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Pro
- - Guillermo Del Toro e Chuck Hogan sono qui una certezza: La Porta del Male è un horror ben fatto;
- - John Blackwood è un antieroe perfetto, che rappresenta a sua volta un misterioso tassello;
- - Una lettura rapida, chiara e scorrevole;
- - Entità mostruose, spaventosi omicidi, stregoneria: c'è proprio tutto
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Contro
- - Sul finale sembra che il romanzo sia troppo frettoloso e sbrigativo;
- - Ci sarà un sequel? Lo speriamo vivamente
Il verdetto di Tom's Hardware
Una vera e propria indagine dell'occulto permeata da un fitto mistero che mantiene alta la soglia d'attenzione fino alla fine del nuovo romanzo di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan. Il duo dell'horror sforna quindi un racconto degno di essere assaporato nella sua terrificante totalità, tra protagonisti magnificamente caratterizzati ed una trama raccapricciante che sembra avere valenze più attuali che mai.
C'è un male che divora il dolore degli uomini e ne assapora ogni momento fino alla loro morte. La porta che lo teneva relegato nel suo piano di esistenza è stata spalancata e adesso il mondo intero è in pericolo. Guillermo Del Toro e Chuck Hogan firmano questo nuovo, agghiacciante romanzo horror che porta il titolo de La Porta del Male, dando ai loro lettori un nuovo motivo per provare un terrore puro e strisciante attraverso un racconto che si lega alla nostra contemporaneità in molti modi.
Abbiamo letto La Porta del Male (The Blackwood Tapes), edito da Tre60: ecco il nostro resoconto, tra orrore e sgomento, ma anche consapevolezza sulla violenta realtà attuale dominata dal caos.
Il duo dell'horror: Del Toro e Hogan
Su Guillermo Del Toro, regista Premio Oscar celebre per lavori come La Forma dell'Acqua, Il Labirinto del Fauno o Hellboy, non vi sono molte presentazioni da fare. Forse però non tutti sanno che, oltre all'attività da regista, l'autore messicano si è dedicato negli anni anche a quella da scrittore di romanzi horror, ottenendo peraltro un certo grado di soddisfazione da parte dei suoi lettori. Il primo romanzo realizzato è del 2009 e si intitola La Progenie (The Strain): scritto a quattro mani con Chuck Hogan e primo capitolo di una trilogia chiamata Nocturna, il libro tratta il tema dei vampiri e della loro sempre maggiore diffusione a causa di un virus che trasforma ogni individuo in un mostro succhiasangue.
La collaborazione con l'autore statunitense (conosciuto soprattutto per i suoi Lo Stallo e Il Principe dei Ladri) ha recato ottimi frutti ai due, tant'è che The Strain ha dato il titolo nel 2014 ad una serie TV basata sulla trilogia di Del Toro e Hogan che ha raccolto consensi a piene mani. Il duo horror così creato ci riprova e pubblica un nuovo romanzo dell'orrore che, benché non parli letteralmente di vampirismo, descrive un tipo di creatura altrettanto spaventosa e famelica: non risucchia il sangue delle sue vittime, ma si dedica tuttavia a succhiare via la vita degli uomini impossessandosi della loro volontà e infliggendo loro dolore e morte.
Nasce quindi La Porta del Male, pubblicato ad ottobre da Tre60, etichetta che fa parte del più ampio TEA (Tascabili degli Editori Associati): questo si potrebbe definire il quarto libro scritto dai due autori, i quali si ispirano qui in molti modi per la figura del protagonista ad uno scrittore dell'orrore e del sovrannaturale che nei primo anni del '900 è diventato celebre soprattutto per i suoi racconti sulle indagini dell'occulto, ovvero Algernon Blackwood.
Il male sovrannaturale nel New Jersey
L'anno è il 2020. Gli agenti dell'FBI Odessa Hardwicke e Walt Leppo stanno seguendo un difficile caso di corruzione che coinvolge il governatore del New Jersey e il suo ex vicecapo dallo staff, quando ricevono una chiamata inaspettata: un uomo ha rubato, facendosi largo con la violenza, un jet privato e adesso sta sorvolando i cieli a bassa quota uccidendo casualmente chiunque gli capiti a tiro. Con orrore, i due scoprono che il loro caso si collega a doppio filo a ciò che sta avvenendo e si ritrovano loro malgrado a seguire la scia di omicidi del killer.
