Cobra Kai Stagione 4, recensione: you've got another thing coming

Eagle Fang e Miyagi-do uniscono le forze contro il Cobra Kai in Cobra Kai Stagione 4 in arrivo il 31 dicembre su Netflix.

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a cura di Domenico Bottalico

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Arriverà ufficialmente su Netflix il prossimo 31 dicembre, in tempo per un binge watch a cavallo fra capodanno e l'inizio del 2022, Cobra Kai Stagione 4. Dopo gli eventi della passata stagione (recuperate la nostra recensione) i dojo Miyagi-Do di Daniel LaRusso e Eagle Fang di Johnny Lawrence sono costretti ad unire le forze per battere Cobra Kai il cui controllo è ormai saldamente nelle mani di John Kreese.

Cobra Kai Stagione 4: dojo contro dojo... contro dojo

Cobra Kai Stagione 4 vede Daniel LaRusso e Johnny Lawrence, loro malgrado, unire le forze contro l'odiato Cobra Kai. I due dojo infatti cercano faticosamente di collaborare in previsione del prossimo torneo All Valley. Il patto fra i sensei è chiaro: se Cobra Kai dovesse perdere, il dojo verrà smantellato. Mentre Daniel e Johnny cercano di far convivere i due stile diversi di karate, John Kreese recupera un vecchio alleato: Terry Silver.

L'uomo, che aveva originariamente fondato con lui il Cobra Kai, è inizialmente riluttante a tornare sul tatami ma una volta indossato nuovamente il gi sembra avere grandi piani e obbiettivi per il dojo, obbiettivi che non sempre sono gli stessi di Kreese. La tensione crescente fra i sensei si riversa inevitabilmente sugli allievi. Samantha e Miguel cercano di difendere l'alleanza tra i dojo ritrovandosi però a simpatizzare l'uno per il sensei dell'altro attirandosi gelosie e preoccupazioni mentre Robbi sembra aver trovato una casa stabile con Cobra Kai e una sparring partner, o forse qualcosa di più, in Tori.

Quando poi i sensei si accordano per vietare qualsiasi scontro prima del torneo la situazione precipita. La collaborazione fra Miyagi-Do e Eagle Fang naufraga con tanto di scontro fisico fra Daniel e Johnny e con il torneo stesso che a sorpresa cambia formula, introducendo fra le altre cose una categoria femminile, i dojo sono costretti a correre ai ripari attingendo ad impensabili risorse come il ritorno di Hawk per il Miyagi-Do. Il finale del Torneo All Valley sarà ricco di sorprese e ramificazioni future per tutti i partecipanti.

Cobra Kai Stagione 4: you've got another thing coming

Bisogna effettivamente attendere gli ultimi due episodi di Cobra Kai Stagione 4 per trovare quegli spunti narrativi che avevano reso apprezzabili e fresche soprattutto le prime due stagioni, spunti che inevitabilmente rendono questa quarta stagione della serie una stagione di passaggio che ha il merito di rimaneggiare e rimescolare personaggi già noti attraverso quella formula ben collaudata in cui i personaggi crescono e si sviluppano cambiando alleanza e quindi inevitabilmente "punto di vista" sui conflitti che vivono.

In questo senso c'è subito da sottolineare come, sin dai primissimi episodi, Cobra Kai Stagione 4 risulti meno fresca e puntuale ma non per questo meno efficace. È anche fisiologico un calo di questo tipo per una serie che nata con pretese meno roboanti, per fortuna, di tanti altri progetti studiati proprio per cavalcare l'onda della nostalgia e del revival. È evidente come la serie infatti sgomiti per far convivere l'anima più citazionistica e nostalgica (in questa serie trovano spazio oltre i film stessi della saga anche riferimenti a Ritorno al Futuro, Top Gun, Rocky, Footloose e Senza Esclusione di Colpi) con tematiche più attuali come bullismo e inclusività che, è bene sottolineare seppur in forma radicalmente diversa, erano presenti già nella prima pellicola.

