Il Wi-Fi basato su Terahertz sarà 100 volte più veloce dell'attuale

Un team di ricercatori della Brown University ha sviluppato il primo dispositivo Wi-Fi basato su frequenze Terahertz. Si tratta ancora di un prototipo.

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a cura di Dario D'Elia

Una rete Wi-Fi basata su frequenze Terahertz, invece che microonde come quelle attuali, potrebbe incrementare le prestazioni di trasferimento dati di un centinaio di volte. La sfida pone grandi ostacoli tecnici ma un team di ricercatori della Brown University è riuscito a superarne abbastanza per realizzare il primo prototipo capace di gestire il "multiplexing terahertz".

"Ogni applicazione di comunicazione su terahertz ha bisogno di una qualche forma di multiplexing e demultiplexing", spiega Daniel Mittleman, professore di ingegneria della Brown e autore del documento pubblicato su Nature Photonics l'altro ieri. "In base alle nostre conoscenza questa è la prima volta che qualcuno ha dimostrato una possibile strategia per il multiplexing nello spazio del terahertz".

Terahertz wifi
Terahertz Wi-Fi

Per "multiplexing" si intende la possibilità di gestire flussi diversi attraverso un unico strumento. Nelle frequenze terahertz di fatto la banda passante aumenta a dismisura con tutti i benefici prestazionali del caso. Nei laboratori della Brown hanno realizzato un'antenna apparentemente bizzarra: è composta infatti da due piani di metallo sovrapposti con una fessura. Le onde terahertz dovrebbero essere in grado di uscire con angoli diversi a seconda delle frequenze. Per altro la distanza tra i pannelli definisce la banda passante da allocare a ogni canale, venendo incontro alla esigenze dei data network.

"Questo vuol dire che se metti 10 frequenze diverse tra le piastre - ognuna di esse potenzialmente capace di trasportare in singolo flusso di dati – verranno fuori con 10 angoli diversi", prosegue il docente. "Così sono separati ed ecco il demultiplexing". Allo stesso tempo un ricevitore può essere configurato per accettare un certo tipo di onda a un particolare angolo per identificare un singolo flusso di dati.

"Questa è la prima generazione, un dispositivo proof-of-concept", ricorda il ricercatore Nicholas Karl. "Ci sono ancora molte cose che possiamo fare per migliorarlo e quindi continueremo a studiarlo". Contemporaneamente un altro gruppo presso la Osaka University sta collaborando a distanza per realizzare un sistema di rete compatibile.