Stranger Things. buio sulla città: la recensione. Scopriamo il passato di Jim Hopper

Jim Hopper irrompe nelle librerie di tutti gli appassionati di Stranger Things con un romanzo che ci svela il suo passato: Stranger Things. Buio sulla città

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Il fenomeno di Stranger Things ci ha accompagnato tutta l’estate con l’arrivo della terza stagione della serie TV  Netflix, ma pare che l’universo creato dai fratelli Duffer sia destinato ad espandersi, certamente con una quarta stagione, ma anche con una serie di romanzi che stanno appassionando milioni di lettori in tutto il mondo. Stranger Things. Buio sulla città è il romanzo che ci lascerà scoprire – o investigare a tutto tondo – il passato del nostro amato Sceriffo Jim Hopper, quale soldato decorato del Vietnam e poi detective nella polizia di New York.

Buio sulla città: Jim Hopper

Adam Christopher, autore di questa importantissima prova narrativa dedicata a tutti i fan di Stranger Things e dello sceriffo Hopper, è nato in Nuova Zelanda e vive dal 2006 in Gran Bretagna. È un navigato scrittore di romanzi e sceneggiatore di fumetti, con un esordio nel 2012 nel genere fantascientifico con Empire State, definito «Libro dell'anno» dal Financial Times, ma pare che abbia un vero debole per le serie televisive e per i videogiochi. Infatti, Adam ha scritto la serie di romanzi tie-in della serie tv Elementary e del videogame Dishonored. Insomma, si tratta della persona giusta per poter fare luce su uno dei personaggi più amati della serie di Stranger Things.

Non è la prima volta che Sperling & Kupfer torna indietro nel tempo raccontandoci altre parti della storia dei personaggi di Stranger Things. Lo abbiamo visto con Stranger Things. Suspicious Minds (Sperling & Kupfer, 2019) , scoprendo la verità sui genitori biologici di Undici, e stavolta è il turno di un altro interessante prequel: il passato di Jim Hopper, che prima di ritrovarcelo come sceriffo della nostra Hawkins, era un uomo felicemente sposato e inscalfibile detective della squadra Omicidi della Polizia di New York. Poi qualcosa è accaduto. Qualcosa che Hopper non vuole più ricordare. Ma Jim Hopper non è più l’uomo solo che abbiamo conosciuto nelle prime puntate della serie di Stranger Things. Adesso con lui c’è la nostra Undici. Vi ricordate?

Stranger Things. Buio sulla città inizia impegnando un arco narrativo che si colloca esattamente all’inizio della seconda stagione, più precisamente nel Natale 1984. Il capo della polizia di Hawkins adesso divide il suo tetto con la figlia adottiva Undici dotata di quei poteri telecinetici straordinari che ormai conosciamo. Ma Undici, come noi, non conosce abbastanza il suo padre adottivo. Lei è curiosa della sua nuova vita, tutto le appare stranger, sconosciuto e nuovo, così come il passato di Hopper racchiuso in quelle scatole di cartone che albergano nascoste nello scantinato e contrassegnate dalle scritte indicative “Vietnam” o “New York”. Proprio nella scatola riportante la scritta “New York”, Undici ha iniziato a dare sfogo alla sua curiosità, incalzando Hopper sul significato di quelle foto, di quei volti, di un periodo che Jim sta cercando di dimenticare, una porta che lui vorrebbe tener chiusa. Ma Undi insiste e Jim, nel disperato tentativo di voler essere un buon padre per lei, si lascia andare nel racconto di quell’estate del 1977 proprio a New York.

Nell’estate del 1977 a New York, Jim Hopper è felicemente sposato con Diane e padre di Sara, ha un disegno ben preciso per la sua vita: lasciarsi alle spalle l’esperienza del Vietnam e mettersi in gioco in uno dei distretti di polizia di New York che gli garantissero di essere utile e impegnato nei confronti della comunità. In quell’anno Jim conoscerà la sua nuova partner, la detective Rosario Delgado, che lo aiuterà a indagare su una scia di delitti che sta colpendo la città. Il movente di questo serial killer sembra inesistente, fin quando entrano in gioco i federali dell’agente speciale Gallup, che chiederanno a Jim di infiltrarsi nei Viper, una delle gang più pericolose della città.