Abbandonato il jet l'uomo si reca presso un'abitazione, ma quando i due giungono sul posto nel tentativo di fermarlo, Odessa percepisce che c'è qualcosa che non va, fino a ritrovarsi con sgomento a dover puntare la pistola verso il collega Walt, divenuto adesso il folle omicida che tenta di uccidere l'unica sopravvissuta al massacro: una bambina di nove anni.
La sparatoria finisce in tragedia e, ciò che è peggio, è che Odessa giurerebbe di avere visto defluire via dal corpo del collega una sottile e terrificante nebbiolina. La donna quindi diventa oggetto di interrogatori e indagini, fino ad essere sollevata dai suoi incarichi ufficiali come agente sul campo. Spedita intanto a compiere le mansioni più umili che un agente dell'FBI possa vedersi appioppare, Odessa si trova così a sgomberare l'ufficio di un agente in pensione, Earl Solomon: colpito da un ictus, questi si trova adesso in ospedale e la donna fa la sua conoscenza quando gli restituisce la roba che gli era appartenuta. È lui a pronunciare il nome di John Blackwood, a suo dire l'uomo giusto da contattare per risolvere il difficile caso in cui Odessa si è trovata coinvolta.
Dubbiosa, l'agente segue le istruzioni indicatele da Solomon e contatta Blackwood attraverso una misteriosa cassetta della posta pressochè invisibile collocata tra due edifici. Come evocato attraverso un misterioso rituale magico, John Blackwood si presenta a Odessa annunciando di essere l'unico a poterla aiutare nella risoluzione dell'agghiacciante caso. È così che avrà inizio una nuova improbabile collaborazione che seguirà un altrettanto improbabile filo conduttore nelle indagini, lasciando Odessa sconcertata dalla piega sovrannaturale che queste prenderanno sempre più. Intanto, gli omicidi efferati e senza senso proseguono in città coinvolgendo decine di persone innocenti, perpetrati da un male oscuro e subdolo che affonda le sue radici nell'antichità. La stessa da cui d'altronde proviene anche il misterioso John Blackwood.
Vi presento John Blackwood
L'obiettivo di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan di tenere alta l'attenzione del lettore fino alla fine è con La Porta del Male ampiamente raggiunto. Si tratta infatti di un horror basato sostanzialmente su un'indagine del sovrannaturale, che si snoda davanti ai nostri occhi componendo la soluzione del caso pezzo dopo pezzo attraverso flashback risalenti ora al XVI secolo, ora agli anni '60 del '900. È un mistero che ha acquisito una carica spaventosa sempre maggiore nel corso dei secoli fino ad implodere ai giorni nostri, richiedendo con forza di essere svelato per porre fine all'orrore. E noi non possiamo che accompagnare con trasporto i due detective dell'occulto impegnati in questa indagine, dai contorni via via più agghiaccianti man mano che nuovi dettagli vengono svelati.
Il mistero maggiore, tuttavia, sembra essere rappresentato proprio da uno dei due protagonisti, ovvero John Blackwood. Come accennato, esso è ispirato ad Algernon Blackwood (che dà così anche il nome al personaggio e il titolo originale al romanzo), e in particolare ad uno dei protagonisti dei suoi scritti: John Silence, detective dell'occulto. Legato all'entità malvagia che sta seminando morte e caos tra le strade del New Jersey, rappresenta per chi legge uno di quei tasselli mancanti per risolvere pienamente il caso e tutta la sua figura è un costante enigma: taciturno e imperturbabile, riferisce maggiori dettagli solo se lo ritiene necessario e non ha alcuna conoscenza delle odierne tecnologie. Non possiamo far altro che seguire Odessa nel disvelare a poco a poco la verità su questa strana figura che ha davvero tutta l'aria di un uomo d'altri tempi.
Benché talvolta sia facile anticipare alcuni passaggi del romanzo, La Porta del Male riesce comunque a farci immergere nel mistero, ci porta a voler scoprire sempre più cosa si cela dietro alla figura di John Blackwood e alla lunga serie di violentissimi omicidi che stanno avvenendo, nonostante il terrore sia costantemente dietro l'angolo pronto ad afferrarci strisciando sottilmente tra una pagina e l'altra. Questo avviene soprattutto nei passaggi che vedono coinvolto Blackwood ed un giovane Earl Solomon alla prova dei suoi primi casi negli anni '60, tra rituali oscuri eseguiti in quel Delta del Mississippi in cui, alle pratiche malvagie, si unisce un radicato e neanche troppo latente sentimento di razzismo dilagante.