Da questo punto di vista Cobra Kai Stagione 4 risulta ancora meno "posticcia" di altre serie che invece tendono ad "inciampare" su queste tematiche. Il segreto sta nella formula: con l'introduzione del nuovo personaggio Kenny viene messo in primo piano anche Anthony LaRusso (l'altro figlio di Daniel) capovolgendo ancora una volta i ruoli e facendo rivivere idealmente le scene del primo film.

Cobra Kai Stagione 4 ha un ritmo volutamente nervoso che controbilancia molto bene la tensione fra Daniel e Johnny con la componente teen drama della serie, questa stagione relegata decisamente più in secondo piano ma non senza qualche sorpresa. Anziché costruire quindi la stagione in previsione del tanto anticipato scontro finale nel torneo All Valley, sceneggiatori e showrunner optano per una serie di piccoli conflitti e screzi fra le fazioni che rendono la narrazione meno scontata e meno impostata sui binari della formula stile shonen manga ovvero "allenamento-potenziamento-combattimento finale".

Il tutto risulta più urgente seppur non manca qualche passaggio a vuoto. Se la componente teen drama è, come detto poco sopra, relegata in secondo piano a giovarne è quella umoristica che risulta però forse un po' troppo accentuata e in alcuni frangenti un p0' troppo stucchevole e al limite dello slapstick per risultare credibile.

C'è anche da rimarcare come sia ancora una volta la grande alchimia fra Ralph Macchio e William Zabka a trascinare in più di una occasione la serie. Il loro rapporto da frenemies funziona benissimo allorquando porta all'estremo le loro differenze dentro e fuori dal tatami per così dire ma anche a sorpresa quando li avvicina portandoli anche "fuori" dai sensei che devono giocoforza interpretare.

È indubbio però che la vera ventata di aria fresca all'interno della serie sia l'ingresso, o il ritorno se vogliamo, di Terry Silver. Il mitico villain di Karate Kid III (recuperate la quadrilogia completa in Blu-Ray su Amazon) ritorna in modalità analoghe a quanto fatto da altri personaggi nel corso delle serie ma la sua fisicità, il suo aspetto decisamente luciferino e una caratterizzazione meno "equilibrata" rispetto a John Kreese, villain credibile ma facilmente decifrabile, rendono Terry Silver e l'interpretazione di Thomas Ian Griffith una aggiunta ricca di spunti ed evoluzioni narrative per la prossima stagione al netto del twist finale che lo riguarda.

A proposito di twist finali quello che riguarda Miguel apre altrettanti filoni narrativi inediti per la serie che mai come in questa stagione ha capitalizzato sul franchise cinematografico pur non esaurendolo, vedasi scena finale con Daniel sulla tomba del maestro Miyagi. Tornando ai giovani interpreti della serie, proprio Miguel e Samantha sono quelli che evolvono più lentamente rimanendo ancorati più saldamente a quanto visto nella precedente stagione mentre va meglio a Robby e soprattutto a Tori che diventa di fatto, da metà stagione in poi, il volano narrativo di tutta la stagione. Menzione d'onore per il personaggio di Hawk il cui arco narrativo di redenzione è sicuramente uno dei più interessanti finora.

Dal punto di vista tecnico, Cobra Kai Stagione 4 non si discosta dalle soluzioni già adottate in precedenza. La fotografia è asciutta, le inquadrature tutte attenzionate sui personaggi e la loro prossemica mentre sono sempre presenti le sequenze in prolessi con spezzoni presi direttamente dai film. Dal punto di vista delle sequenze d'azione non c'è un corrispettivo della grande sequenza a casa dei LaRusso della passata stagione ma una serie di piccole scene d'azione abbastanza semplici in termini di coreografie e movimenti di camera (la migliore senz'altro quella in biblioteca) mentre ampio spazio viene lasciato al torneo All Valley in cui abbonda l'uso della slow-motion di ottantiana memoria.