The Boys: la recensione della serie Amazon

Pubblicata su Amazon Prime la prima stagione di The Boys, adattamento fra i più attesi dal sempre prolifico mondo dei fumetti.

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a cura di Roberto Richero

Il 26 luglio scorso Amazon ha pubblicato sul canale digitale Amazon Video la prima stagione di The Boys, adattamento fra i più attesi dal sempre prolifico mondo dei fumetti. Dopo tanti anni di voci che si rincorrevano per questa trasposizione, trailer ed anteprime ecco finalmente il prodotto finito, che fin dall’inizio sembra riscuotere apprezzamenti abbastanza diffusi sulla rete.

Il fumetto originale

The Boys è una pubblicazione avviata nel 2006 e conclusasi nel 2012, scritta da Garth Ennis (creatore di The Preacher e scrittore, fra gli altri, di Hellblazer, Judge Dredd e del Punitore) e disegnata da Darick Robertson (già disegnatore di X-Men, Wolverine e creatore di Happy!, la cui trasposizione in serie TV è avvenuta proprio l’anno scorso per opera di Netflix). Il fumetto narra la storia di una squadra clandestina della CIA (appunto The Boys) che si occupa di tenere sotto controllo (con metodi più o meno legali) i supereroi, trattati dalla società come delle celebrità ma i cui comportamenti spesso sono illegali o tali da compromettere la sicurezza pubblica. L’opera originale era pubblicata dalla DC, sotto etichetta Wildstorm, ma dopo solo sei numeri è passata alla Dynamite Enterteinment: la casa editrice originale non era a suo agio nella pubblicazione di un fumetto così anti-supereroistico.

La produzione

Il lavoro di trasposizione del lavoro originale in film non riesce a concretizzarsi nonostante i numerosi tentativi avvenuti fra il 2008 ed il 2016, anno della svolta: si passa all’idea di trasporre l’opera in serie TV e vengono coinvolti sul progetto una serie di nomi di peso, fra il quale spicca sicuramente Eric Kripke (per chi incredibilmente non lo sapesse, autore, fra le altre cose, di Supernatural, una delle serie TV di più grande successo degli ultimi anni). Nel 2017 Amazon Video annuncia di aver ordinato una prima stagione di otto puntate, che verranno rilasciate nel 2019. Già prima dell’uscita, Amazon ha annunciato la seconda stagione per il 2020.

La storia

In un mondo dove i supereroi esistono davvero, la Vought Corp. è la principale azienda mondiale che si occupa di gestire persone con superpoteri, “affittandoli” per lavori di sicurezza e gestendone l’immagine a tutto tondo. I supereroi sono entrati nel tessuto sociale in maniera molto profonda e la Vought ne gestisce ogni aspetto: non solo sono eroi che aiutano le persone normali, ma sono anche protagonisti di film, fumetti, eventi di ogni tipo (sportivi ma anche spirituali) e sono sponsor di un’incredibile quantità di oggetti. I più famosi sono “I Sette” (liberamente ispirati alla Justice League della DC): Patriota (invulnerabile, vola ed emette raggi laser dagli occhi, è un ovvio riferimento a Superman; è interpretato da Antony Starr), Queen Maeve (riferimento a Wonder Woman; interpretata da Dominique McElligott), A-Train (equivalente a Flash, interpretato da Jessie Usher), Abisso (copia di Aquaman, interpretato da Chace Crawford), Black Noir (un riferimento molto più lasco a Batman, interpretato da Nathan Mitchell), Translucent (l’unico personaggio non presente nel fumetto originale, interpretato da Alex Hassell) e la nuova entrata Starlight (interpretata da Erin Moriarty).

La maggior parte delle persone venera i supereroi quasi come divinità, ma nella realtà le cose sono molto diverse: lo scoprirà a sue spese uno dei protagonisti della serie, un normalissimo ragazzo di nome Hughie (interpretato da Jack Quaid) che verrà catapultato, suo malgrado, dietro le quinte di questo mondo perfetto e scintillante da Billy Butcher (interpretato da Karl Urban), strampalato e rozzo inglese, capo di una banda (The Boys) specializzata nella lotta contro i supereroi.