Ed è soprattutto nella descrizione dei flashback inerenti al giovane Earl Solomon che apprendiamo se possibile ancor di più la vasta conoscenza del sovrannaturale posseduta da John Blackwood che, seppur con una moralità tutta sua, fredda e cinica, si configura come un vero e proprio antieroe ottimamente caratterizzato.
Odessa
Non vi sono dubbi, comunque, su chi sia la reale eroina de La Porta del Male. Non è la prima volta che Del Toro realizza un racconto in cui le vicende vengono vissute in prima persona da una figura femminile, protagonista dall'animo forte che scava a fondo contro ogni possibile pericolo alla ricerca della verità. Qui, con l'aiuto di Chuck Hogan, ci viene presentata così Odessa, agente dell'FBI dalla carriera appena avviata che tuttavia non ha un attimo di esitazione quando vede il collega puntare un coltello alla gola di una bambina; e non si lascia intimorire di fronte all'oscura minaccia che si nasconde dietro agli innumerevoli omicidi-suicidi che fioccano in tutto il paese.
Nulla di ciò cui assiste è umanamente concepibile, andando a toccare gli ambiti della magia, della stregoneria, dell'hoodoo (attenzione, non voodoo) e la sua ricerca è talvolta dettata in larga parte dal suo scetticismo in proposito; tuttavia Odessa è decisa ad analizzare la situazione fino in fondo, "risolvere il caso" pur non essendo più autorizzata a farlo, trovarsi faccia a faccia con la creatura che sta seminando morte e caos e fermarla una volta per tutte. Una caratterizzazione che, al pari di quella di Blackwood, troviamo particolarmente apprezzabile e che, anzi, rappresenta la perfetta controparte dell'uomo misterioso: un'accoppiata azzeccata di cui vorremmo leggere ancora in futuro.
Il finale del romanzo, a tal proposito, merita un discorso a parte: sembra quasi sia stato realizzato frettolosamente, con la voglia di chiudere alla svelta questo racconto horror di cui avremmo apprezzato tuttavia ancora qualche pagina in più. È piuttosto evidente la volontà di lasciare un finale aperto chiudendo con un velato cliffhanger che lascia presagire un eventuale ritorno dell'accoppiata Hardwicke-Blackwood, ma le modalità con cui questo avviene sembrano alquanto sbrigative e lasciano la sensazione che qualcosa di molto, molto importante sia rimasto in sospeso. Il titolo del romanzo fuga per fortuna alcuni dubbi: nella versione originale, La Porta del Male presenta la benvenuta dicitura "Vol. 1", lasciando intendere che potrebbe esserci un seguito.
Una porta sull'attualità
In generale, La Porta del Male è un romanzo rapido, che si lascia leggere con facilità non solo per il coinvolgimento che suscita nel lettore, ma anche per il linguaggio e lo stile chiari, più simili ad una cronaca che ad un'ampollosa narrazione densa di passaggi non essenziali. Si tratta di un racconto che già a partire da questo si configura molto attuale. Uno stile contemporaneo che di pari passi con il suo linguaggio descrive scenari modernissimi, vicini alla nostra quotidianità.
E probabilmente è questo ciò che più spaventa de La Porta del Male. Le entità mostruose ideate da Del Toro e Hogan evocano immagini di certo raccapriccianti insieme alle descrizioni piuttosto dettagliate delle morti cui vanno incontro i cittadini ignari che si ritrovano lungo la loro strada. Tuttavia il contesto in cui queste morti violente e spaventose avvengono è quello odierno, il 2020 fatto di smartphone e film in streaming, ma anche di caos, sconvolgimenti così profondi da porci in un costante stato di urgenza che ci mette talvolta tutti contro tutti.
La creatura che semina morte sembra essere quindi in questo romanzo la metafora dell'odio ruggente che dilaga nella nostra contemporaneità colpisce in maniera cieca e indiscriminata. Dell'insaziabile bisogno che gli individui hanno oggi di prevaricare sugli altri anche con la violenza. Della vorace intolleranza, che si nutre dello stesso caos che produce e trae soddisfazione dalle vittime che divora. La Porta del Male è una porta che è stata spalancata molti secoli prima, ma ciò che ne è uscito sta dando il peggio di sè nel presente, ha trovato qui il terreno più adatto per far crescere dolore e disperazione. E questo non può che fare una tremenda paura.