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La Forza del Male di Stephen King: la recensione

La Forza del Male, un volume unico che racchiude due romanzi del maestro dell'horror Stephen King: I Vendicatori e Desperation. Ecco la nostra recensione.

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a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

Due romanzi-specchio, due dimensioni unite da un comune denominatore: Tak, un'entità fatta di pura malvagità, portatrice di morte e violenza. Le Forze del Male è il romanzo di Stephen King che riunisce I Vendicatori e Desperation, edito da Sperling & Kupfer: un concentrato di terrore che da cui non ci si potrà staccare.

Il male, unico e terrificante, può presentarsi sotto diverse forme e infettare gli individui, come un morbo virulento, che scatenerà la sua malvagità nei modi più fantasiosi possibili. È questo, di base, ciò che accade ne La Forza del Male di Stephen King, volume unico che racchiude i due romanzi complementari I Vendicatori e Desperation pubblicato da Sperling & Kupfer.

Vi sono diversi traits d'union tra i due, tuttavia la materia di fondo che li lega saldamente con tutto il suo carico di malignità è Tak, una misteriosa creatura fatta di puro male che le viscere della terra hanno stillato quando invece sarebbe dovuta rimanere intrappolata per sempre. Due romanzi horror, un'unica, spaventosa entità, che nelle mani sapienti di Stephen King sprigiona tutto il suo potenziale orrorifico: La Forza del Male può essere considerato così un singolo, lungo racconto in grado di ammaliarci con la forza del bene che si oppone al male, ma anche di lasciarci agghiacciati con il suo bagaglio di violenze e mostruosità. E qui vi racconteremo perché.

Due Re sulla stessa carta: Stephen King e Richard Bachman

Il libro pubblicato quest'anno da Sperling & Kupfer nell'edizione Big, all'interno della collana Pickwick, racchiude insieme i due romanzi scritti da Stephen King e pubblicati entrambi nel 1996: I Vendicatori (The Regulators) e Desperation. Non stupitevi, tuttavia, se sulla copertina leggerete anche il nome di Richard Bachman: a dispetto del fatto che il volume contenga due storie solo in apparenza separate e scritte con due stili differenti, si tratta della stessa persona. Richard Bachman è infatti lo pseudonimo che King ha utilizzato dal 1977 al 1984, per poi riprenderlo nuovamente anni dopo nonostante ormai il trucco fosse stato svelato.

King ha pubblicato diversi romanzi dietro il nome di Bachman, apponendo sulla quarta di copertina di alcuni di essi persino una foto fittizia di questo autore: Ossessione, La Lunga Marcia, Uscita per l'Inferno, L'Uomo in Fuga, L'Occhio del Male, Blaze e I Vendicatori. Tuttavia, benché nel 1985 la vera identità di Richard Bachman fosse stata resa nota, il Re continua a giocare coi lettori e in una nota redazionale tra le prime pagine di La Forza del Male inserisce un aneddoto scritto da un certo Charles Verrill che racconta di come la moglie di Bachman, anni dopo la morte del consorte, avesse trovato tra le sue cose in cantina il manoscritto de I Vendicatori, pronto per essere inviato all'editore.

Uno scherzo che contribuisce a mettere il lettore di fronte a quelle che sembrano realmente due storie scritte da persone distinte e separate. Non tanto per la trama, ma quanto piuttosto per lo stile adottato in ciascuna di esse, i linguaggi utilizzati, il modo in cui certi fatti vengono esposti (per mezzo di ritagli di giornale e pagine di diario all'interno di un romanzo, totalmente assenti invece nell'altro, ad esempio).

I Vendicatori di Richard Bachman e Desperation di Stephen King (da cui è stato tratto anche un film nel 2006), sono così riuniti nel volume da circa mille pagine La Forza del Male, che in questa versione unisce insieme anche le copertine con cui i due romanzi erano stati pubblicati in origine separatamente. Un'immagine composta in maniera continuativa, realizzata dall'illustratore Mark Ryden (il quale ha disegnato le copertine di Dangerous di Michael Jackson e One Hot Minute dei Red Hot Chilli Peppers), che in maniera piuttosto inquietante ci anticipa quali saranno i "mostri" di cui leggeremo all'interno.

I Vendicatori...

Sembra una tranquilla, afosa giornata d'estate in Poplar Street, Wentworth, Ohio, in uno di quei vicinati dove ogni casa ha il suo prato verde su cui atterra il giornale lanciato da un ragazzino in bici. Tutti trascorrono la propria mattina in maniera diversa e con spensieratezza, senza immaginare che da un momento all'altro un gruppo di furgoni dai colori accesi e dalle forme futuristiche di un universo fantascientifico farà la sua comparsa per distribuire morte e violenza gratuite, senza alcuna ragione apparente. A bordo, individui che hanno tutta l'aria di essere degli alieni vestiti come dei cowboy appena usciti da un episodio di Bonanza.

