OpenAI accusa il New York Times: "hanno pagato qualcuno per hackerare ChatGPT"

OpenAI ha accusato il New York Times di aver pagato qualcuno per "hackerare" ChatGPT e altri software dedicati all'IA

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a cura di Andrea Maiellano

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OpenAI ha accusato il New York Times di aver pagato qualcuno per "hackerare" ChatGPT e altri software dedicati all'IA, generando prove false a sostegno della causa di violazione del copyright contro OpenAI e Microsoft, perpetrata proprio dal Times. 

La querela, presentata a dicembre, afferma che OpenAI e Microsoft hanno utilizzato milioni di articoli del Times, senza autorizzazione o compensazione, per addestrare i loro sistemi, creando chatbot concorrenti che vengono sfruttati come fonte di informazioni.

In una deposizione al tribunale federale di Manhattan, OpenAI ha, però, dichiarato che il Times avrebbe pagato qualcuno per "hackerare" i suoi prodotti e generare 100 esempi di violazione del copyright.

OpenAI sostiene che il Times avrebbe impiegato decine di migliaia di tentativi per ottenere risultati "altamente anomali", utilizzando "comandi ingannevoli" che violano i termini d'uso di OpenAI.

L'avvocato di OpenAI ha sostenuto che ciò è stato possibile solo sfruttando un bug, utilizzando comandi ingannevoli che violano i termini d'uso di OpenAI.

Ha aggiunto che il Times ha dovuto alimentare lo strumento con porzioni degli stessi articoli che cercava di far produrre a ChatGPT, la maggior parte dei quali era già presente su diversi siti web pubblici.

OpenAI non ha specificato chiaramente la persona che, secondo loro, il Times avrebbe assunto per manipolare l'output di ChatGPT e non ha accusato direttamente il giornale di effettivo hacking, considerandolo solamente il tramite.

Il Times ha risposto definendo la caratterizzazione di "hacking" di OpenAI come l'utilizzo dei prodotti della stessa azienda per cercare prove di appropriazione indebita delle opere protette da copyright del Times.

Ha sottolineato che la portata della copia di OpenAI è molto più ampia di quanto indicato nella denuncia e che OpenAI non contesta, né può contestare, di aver copiato milioni di opere del Times senza autorizzazione per costruire e alimentare i propri prodotti commerciali.

La controversia si concentra sull'uso di opere protette da copyright nell'addestramento di intelligenze artificiali generative, generando numerose cause legali.

OpenAI ritiene che le aziende di intelligenza artificiale vinceranno casi simili basandosi sul principio di "fair use" e sottolinea che il Times non può impedire ai modelli di IA di acquisire conoscenza sui fatti.

In passato, il Times aveva intrapreso trattative con OpenAI e Microsoft per un accordo di licenza, ma i colloqui si erano interrotti, portando alla causa attuale.

OpenAI ha già accordi con Reuters e Axel Springer per l'utilizzo del loro contenuto a scopo di addestramento e sta trattando con CNN, Fox Corp. e Time per ulteriori accordi di licenza.