Secondo le ultime indiscrezioni dell'analista Ming-Chi Kuo, noto per le sue previsioni accurate sulla catena di fornitura di Apple, Intel potrebbe iniziare a produrre chip della serie M per i dispositivi di Cupertino già a partire dalla metà del 2027. Una mossa che rappresenterebbe non solo un'importante vittoria commerciale per il colosso di Santa Clara, ma anche un segnale del crescente interesse verso la diversificazione delle fonti produttive nel comparto dei processori ad alte prestazioni.
La tecnologia coinvolta sarebbe il nodo produttivo 18A di Intel, appartenente alla classe 1.8nm, che verrebbe utilizzato per fabbricare chip di fascia media destinati a dispositivi come iPad Air, iPad Pro e MacBook Air. Si tratterebbe probabilmente di processori M6 o M7, generazioni future dell'architettura Apple Silicon che attualmente domina l'ecosistema Mac. La produzione avverrebbe interamente in Nord America, un dettaglio tutt'altro che casuale nel contesto geopolitico attuale.
Questa strategia segnerebbe una parziale rottura con TSMC, il produttore taiwanese che finora ha detenuto il monopolio della fabbricazione dei chip Apple Silicon. Tuttavia, secondo le ricostruzioni di Kuo, TSMC continuerebbe a produrre i chip di fascia alta destinati ai MacBook Pro, Mac Mini, Mac Studio e altre workstation, utilizzando anch'essa il proprio processo produttivo a 2nm. Si profilerebbe quindi uno scenario di doppia fornitura, con Intel concentrata sui volumi medi e TSMC sui prodotti premium.
Attualmente solo Samsung Foundry e TSMC hanno avviato la produzione di massa di chip a 2nm. Samsung ha già iniziato a fabbricare l'Exynos 2600 in Corea del Sud, il suo primo SoC realizzato con questa tecnologia che debutterà sul Galaxy S26 in alcuni mercati. L'azienda sudcoreana sta inoltre completando il proprio stabilimento di Taylor in Texas, dove produrrà chip a 2nm per il mercato nordamericano, incluso il processore AI6 per Tesla e lo Snapdragon 8s Elite Gen 5 destinato al Galaxy Z Flip 8 del prossimo anno.
Eppure, nonostante la maturità tecnologica raggiunta da Samsung Foundry, Apple sembra aver escluso categoricamente questa opzione. Le ragioni sono probabilmente duplici e vanno oltre le pure considerazioni tecniche. In primo luogo, la scelta di Intel potrebbe rappresentare una mossa strategica di natura politica: con l'amministrazione Trump che ha fatto della rilocalizzazione della produzione di semiconduttori avanzati una priorità nazionale, supportare un'azienda americana per fabbricare chip su suolo statunitense garantisce ad Apple un importante capitale reputazionale presso Washington.
La seconda motivazione è di natura competitiva. Samsung non è solo un fornitore potenziale, ma un concorrente diretto di Apple in segmenti cruciali come smartphone, tablet, laptop, smartwatch e dispositivi per la realtà estesa. Affidare a un rivale la produzione di componenti così strategici comporterebbe rischi significativi in termini di know-how tecnologico, tempistiche di lancio e dipendenza dalla catena di fornitura. Intel, invece, pur essendo un gigante del settore, non compete più direttamente con Apple nel mercato dei dispositivi consumer dopo il fallimento dei propri tentativi nel mobile.