È solo l'inizio di una giornata che sarà segnata da una lunga scia di uccisioni efferate, mentre chi sopravvive cerca di guadagnare ancora qualche ora di vita nascondendosi come meglio può o tentando di contrastare gli orrori che man mano appariranno nel quartiere: coyote, puma e avvoltoi dalle forme impossibili, che solo l'immaginario di un bambino avrebbe potuto creare.

Intanto, una sola abitazione sembra essere immune alla distruzione indiscriminata che gli strani furgoni stanno compiendo: quella di Audrey Wyler e del nipote, Seth, un bambino autistico di otto anni. Anche loro, tuttavia, stanno combattendo la loro battaglia personale tra le quattro mura della loro casa, contro un male insidioso che potrebbe portare tutti alla rovina se non sarà fermato. Il suo nome è Tak!

...e Desperation

I coniugi Peter e Mary Jackson viaggiano in auto su una lunga strada del Nevada; la famiglia Carver chiacchiera amabilmente a bordo del proprio camper su quello stesso tratto, dove il paesaggio è dominato dal deserto; e lo scrittore pluripremiato Johnny Marinville vi fa una piccola sosta mentre sta attraversando il paese in lungo e in largo sulla sua Harley. Cos'hanno in comune queste persone? Verranno tutte "arrestate" dall'agente Collie Entragian e rinchiuse nella centrale di polizia di Desperation, dove poco per volta il malvagio poliziotto inizierà il suo spargimento di sangue.

Ciò che non sanno i malcapitati protagonisti di questa storia è che la spaventosa violenza di Entragian è solo la punta dell'iceberg, poiché un male oscuro e spietato si è impossessato della città, scaturendo direttamente dalle viscere della terra. La sua origine è il China Pit, una miniera scoperta recentemente nei pressi di Desperation che racchiude una storia più spaventosa di quel che si possa immaginare.

Una lotta tra il bene, giunto in maniera inaspettata nella persona di David Carver, un undicenne votato a Dio, e il male, infido e spietato, che ancora una volta viene propagato da Tak: un'entità informe che infetta i corpi degli esseri viventi per compiere le peggiori nefandezze.

La Forza del Male non ha confini

Stephen King si sdoppia e, con La Forza del Male, ci racconta in maniere differenti lo stesso soggetto: la malvagità, amorfa e invisibile, che si manifesta attraverso gli uomini nell'entità chiamata Tak. Non a caso l'autore ha inserito anche gli stessi personaggi in uno come nell'altro romanzo, apportando loro alcune piccole differenze, individui appartenenti a dimensioni parallele costretti a condividere lo stesso orribile destino. Il male, insomma, esiste ovunque ed è radicato a livello profondo, non conosce confini, nemmeno tra piani diversi dell'esistenza.

I fan del Re apprezzeranno di certo questo doppio romanzo horror il cui vero protagonista sembra essere proprio il malvagio Tak. Una narrazione in cui è evidente la presenza di elementi ricorrenti in altre opere di King, riconoscibili e inconfondibili: la visione di un'America perbene e brillante sotto il cui tappeto si nascondono cumuli di azioni e atteggiamenti deplorevoli; la presenza di un gruppo di amici (con un'ampia rosa di personaggi) che devono unire le proprie forze per far fronte al pericolo; un nemico presentato sotto forma di mostruosa entità, tanto raccapricciante e malefica quanto misteriosa; l'infanzia e la forza che giace nell'animo dei bambini, inattesi salvatori della situazione.

Si tratta però di un modo di approcciarsi alla storia diverso per ciascuno dei due romanzi riuniti ne La Forza del Male, così che qualcuno potrebbe amare di più I Vendicatori che Desperation o viceversa. Noi, assegniamo ai due un 60-40 a favore de I Vendicatori, e le motivazioni sono molteplici.