Il prodotto finale

La serie è rivolta principalmente ad un pubblico adulto (la stessa Amazon Video segnala che è indirizzata ad un pubblico maggiorenne), e tratta diversi importanti temi con un tono ed un linguaggio che non cercano giri di parole.

Tutti i protagonisti, sia i supereroi, sia The Boys, sono personaggi a tutto tondo: contraddittori, emotivi, a tratti egoisti, con una storia complicata alle spalle e la voglia di dare un senso alla propria vita. Il modo di dire “supereroi con superproblemi” non può essere più azzeccato.

Il mondo presentato nella serie è una versione coerente di come sarebbe potuto evolvere il nostro se i supereroi esistessero davvero: le aziende come la Vought, controllando i supereroi, sono diventate in breve tempo enormi realtà che controllano quantità di denaro illimitate ed hanno un potere che li fa trattare da pari anche con i governi.

Come si può immaginare l’unione di personaggi così complessi e di un mondo politico/economico profondamente interconnesso, non poteva che portare ad un risultato esplosivo che permette di trattare un’ampia varietà di temi: si parla così di violenza sessuale, del ruolo delle donne nella società, di corruzione, della dicotomia interessi personali-interessi della società, della dipendenza dalla droga, del significato della vendetta, di autodeterminazione, di sapersi sacrificare (o del non riuscire a farlo) per fare la cosa giusta.

Tutto questo mondo è supportato da una realizzazione di ottimo livello, dove è evidente che non si è badato a spese.

Il cast è di un livello molto alto, anche per le serie televisive ad alto budget di questi ultimi periodi: oltre ai già citati Karl Urban (ottimo) e Jack Quaid, spiccano Elisabeth Shue (vicedirettore generale della Vought) e, anche se con un ruolo minore, Simon Pegg (padre del protagonista Hughie, aveva fornito le fattezze al protagonista nel fumetto). Karl Urban e Jack Quaid formano un duo che funziona molto bene, attraverso la caratterizzazione di due personaggi con un retroterra simile, ma un modo di affrontare le difficoltà che, di puntata in puntata, diventa sempre più palesemente diverso. Fra i “cattivi” spiccano sicuramente Elisabeth Shue ed Antony Starr che riescono a creare due personaggi che funzionano molto bene singolarmente, ma che fanno scintille quando sono insieme, nella rappresentazione di un rapporto complesso, articolato, mai banale e che si arricchisce ad ogni incontro. Un’ultima citazione la merita sicuramente Erin Moriarty con il suo personaggio Starlight; è riuscita infatti in un compito fra i più ingrati: non far risultare banale e noioso l’unico personaggio fondamentalmente e classicamente buono.

Gli effetti speciali sono di alto livello ed ottimamente integrati; sono usati con parsimonia (rispetto ad una serie di supereroi, dove si potrebbe farvi ricorso in ogni istante) e questo fa sì che non vengano a noia per lo spettatore. Anche le scene di azione sono sempre molto limitate, sia in termini di numerosità, sia in termini di durata: non bisogna quindi aspettarsi puntate action-packed simili ai film di supereroi che si vedono al cinema.

Un appunto finale: la serie è letteralmente costellata di easter egg; i principali sono riferimenti al fumetto e renderanno contenti i fan dell’opera originale.

Conclusioni

The Boys è una serie di alto livello, ben realizzata da tutti i punti di vista. Il tono utilizzato, la volontà di sbattere in faccia allo spettatore violenza e sesso in maniera non velata, servono normalmente alla creazione di un canale diretto con lo spettatore per trattare temi scomodi, complessi ed articolati; purtroppo però alcune volte rimangono fini a se stessi e quindi potrebbero dare fastidio ad alcuni spettatori.

In un periodo in cui i supereroi stanno spopolando così tanto fra cinema e TV, The Boys si allinea a quel sottoramo di prodotti un po’ controversi, sporchi e cattivi che stanno cercando di creare un po’ di differenza nell’offerta sull’argomento, riuscendoci pienamente.

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