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Le Storie di Guerra Vol. 8: la recensione

L'appuntamento con la serie a fumetti bellica ideata da Garth Ennis volge (purtroppo) al termine: ecco la nostra recensione de Le Storie di Guerra Vol. 8.

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a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

La serie a fumetti capolavoro di Garth Ennis dedicata ai racconti della Seconda Guerra Mondiale si conclude con l'ultimo volume, pubblicato in Italia da saldaPress. Ne Le Storie di Guerra Vol. 8 il celebre autore irlandese ci fa scontrare con quesiti morali e geopolitici di grande impatto, chiudendo in bellezza la serie storica sui racconti bellici di uno dei più importanti avvenimenti dell'ultimo secolo.

Le Storie di Guerra di Garth Ennis volgono al termine, con l'ultimo volume della serie dedicata ai racconti della Seconda Guerra Mondiale firmati dall'autore irlandese. Le Storie di Guerra Vol. 8, portato in Italia da saldaPress, ci propone gli ultimi due racconti dal fronte liberamente ispirati dai reali eventi storici dell'epoca, chiudendo in bellezza una serie che già con i precedenti volumi si è rivelata una piacevole sorpresa.

Garth Ennis ci porta così ancora una volta nella Germania del 1945, con la guerra agli sgoccioli che tuttavia imperversa ancora violentemente sulle ultime battute facendo strage di civili; e poi, con un salto temporale di circa trent'anni, l'autore lega gli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale a quelli di un altro sanguinoso conflitto: la Guerra dello Yom Kippur del 1973, conflitto combattutto nel Golan tra arabi e israeliani. Ecco come si conclude la serie capolavoro di Garth Ennis.

J come Jenny e I Figli di Israele

Nel primo racconto de Le Storie di Guerra Vol. 8 torniamo tra i cieli tedeschi, con i combattimenti aerei visti stavolta dagli occhi di alcuni piloti della R.A.F. (Royal Air Force inglese). In J come Jenny seguiamo infatti le vicende degli uomini a bordo dell'omonimo bombardiere, con un focus sul pilota Ronald Page e il suo co-pilota Thomas Stark. Essi fanno parte di quel Bomber Command istituito durante il secondo conflitto mondiale con l'incarico di bombardare precisi obiettivi militari quali fabbriche e città vicine vicine ai centri di produzione industriale.

È proprio dall'attività di questo gruppo di piloti che nasce l'aspra rivalità tra Page e Stark: il primo è un pilota spietato bramoso di vendetta ai danni dei nazisti, a seguito della morte della sua famiglia a causa di un bombardamento nemico; il secondo rifiuta invece di accettare il bombardamento indiscriminato che stanno operando strappando brutalmente la vita a innumerevoli civili innocenti. Alle loro incursioni aeree insieme ai compagni che operano in diversi ruoli sul bombardiere, fanno da contrappunto i loro scontri verbali (e talvolta fisici) che esplicitano così due modi diametralmente opposti di vedere il conflitto bellico nella sua totalità: quello di chi intende vincere la guerra senza compromessi, anche mietendo le vite dei bambini pur di fiaccare il morale nemico, e quello di chi invece è fermamente convinto del valore umano anche durante un avvenimento distruttivo come la guerra.

Il secondo racconto di Garth Ennis per il suo ultimo volume della serie prende invece le mosse dalla Seconda Guerra Mondiale per raccontarci un altro evento storico dalla portata più che mai attuale. Ne I Figli di Israele vediamo infatti un bambino ebreo salire, seppur brevemente, a bordo di un Panzer nazista, per poi incontrarlo nuovamente circa trent'anni dopo sulla torretta di un altro carro armato, un Centurion, stavolta israeliano. Ci troviamo nell'altopiano del Golan, durante la Guerra dello Yom Kippur scoppiata nel 1973 con Israele da una parte e la coalizione araba formata da Egitto e Siria dall'altra, mentre seguiamo le vicende di quello stesso bambino ormai cresciuto e divenuto capo carrista.

Qui si consuma una battaglia tra i membri del neonato stato ebraico e i popoli arabi che, specialmente nelle fasi raccontate da Ennis, vede protagoniste le forze corazzate: se tuttavia le truppe israeliane sembrano avere la meglio sui siriani grazie ai loro carri armati, il conflitto sembra essere solo la punta dell'iceberg, presagendo una lotta che si prolungherà per molti anni a venire e che, come sappiamo, si riverbera ancora oggi, ai giorni nostri.

