Scandalo NSA: Europa unita contro Washington

Il Consiglio UE discute su una proposta per cambiare le regole sullo spionaggio fra alleati.

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a cura di Dario D'Elia

Lo scandalo NSA che sta investendo l'Europa è diventato il protagonista indiscusso del Consiglio UE dedicato all'economia. Se il caso francese sembrava già eclatante, quello del cancelliere Merkel si è spinto oltre. Come se non bastasse The Guardian ieri ha confermato che la lista dei leader mondiali sorvegliati è a quota 35.

"Dobbiamo trovare una base per le nostre relazioni future. La fiducia tra alleati è stata profondamente scossa e deve essere ricostruita. La nostra partnership deve cambiare e cambierà radicalmente", ha commentato Angela Merkel da Bruxelles. Ecco quindi sul tavolo una proposta per ridefinire le attività di intelligence e le modalità relazionali tra Stati Uniti e Comunità Europea.

Germania e Francia alleate

Francia e Germania spingono per accelerare i tempi. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy sostiene che i 28 paesi dell'Unione parlino "un linguaggio comune" e si presuppone un accordo con Washington entro fine anno.

L'unico a remare contro è il premier britannico Cameron che gode di un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. Per altro si oppone anche a un rafforzamento della normativa UE sulla protezione della privacy e della tutela dei dati personali. Sostiene che gli effetti collaterali sull'industria sarebbero nefasti.

"Non possiamo tollerare che ci siano zone d'ombra o dubbi", ha dichiarato il Presidente del Consiglio Letta. "Ovviamente vanno fatte tutte le verifiche, ma vogliamo tutta la verità. Non è accettabile e concepibile che ci siano attività di questo tipo".

"Per difendere la sicurezza dell'America stanno calpestando un diritto fondamentale come quello alla privacy. Il diritto alla sicurezza non può essere garantito se non bilanciandolo con altri diritti, primo tra tutti la tutela della riservatezza della vita privata", ha ricordato il presidente del Garante della privacy Antonello Soro.

Obama

Il problema di fondo è che l'amministrazione Obama sapeva, come quella di George Bush d'altronde. Il portavoce del presidente, Jay Carney, ha confermato la riesamina "dei metodi di raccolta dell'intelligence, per bilanciare le esigenze di sicurezza con quelle della privacy". Ma se il capitolo "anti-terrorismo" si presta a giustificazioni più o meno digeribili, quelli sulle intercettazioni a scopo industriale, commerciale e tecnologico sono indifendibili.

"Se gli alleati della Nato possono andare in guerra insieme, certamente possono anche decidere di non spiarsi gli uni gli altri", ha commentato Ben Scott, ex collaboratore di Hillary Clinton. Pragmatica invece la posizione di Bernard Squarcini, l'ex capo dei servizi segreti francesi. "Sono sconcertato da tanta ingenuità. Forse i politici non leggono i rapporti che gli mandiamo. Ciascuna nazione spia anche i propri alleati. Gli americani spiano noi, e noi facciamo altrettanto".

Già, il problema infatti è quando tutto viene fuori alla luce del Sole.