The Weekend Away, recensione del nuovo thriller Netflix

The Weekend Away è il nuovo thriller psicologico disponibile su Netflix dal 3 marzo. Un film a tratti prevedibile ma con un messaggio preciso.

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a cura di Livia Soreca

Tra le novità di Netflix di marzo 2022 c'è anche The Weekend Away, un nuovo thriller psicologico diretto da Kim Farrant, regista australiana già nota al pubblico per Strangerland, drama del 2015 con Nicole Kidman.

Protagonista del nuovo film prodotto da Netflix in collaborazione con 42 Production è Leighton Meester. La star di Gossip Girl interpreta Beth, la quale si ritroverà al centro di un mistero che metterà alla prova la sua forza e, soprattutto, la sua fiducia nel prossimo.

The Weekend Away: tutt'altro che vacanza

Il plot principale si evinceva già dal primo trailer ufficiale The Weekend Away. Beth, donna sposata con una figlia molto piccola, decide di passare il fine settimana in Croazia insieme a Kate, vecchia amica e coinquilina del college che la invita per un weekend lontano dalla routine. Sembra una vacanza come un'altra fin quando una mattina, dopo una notte di cui nessuno ha un vivido ricordo, Kate non è più nella sua camera. Con l'aiuto di Zain, enigmatico tassista, Beth cercherà di far luce sul mistero che ha compromesso la sua breve vacanza dopo una sola notte, scoprendo tanti segreti che la lasceranno senza parole.

Un inganno malriuscito

Su un titolo quasi anonimo come The Weekend Away, a dirla tutta, non ci si scommetterebbe molto; da una frase così banale c'è da aspettarsi, dunque, un intreccio altrettanto scontato? I presupposti della vicenda sono volutamente annebbiati, con l'intenzione di ricostruire tutti gli accadimenti solo verso la fine, senza lasciare spazio ad alcuna certezza in itinere. Un intento che, a dirla tutta, riesce forse solo in parte.

Un incipit piuttosto frettoloso lascia subito il posto alle dinamiche che riguardano la vicenda principale, che ruota intorno alla scomparsa di Kate. Ciò che i numerosissimi thriller ci insegnano è che, se l'attenzione su un personaggio supera due scene, esso sarà direttamente coinvolto. Forse il film di Kim Farrant, consapevole di ciò, decide di soffermarsi su tutti i componenti, nessuno escluso, tentando probabilmente di confondere lo spettatore e depistare le sue indagini personali. Piccoli dettagli, misti ad una certa tempistica, finiscono tuttavia con il creare delle false piste palesi sin dall'inizio. Alcuni inganni risultano piuttosto efficaci, altri meno. Una cosa è certa: la narrazione riesce a catturare l'attenzione, grazie soprattutto alla forte empatia che lo spettatore prova sin da subito per la protagonista Beth.

Il ruolo delle donne in The Weekend Away

The Weekend Away, tutto sommato, non aggiunge chissà cosa di nuovo in termini di meccanismi del thriller, tuttavia offre un messaggio molto chiaro e per nulla scontato. A dispetto degli uomini, le donne trovano una più accurata caratterizzazione sin dall'inizio. Kate ha appena divorziato dal marito e si "vendica" riprendendosi la gioventù perduta, dandosi al lato più sfrenato della vita, affittando camere lussuose, tra ostriche e champagne, e cercando di trascorrere una notte folle insieme alla sua amica. Beth, d'altra parte, è una madre di famiglia che ha visto la sua routine cambiare radicalmente con la nascita della figlia Aster. Il rapporto con suo marito Rob non sembra più lo stesso, ma ella crede fermamente ci siano ancora amore e affetto tra loro.

Nel corso della storia, in seguito alla misteriosa scomparsa di Kate, le indagini e tutti i segreti che, pian piano, vengono a galla mostrano chiaramente il rapporto tra uomo e donna e, soprattutto, la considerazione che l'uno ha dell'altra. La ragazza vivace e intraprendente è subito vista di cattivo occhio, insieme a Beth che non merita nemmeno di essere ascoltata e creduta, come se la parola femminile valesse poco o nulla. Le due donne sono circondate e soffocate dal mondo maschile, in netta superiorità numerica, e dalla sua forte e persistente misoginia. L'intero lungometraggio ne è, in effetti, una potente e spietata condanna.

Un finale coerente

Il finale, come c'è da aspettarsi da questo genere cinematografico, non è servito su un piatto d'argento, anche se alcuni legami tra i personaggi riescono sicuramente a mettere una pulce nell'orecchio. L'idea è quella di punire, in qualche modo, la violenza e la sfiducia dell'uomo verso la donna. Il maschilismo colpisce, ferisce e non può non essere penalizzato. C'è bisogno che da una grande tragedia scaturisca una sorta di lieto fine, il quale non è altro che una feroce rivincita.

Un'estetica appagante

Il film di Kim Farrant gode di un prorompente senso estetico, nei suoi colori e nella sua fotografia. L'ambientazione croata offre terreno fertile per panoramiche e riprese a volo d'uccello che mostrano la bellezza del posto e le sue abitazioni caratteristiche. Gli interni non sono da meno: qui c'è una maggiore cura per i dettagli, le riprese dei soggetti sono estremamente curate e di alta qualità, puntando ad una piacevolezza quasi esagerata, e dunque di contrasto, per un'opera che si macchia di mistero e oscurità. I frame più funzionali alla narrazione, quelli utili per la risoluzione del caso, sono pochi ma ben soppesati, sapientemente nascosti all'interno del racconto per far sì che lo spettatore se ne ricordi tempo dopo.

Alcuni dettagli rovinano la magia

Non si può far a meno di notare alcuni piccoli difetti nel montaggio. Non sempre gli shot giustapposti presentano un'armonia e una consequenzialità nel susseguirsi, facendosi carico di alcuni errori di continuità. I più evidenti, per un occhio attento, sono i soggetti rivolti verso parti differenti da un'inquadratura all'altra. Questi, a dispetto quindi della forte potenza estetica, rovinano saltuariamente l'atmosfera che il dipartimento artistico ha voluto creare per l'opera di Kim Farrant.

In conclusione

The Weekend Away è un buon thriller psicologico. Non è eccellente, e forse pecca di poca personalità a livello narrativo, ma al tempo stesso ha un messaggio chiaro e preciso. Non si limita a narrare una storia oscura, ricca di segreti, bensì vuole farsi carico di una denuncia: quella alla misoginia e al maschilismo più tossici e spietati. Una chiave di lettura che non può non sfuggire ad uno spettatore attento e soprattutto empatico.