Così è la guerra

La chiusura della serie bellica a fumetti ideata da Garth Ennis lascia sicuramente il segno. Sia le sconcertanti implicazioni morali di J come Jenny che le attualissime risonanze socio-politiche de I Figli di Israele rappresentano infatti una degna conclusione a Le Storie di Guerra di Garth Ennis, lasciandoci con un bagaglio storico più ricco e tantissime riflessioni su una fetta tanto importante del nostro passato. L'Ennis cultore degli avvenimenti bellici e l'Ennis narratore che in tanti anni ha ideato storie di forte impatto, si fondono in questa serie a fumetti che unisce fattualità e fiction per raccontare la guerra, ma soprattutto la prospettiva soggettiva di chi quella guerra l'ha vissuta in prima persona. Gli ultimi due capitoli di questa raccolta non sono da meno, portandoci direttamente nelle vite dei soldati, con le loro paure, la loro cifra morale, i loro sogni e il loro coraggio.

Se in ogni volume l'autore irlandese ci ha mostrati tutti gli annessi e connessi di un evento bellico, soprattutto uno della portata della Seconda Guerra Mondiale, con derivazioni morali che includevano la vita personale dei soldati protagonisti e di chi incrociava il loro cammino, ne Le Storie di Guerra Vol. 8 la storia esplode sotto ai nostri occhi con la ferocia di una realtà che a tutt'oggi è ancora irrisolta. In J come Jenny, in particolare, i principi umani fondamentali sono demoliti dalle logiche belliche volte alla sconfitta del nemico con qualunque mezzo. Il Bomber Command della R.A.F., ad esempio, è stata un'unità realmente esistita che durante il conflitto ha davvero bombardato le città e i villaggi vicini alle aree di produzione industriale servendosi dei bombardieri Lancaster, al solo scopo di assestare un duro colpo alla forza produttiva tedesca e fiaccare il nemico moralmente. Ai danni di migliaia di civili annientati all'interno delle proprie case.

Vediamo così questa distruzione indiscriminata attraverso gli occhi dei protagonisti del racconto: Ronald Page da una parte, che dopo aver perso moglie e figli nei bombardamenti nazisti, è deciso a far pagare al nemico la stessa moneta, augurandosi addirittura ad ogni incursione di imbattersi in un orfanotrofio per raderlo al suolo; e Thomas Stark dall'altra, che invece inorridisce ad ogni bombardamento pregando che il suo pilota non si diriga verso i civili innocenti che invece Page è così deciso a distruggere. Come in ogni storia di Garth Ennis, però, gli interrogativi morali che sorgono attraverso queste narrazioni non possono ricevere una facile risoluzione: i soldati di cui racconta sono eroi che hanno ribaltato le sorti del conflitto impedendo all'Asse di prevalere, seppur con mezzi discutibili? O in ultima analisi si sono resi macchine assetate di sangue e ligi a ordini mostruosi, che avrebbero potuto vincere la guerra anche con strategie alternative? La nostra moralità potrebbe condurci ad una risposta immediata, ma leggere Le Storie di Guerra di Garth Ennis ci mostra come in realtà la storia sia molto più complessa e articolata di come appare mettendo semplicemente in fila date e nomi, proprio perché grazie a lui ci addentriamo nell'animo multiforme e umano dei suoi protagonisti.

Oggi come allora

Alla stessa maniera I Figli di Israele ci lascia quesiti articolati che se affondano le loro radici proprio nella conclusione della Seconda Guerra Mondiale, ancora oggi rappresentano un importante problema irrisolto nel panorama geopolitico attuale. La questione arabo-israeliana è poi così complessa che lo stesso Ennis, tra le pagine di questo racconto, inserisce uno scambio di battute tra due dei protagonisti che risulta significativo, specialmente sapendo ciò che sappiamo oggi:

"Stamattina ho provato a spiegare un po' di cose ai giornalisti"

"Idioti?"

"Occidentali. Lo sa, a quelli bisogna sempre dire tutto"

Nel secondo racconto de Le Storie di Guerra Vol. 8 ci troviamo tra i carri armati israeliani, incassati su rampe ricavate dal terreno dell'altopiano del Golan, impegnati nella difesa dei confini territoriali dagli attacchi siriani ed egiziani. Vediamo il conflitto attraverso gli occhi del capo carrista protagonista, eroe senza nome che tuttavia tra i suoi uomini è una vera leggenda: un veterano che prima di affidare la propria vita al cannone del suo Centurion ha sofferto la fame e la disperazione dei campi di concentramento nazisti. Veniamo perciò accompagnati attraverso i combattimenti di cui è uno dei protagonisti, vissuti con fierezza e coraggio, senza porsi troppe domande e senza patire troppo l'odio dei popoli antisionisti che sembrano ormai dare la caccia, di concerto, alla popolazione ebraica da davvero troppi anni.