Una narrazione che funziona

I Vendicatori di Stephen King (o meglio, di Richard Bachman) inserisce nella sua trama degli elementi che contribuiscono ad accrescere il senso di orrore e timorosa aspettativa, tanto più che essi appartengono a quella che dovrebbe essere la sfera dell'innocente infanzia. I giocattoli della serie animata di fantascienza MotoKops 2200, le battute a memoria del film western The Regulators (I Vendicatori, appunto), spaghetti e latte e cioccolata, sono tutte componenti in apparenza innocue che nell'ambito di questa trama divengono invece fonte di morte, sanguinosa e brutale, acquisendo una carica fortemente inquietante che trasmette angoscia nel momento in cui vengono menzionate. Del tipo "Oh, qui si parla dei furgoncini MotoKop 2200, tra qualche istante potrebbe accadere qualcosa di molto brutto. Prepariamoci."

Il timore è ben giustificato, dal momento che King inserisce in questa prima parte della sua storia tutta una serie di morti violente, che giungono talvolta in maniera inaspettata e scioccante (è bene quindi non riporre troppe speranze in nessuno dei numerosi personaggi coinvolti, perché non vi è alcun indizio su chi potrebbe essere il prossimo). E tuttavia, per raccontare l'esplosione di malvagità che colpisce Poplar Street l'autore non carica le frasi di suspense ma adotta un registro scorrevole, talvolta molto vicino al parlato, che rende la lettura fluida e liscia come l'olio, pur trattando una materia pesante da digerire. L'inserimento di fittizi ritagli di giornale, cartoline, lettere, pagine di diario non spezza questo ritmo incalzante, ma concorre a creare una narrazione più "moderna", completa, approfondita da ulteriori testimonianze. La descrizione della discesa nella minera del China Pit scritta su una lettera è forse uno dei momenti di massimo terrore.

Non è un fatto nuovo vedere Stephen King destreggiarsi con registri diversi nei suoi romanzi, ma leggere I Vendicatori e Desperation in maniera continuativa mette in risalto il cambio di stile dall'uno all'altro e per questo, talvolta, Desperation potrebbe risultare più lento, prolisso nel descrivere certe situazioni, prediligendo l'inserimento di lunghi flashback o di quelli che comunemente vengono chiamati "spiegoni" piuttosto ampi. Sembra comunque che l'obiettivo di King sia stato raggiunto: i due romanzi appaiono realmente come se fossero stati scritti da due autori diversi e, questo, è di certo degno di nota.

Cowboy e alieni dell'orrore

L'impressione generale è però che I Vendicatori sia più votato all'azione. Si respira costantemente un senso di urgenza, la sensazione che il pericolo possa piombare addosso ai protagonisti da un istante all'altro (giacché accade realmente diverse volte), che sia nella forma dei coloratissimi furgoni venuti dallo spazio o in quella di un coyote dall'anatomia impossibile come un picasso. E l'assurdità (che sfiora talvolta il trash) di certi momenti descritti non rende il racconto più leggero, quanto piuttosto più terrificante. Tak, la creatura informe giunta da chissà dove, ha fatto sue le fantasie di un bambino, ha preso cowboy e alieni e li ha trasformati in un incubo ad occhi aperti, da cui gli abitanti di Poplar Street possono svegliarsi solo se l'entità verrà scacciata via. O se moriranno.

È una lettura che tiene incollati al libro, pagina dopo pagina, poichè non presenta "tempi morti", ma solo brevi pause tra uno spavento e l'altro (conditi da parecchio raccapriccio per le scene più splatter) che sono utili ad aumentare il timore e l'attesa. Il primo, dettato dal fatto che Tak è imprevedibile, non si sa quale nuova trovata tirerà fuori dal suo malefico cilindro; la seconda, suscitata dal desiderio di vedere finalmente il bene vincere su questo male insensato e senza un obiettivo preciso, se non quello di procurare dolore e morte fini a sè stessi.

Bene che è rappresentato qui soprattutto da Audrey Wyler e dal nipote Seth, che incarnano con passaggi anche molto toccanti il profondo rapporto madre-figlio (in questo caso Audrey è una sorta di madre adottiva) che può dare forza a entrambe le parti coinvolte e vincere ingiustizie e sofferenze.

La città della disperazione

A vantaggio di Desperation, c'è da dire che si tratta, forse, di una trama più matura e ragionata.

Come accennato in precedenza, il secondo romanzo de La Forza del Male firmato da Stephen King (stavolta col suo vero nome) si prende maggiormente il suo tempo, dilata la narrazione e, in certi passaggi, questa strategia non si rivela particolarmente azzeccata. L'orrore viene diluito, si creano troppi momenti di "distensione" che cozzano un po' con ciò che avveniva invece ne I Vendicatori, dove l'autore non ci lasciava quasi il tempo di riprendere fiato dal terrore. Alcune delle riflessioni fatte dai personaggi, così come la descrizione di determinate azioni fin nei minimi dettagli, sono probabilmente superflue e non aiutano a creare quell'atmosfera horror di cui invece vorremmo leggere in un romanzo del genere.