New York è nel buio

Il racconto di Jim – e quindi quello dell’autore - scorre piacevolmente in Stranger Things. Buio sulla città alla stregua di un buon thriller, con i canonici ingredienti che riescono a tenere alto l’interesse del lettore. Inoltre, ritroviamo tutte le caratteristiche del burbero Hopper, con tutte le sue sfaccettature che l’hanno fatto amare sui nostri schermi: è ancora lui, massiccio e imponente come la figura del suo interprete televisivo David Harbour, con la sua barba ispida, la sua diffidenza, il suo sarcasmo e il suo humour nero. È lui. Hopper degnamente rappresentato sulla carta e con le parole di Adam Christopher. Un aspetto sicuramente non trascurabile.

Anche l’ambientazione introdotta in Stranger Things. Buio sulla città, umida, afosa e caotica della New York estiva del ‘77 è molto ben descritta: dagli insofferenti uffici del distretto alle strade deserte e pericolose del Bronx in mano ai Vipers del losco “San Giovanni”, il caffè più simile al catrame ingurgitato da Jim e la Delgado e tutta una serie di elementi ottimamente riportati, tali da creare un ottimo trasporto per il lettore.

Gli intermezzi, tra un capitolo e l’altro, ci riportano a quelle ambientazioni famigliari per tutti gli amanti della serie: la casa di Hopper, lui e Undici seduti in un tavolo a sorseggiare thè, caffè e mangiare Eggo’s. L’intero racconto di Hopper è un continuo confronto e confessione con Undici e, leggendo il volume, inizialmente, c’è questo forte senso di protezione verso Undici molto vivo: Jim fa di tutto per evitare dettagli cruenti, a volte si interrompe e pensa se sia giusto dover raccontare eventi cosi dolorosi del suo passato. Ma l’amicizia e il rapporto speciale che li lega, farà sì che lo sceriffo si liberi completamente raccontando una delle pagine più buie della sua vita.

La storia narrata in Stranger Things. Buio sulla città risulta leggermente differente rispetto ai canoni fissati dalla serie originale, ma riesce ad affascinare ugualmente senza annoiare il lettore grazie alla chiave thriller utilizzata da Adam Christopher, non mancando di proiettare in un’altra epoca ottimamente riproposta nelle pagine del romanzo – uno degli ingredienti principi della serie originale – e con un colpo di scena che vi lascerà senza fiato. Mentre le trame si sciolgono, riemerge il filo conduttore che lega questo spin-off alla serie originale, perché dietro al serial killer delle carte c’è molto di più di un “semplice” caso di omicidi collegati. Lo capiremo quando vedremo la greve New York avvolgersi nel buio di un grande e misterioso black-out. Con tali potenzialità, non capiamo perché l’autore, a tratti, abbia “temporeggiato”, allungandosi in capitoli che, ultimando il libro, risultano effettivamente superflui smorzando anche l’attenzione.

Come detto sin dall’inizio, la lettura di Stranger Things. Buio sulla città, soddisfa il palato di tutti i fan della serie originale, grazie alla fedeltà dei personaggi, l’ottimo collocamento dell’arco narrativo e la bontà della storia che non mancherà di affascinare. Ci sono tutti gli elementi tipici introdotti dai fratelli Duffer, in più troviamo una serie di elementi riconducibili ai romanzi thriller che potrebbero piacere ai fan e non solo. Un libro irrinunciabile e, al momento, il migliore dell’attuale trilogia: ci riserviamo di leggere e recensire per voi anche Stranger Things. La vita segreta di Max.

Se volete conoscere tutti i segreti di Stranger Things non potete perdere Il libro ufficiale. Un autentico capolavoro per tutti i fan.