Norme anti-pirateria italiane: quasi pronte, senza proclami

La relazione AGCOM 2013 svela la linea rigorosa del presidente Cardani.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il Garante delle Comunicazioni sta lavorando a nuove norme anti-pirateria e al momento non è previsto il coinvolgimento del Governo e del Parlamento. Il Presidente AGCOM Angelo Marcello Cardani è stato molto chiaro nella Relazione annuale 2013, presentata in queste ore alla Camera dei Deputati.

"L’azione dell'Autorità seguirà scrupolosamente il quadro normativo vigente e si baserà sui tre pilastri fondamentali: l'educazione alla legalità, la promozione dell’offerta legale e lo strumento dell'enforcement", ha dichiarato Cardani.

Il salto nel vuoto

"Naturalmente, qualora il Parlamento intervenisse ad adottare una riforma della legge che tutela il diritto d'autore per adeguarla alla nuova realtà tecnologica e di mercato, l'Autorità sarebbe lieta di conformare la propria azione alle nuove scelte legislative".

Considerato che il Governo in questo momento ha altre priorità e che per una legge di riforma ci vorrebbe un consenso trasversale, è assai probabile che l'AGCOM lavori in autonomia. Cardani ha già detto che il nuovo regolamento sarà "rispettoso dei principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa", ma il tema rimane ostico e difficile da gestire.

Chi in passato ha tentato la sortita è stato sempre costretto a ritornare sui propri passi. Clamoroso ad esempio il tentativo dell'ex presidente AGCOM Calabrò nel 2012. Promise il nuovo regolamento per maggio. Le lobby industriali misero in fresco le bottiglie di champagne. E alla fine a marzo passò la palla al Governo Monti. Confindustria Cultura è ancora lì che digrigna i denti. E intanto è passato un altro anno.

Cardani forse ha fatto sua quell'esperienza. È favorevole infatti a una maggiore collaborazione dei diversi soggetti pubblici e privati rilevanti in materia. "Ad esempio, le scelte adottate per la distribuzione dei contenuti cinematografici – in particolare il sistema delle finestre geografiche e temporali – possono influenzare il livello di consumo illegale", prosegue nella relazione.

Cardani

"Nell’ambito dei contenuti e delle funzioni di garanzia sarà opportuno riflettere sull'aggiornamento di regole che appaiono obsolete e inefficaci nell’affrontare il ruolo di vigilanza [...] intendiamo promuovere un approccio maggiormente armonizzato con le autorità di regolazione degli altri paesi europei". La sensazione è che entro la fine dell'anno il testo sarà comunque pronto.

Per quanto riguarda il tema dello scorporo della rete Telecom Italia, il presidente AGCOM si dimostra cauto. Conferma l'attuale studio del progetto, ma in generale l'esigenza di non discriminazione e parità di accesso tra operatore dominante e concorrenti.

"L'Autorità dovrà saper trovare il giusto equilibrio tra l'obiettivo di promozione della concorrenza e l’incentivazione agli investimenti, considerando che non tutte le aree del paese presentano stessa redditività", scrive Cardani.

"La realizzazione di nuove infrastrutture dovrà essere incentivata attraverso la semplificazione amministrativa (es. scavi e condivisione tubi) e la diversificazione delle tecnologie (NGN, LTE, Wi-Fi): regole economiche e tecniche che tengano conto dell'efficienza dinamica del mercato e delle potenzialità della concorrenza".

###old2423###old

In sintesi la separazione della rete di accesso e il modello di equivalence of input appaiono come opportunità "se finalizzate a promuovere lo sviluppo delle reti di nuova generazione, con tempi e azioni guidati dalle imprese e a condizioni paritetiche".

I parametri chiave per comprendere se sarà un vantaggio o meno per il paese sono due: il perimetro dello scorporo, quindi se negli asset Telecom inserirà anche la rete attiva, e la separazione effettiva del controllo.

"Situazioni intermedie implicheranno inevitabilmente valutazioni graduali", conclude il documento AGCOM.

Palla al centro. Cardani è molto chiaro: la terra di mezzo dovrà essere contrattata.

Per una volta il Garante delle Comunicazioni riconosce la condizione ideale per il mercato italiano e per i consumatori. E parte da questa per individuare un compromesso. Non è una cosa da poco. In tempi passati è capitato che il nostro blocco di partenza fosse leggermente spostato. E non certo per favorire (in primis) l'interesse del paese.