Nobel per la fisica ai padri del bosone di Higgs

Premio Nobel per la fisica a Peter Higgs e Francois Englert, gli scienziati che nel 1964 ipotizzarono l'esistenza del bosone di Higgs.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Il Premio Nobel per la fisica è stato assegnato ai professori Peter Higgs dell'Università di Edimburgo e Francois Englert dell'Università di Bruxelles, padri del bosone di Higgs, altrimenti conosciuto come "particella di dio". L'Accademia Reale delle Scienze di Stoccolma, che di solito non riserva nomine così scontate, ha annunciato la decisione "per la teorizzazione di un meccanismo che contribuisce alla comprensione dell'origine della massa delle particelle subatomiche, e che è stato recentemente confermato dalla scoperta della particella fondamentale prevista, grazie agli esperimenti Atlas e CMS del Large Hadron Collider del CERN" spiega nell'annuncio.

Bosone di Higgs

I due professori, insieme a Robert Brout scomparso nel 2011, erano già entrati nella storia nel 1964 quando avevano ipotizzato l'esistenza della particella fondamentale per completare il cosiddetto "modello standard", ossia una teoria che descrive le particelle elementari dell'Universo visibile e il modo in cui interagiscono. Il modello non riusciva a spiegare l'origine della massa di queste particelle senza un elemento in grado di conferire massa a tutte le altre: il bosone di Higgs appunto.

Per catturarlo ci sono voluti quasi cinquant'anni, ma il 4 luglio 2012 il CERN dette l'annuncio: la teoria era diventata realtà. Un merito che gli inventori hanno per diritto, ma che è da condividere anche con tutti gli scienziati del CERN di Ginevra, che hanno partecipato a "un'impresa scientifica europea in cui i fisici italiani hanno avuto un ruolo di primo piano, dai giovani ricercatori ai capi esperimento come Fabiola Gianotti e Guido Tonelli" precisa l'INFIN in una nota.

La comunità scientifica è in festa e gli scienziati stringono virtualmente la mano a Peter Higgs, l'84enne fisico inglese che ha dato il nome a questa particella ma che preferisce stare timidamente in disparte. "Sarebbe un trauma" aveva sempre detto del Nobel, e ora che il trauma è arrivato preferisce gestirlo in privato.

Una coppia da Nobel

Non è uno snob, ma un uomo abituato a svolgere il suo lavoro di ricerca lontano dai riflettori, che non usa il computer, ascolta musica classica con un vecchio impianto a valvole e per scrivere usa ancora carta e penna. Non a caso l'esistenza del bosone prese forma su un paio di pagine scarabocchiate di parole ed equazioni. Un uomo di altri tempi, insomma, che senza gli strumenti all'avanguardia di cui disponiamo oggi ha intuito uno dei segreti più importanti della formazione dell'Universo.

Intuizione che non fu capita ai tempi dall'editore di Physics Letters, che per ironia della sorte lavorava al CERN, e che disprezzò Higgs invitandolo a inviare la ricerca a una rivista non specializzata. Ma questa è un'altra storia, e Higgs la sua rivincita se l'è già presa: migliaia di scienziati hanno lavorato al "suo bosone", e proprio il CERN ne ha dimostrato l'esistenza. Tanto di cappello.