vi abbiamo raccontato che il governo cinese voleva che i produttori consegnassero i PC con un software di filtraggio, che doveva servire a bloccare pornografia e a proteggere i minori.

Tutti, immediatamente, hanno pensato alla censura politica e culturale da parte di Pechino, ipotesi in parte confermata, cui in seguito si sono aggiunte altre notizie, che probabilmente hanno portato Pechino a rivedere la sua posizione.

Sarà l'utente, quindi, a decidere se installare o no il programma, che si chiama Green Dam: i produttori dovranno "solo" allegare al PC un CD-rom con l'eseguibile, o copiarlo direttamente sull'hard disk.

Questo cambio di rotta permette al governo cinese di affermare che "non obbliga nessuno a installare un software che non desidera, ma si limita a svilupparlo e distribuirlo", e aggiunge, anzi, che si limita a comprarlo, specificando che "le parole da filtrare non sono state scelte dal governo, ma dagli sviluppatori".

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