Come detto, però, Desperation sembra essere il frutto di una narrazione progettata in modo da fare incastrare i pezzi in modi sorprendenti fino alla sua conclusione, facendo sue tematiche più profonde e mature. Questo lo riscontriamo a partire dal fatto che il nemico non si manifesta sotto forma di giocattoli sgargianti o scarabocchi viventi, ma si insinua nei corpi degli individui adulti per compiere la sua opera di morte e distruzione, rendendo i protagonisti incapaci di distinguere un alleato da un corpo posseduto dal male. Adulti perché sembra che i bambini in qualche modo siano in grado di resistere all'influsso malvagio di Tak. Fare uso degli uomini, permette inoltre a Tak di compiere una piccola strage nella città di Desperation, dove gli abitanti vengono colti di sorpresa da quelli che credevano fossero i loro amici o colleghi di lavoro: le uccisioni si accrescono, così, e diventano anche più fantasiose, specialmente quando l'informe entità dispone della mole consistente del poliziotto Collie Entragian, con scene forse anche più splatter che ne I Vendicatori.

Una narrazione più profonda

Desperation è più adulto anche per la filosofia di fondo che inserisce: quella dell'esistenza di Dio, che tuttavia è talmente crudele da essere paragonato più volte a Tak nel romanzo. Non malvagio e votato alla sofferenza, ovviamente, ma piuttosto spietato di fronte alle conseguenze delle scelte degli uomini, se queste sono dirette alla realizzazione di un bene superiore che coinvolga tutti. King sembra dirci così che Dio è amore, ma solo se siamo disposti a credere e sacrificare tutto per ottenerlo, non per noi stessi, ma per il mondo intero.

Una tematica inserita con grande razionalità, senza quel bigottismo che potrebbe far sembrare i protagonisti dei missionari che tentano di convertire chi legge al cristianesimo. E d'altra parte, contro un male così radicato in profondità a Desperation come è Tak, probabilmente c'era davvero bisogno di una forza superiore e divina per potersi difendere e sopravvivere. Tak è così potente da servirsi infatti anche di un esercito personale: quello degli animali che popolano il deserto intorno a Desperation, i quali vengono posti sotto il suo controllo attraverso raccapriccianti "formule magiche" in una lingua antica e sconosciuta (quella degli informi). Mantra che vengono ripetuti più e più volte e che il lettore non potrà fare a meno di ripetere nella propria testa (purtroppo): ad esse, però, si contrappongono spesso le preghiere rivolte a Dio, fornendo la speranza che attraverso quelle parole il bene possa avere finalmente la meglio sul male.

David, il figlio undicenne di famiglia Carver, è il portatore di questo verbo, il piccolo "profeta" (o "pretino", come lo chiama Tak) che risolleverà le sorti dei disgraziati viaggiatori condotti a Desperation, come un Davide che combatte contro un Golia invisibile e insidioso ma non meno letale. È qui però che in determinati momenti la narrazione tende a stonare leggermente, mettendo in bocca ad un ragazzino frasi o interi discorsi forse fin troppo adulti e improbabili, con un linguaggio che un undicenne non potrebbe nemmeno conoscere. Apprezzato quindi l'inserimento di certe tematiche, ma la costruzione avrebbe potuto essere realizzata diversamente in alcuni passaggi.

Ancora una volta, comunque, King affida ai bambini il compito di riportare la luce nell'oscurità, come una sorta di monito a riaccendere in noi quella parte infantile disposta a "credere" e agire senza timore, per uccidere il mostro che serpeggia nell'oscurità.

Tak!

Voto Recensione di La Forza del Male di Stephen King



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - I Vendicatori si lascia legge speditamente: cowboy e alieni che spargono morte e distruzione con una narrazione fluida e attuale;

  • - Desperation presenta tratti meno "trash" del suo romanzo complementare, ma è più maturo e profondo in più di un passaggio;

  • - Orrore allo stato puro: Tak è un concentrato di pura e insidiosa malvagità

Contro

  • - Alcuni passaggi risultano molto lunghi e verbosi;

  • - Il personaggio di David Carver è un po' incoerente: un undicenne che fa discorsi troppo maturi per essere credibile

Commento

La Forza del Male è uno di quei romanzi horror che tengono il lettore incollato alle pagine. Bene soprattutto I Vendicatori, con la sua lettura fluida e rapida, densa di azione e orrore. Più maturo Desperation, che tuttavia si perde talvolta in lunghe spiegazioni molto dettagliate.

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