Le IA stanno rivelando l'inadeguatezza di tanti insegnanti

Alcuni insegnanti hanno deciso di tornare agli esami tradizionali per risolvere il problema di ChatGPT

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

In alcune scuole si era passati con soddisfazione a un formato 100% digitale, ma ora per “colpa” di ChatGPT, diversi insegnanti universitari stanno tornando agli esami cartacei. Nel frattempo, alcuni loro colleghi stanno usando il nuovo strumento per migliorare la qualità dell’insegnamento e dell'apprendimento.

Il problema sarebbe che certi studenti usano chatGPT per “barare”, chiedendo all’algoritmo di scrivere i testi al posto loro. Succede in quelle università dove il testo scritto è l’unico parametro di valutazione - cioè quasi tutte visto che l’interrogazione e l’esame orale sono praticamente un’esclusiva delle scuole italiane.

"Ho intenzione di fare il medievale con gli studenti e di tornare agli esami orali", ha dichiarato Christopher Bartel, professore di filosofia alla Appalachian State University. "Se vogliono, possono generare testi di AI per tutto il giorno nei loro appunti, ma se devono essere in grado di dirlo oralmente, è un'altra cosa". Un’affermazione che potremmo vedere come una piccola vittoria per il sistema italiano, dove non abbiamo mai abbandonato gli orali, ma il modo in cui Bartel usa “medievale” non sembra inteso come un complimento.

Dunque, certi studenti chiedono a ChatGPT di fare i compiti al posto loro, e certi insegnanti pur di evitarlo sono pronti a tornare indietro a carta e penna. Che sarebbe come dire torniamo ai cavalli perché qualcuno guida le auto in modo irresponsabile. Non è davvero il caso.

Naturalmente ChatGPT ogni tanto è perfettamente in grado di creare ottimi testi scientifici, più che adeguati per superare un esame. Ma allora sono gli esami che vanno cambiati.

Se stiamo chiedendo a studenti umani di imparare cose che le macchine possono fare meglio, allora togliere la macchina dall’equazione è un errore anche peggiore. Bisogna cambiare il modo di insegnare prima, e subito dopo rivedere il modo in cui verifichiamo le competenze. Ammesso e non concesso che ci sia bisogno di una verifica: con la competenza in continuo aumento, un “laureato ignorante” potrebbe non avere molte speranze di farsi una carriera.

Come al lavoro, i nuovi strumenti IA possono portare grandi benefici, e dovremmo essere noi a cambiare, modificando il nostro sistema di lavoro. Nel caso della scuola, significa anche rivedere il tipo di conoscenze a cui diamo valore: pensando a un futuro non troppo remoto, cosa ce ne potremmo mai fare di persone che sanno ripetere le cose come le ripete una macchina?

Sicuramente ci sono altre complessità da tenere in considerazione: per esempio, resta vero che servono vaste conoscenze prima di poter fare cose interessanti. Il modo in cui impariamo tuttavia è un’altra storia.

Arrivati a questo punto, qualcuno potrebbe sentire un moto di sdegno, e forse si potrebbe pensare che l’autore di questo articolo abbia piacere nell’accanirsi contro insegnanti e istituzioni scolastiche.

È vero solo in parte, perché lo scrivente ha una sua passione per quella pedagogia che passa per il rispetto degli alunni, mentre ha in effetti poca stima per alcuni insegnanti, quelli che si è sempre fatto così, o quelli che ah sarebbe bello ma non si può fare, o quelli che è sempre colpa degli studenti. Interi gruppi di insegnanti che farebbero meglio a fare qualcos’altro, tra cui rientrano anche quelli che pensano di proibire ChatGPT o di tornare “al medioevo” per compensarne l’abuso.

Vanno sostenuti e celebrati invece quegli insegnanti che si sforzano ogni giorno di dialogare non solo con i nuovi strumenti digitali, ma con le generazioni che oggi sono sui banchi di scuola, e che quegli strumenti vogliono usarli. Un insegnante deve cercare quel tipo di dialogo, deve essere in grado di cambiare e adattarsi, perché questo è il suo compito. Anche con ChatGPT.

Immagine di copertina: czdistagon e phonlamaiphoto