Anche qui, però, non è semplice rispondere alle riflessioni che Ennis fa sorgere, contrapponendo da una parte la persecuzione del popolo ebraico che, culminata con la Shoah, sembra non avere fine nemmeno con l'istituzione dello Stato d'Israele; dall'altra, gli stessi israeliani che sembrano non porsi limiti nell'espansione dei loro territori andando ad esacerbare talvolta una situazione già fin troppo delicata che li pone contro i limitrofi territori arabi. Gli stessi protagonisti de I Figli di Israele sembrano non essere del tutto convinti della recente vittoria nel Golan, rendendosi conto che una disputa simile, coltivata da tanto odio, non si concluderà di certo così facilmente ma si inasprirà ancora e ancora per tanti anni a venire.

David Lloyd e Tomas Aira firmano Le Storie di Guerra Vol. 8

Garth Ennis non è solo nella realizzazione de Le Storie di Guerra, ma ogni volume ha visto l'avvicendarsi di diversi artisti a illustrare i singoli racconti. Per quanto riguarda J come Jenny, i disegni sono stati affidati a un veterano del mondo fumettistico: David Lloyd, celebre per aver firmato le illustrazioni di V per Vendetta, oltre ad aver lavorato a Hellblazer insieme a Jamie Delano e Grant Morrison e Global Frequency di Warren Ellis. Nel racconto disegnato da Lloyd ritroviamo il suo stile tipico: quello fatto di contorni accentuati e decisi, forti chiaro-scuri e giochi d'ombre, zone oscure che sembrano inghiottire tutto il resto in maniera sconcertante. La sua è una realizzazione realistica, che viene esaltata soprattutto nei mezzi bellici come i Lancaster o gli aerei nemici, tuttavia soffre di una pecca già vista anche nei precedenti lavori: talvolta è difficile distinguere alcuni personaggi, illustrati con tratti davvero troppo simili per poter capire chi è chi.

Ne I Figli di Israele ritroviamo invece il nome di Tomas Aira, il quale aveva già collaborato con Ennis per la realizzazione dei racconti presenti ne Le Storie di Guerra Vol. 6. Se i disegni di Aira risultano piuttosto plastici e in grado di caratterizzare bene ogni personaggio, in quest'ultimo racconto della serie a fumetti sembrano però non avere la stessa precisione e attenzione ai dettagli che avevamo visto nei precedenti lavori. Alcune tavole sembrano essere un po' abbozzate, la maestosità della narrazione cede un po' a causa di illustrazioni che utilizzano talvolta prospettive poco curate e figure frettolose. Insomma, si poteva fare di meglio a livello creativo.

La conclusione de Le Storie di Guerra di Garth Ennis non riceve però un duro colpo da questo, risultando infine adatta a ultimare una serie dalla levatura così importante, donandoci un lascito che tra fatti e fiction dà modo di apprezzare imprese storiche talvolta ignorate e di riflettere sulle risonanze che esse hanno ancora oggi sulle nostre vite e la nostra moralità.

Voto Recensione di Le Storie di Guerra Vol. 8



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Due racconti dalle profonde riflessioni morali dal peso importante;

  • - Garth Ennis ci fa riflettere, ancora una volta, sulla nostra umanità;

  • - Una conclusione che non delude, ma anzi lascia un bagaglio storico ancor più profondo;

  • - Bene le illustrazioni di David Lloyd, ma...

Contro

  • - ...alcuni personaggi illustrati da Lloyd risultano talvolta troppo simili tra loro;

  • - Tomas Aira non sembra essere in forma come nei precedenti lavori

Commento

Una degna chiusura per una serie a fumetti che già dal primo volume si è rivelata promettente. Una sorpresa per chi ha sempre creduto che le storie di guerra potessero essere noiose, grazie alla mano di Garth Ennis che ci conduce direttamente nelle vite stremate dei soldati, con le loro credenze morali, le loro paure, i loro sogni, la loro fierezza, unendo fattualità e fiction. Le Storie di Guerra Vol. 8 conclude con due racconti che avranno di certo un impatto non indifferente sui lettori, per le loro implicazioni etiche e la risonanza che ancora oggi possiedono nell'attuale panorama geopolitico. Le Storie di Guerra di Garth Ennis vanno lette, una ad una, per imparare qualcosa in più sulla nostra storia e lasciarsi trasportare da chi questa storia l'ha scritta con proiettili e sangue. Accompagnato qui da David Lloyd e Tomas Aira, Garth Ennis chiude in bellezza la sua serie a fumetti.

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Le Storie di Guerra Vol. 8