OCZ RevoDrive X2, un SSD su scheda PCI Express

Recensione - Test del RevoDrive X2, un SSD fuori dal comune con prestazioni molto elevate.

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a cura di Chris Angelini

OCZ RevoDrive X2: per chi vuole un SSD super-veloce

Qualche mese fa OCZ ha mostrato un nuovo design pensato per superare i limiti dell'interfaccia SATA 6 Gb/s usando il collegamento PCI Express. In teoria è uno strumento necessario, perché presto i drive SSD, i controller in particolare, avranno una larghezza di banda tale da saturare la banda offerta dall'attuale interfaccia.

E così l'interfaccia SATA 6 Gb/s potrebbe diventare obsoleta ancora prima di essere diffusa comunemente su tutti i sistemi. È uno scenario piuttosto improbabile, considerando il ruolo degli hard disk è la loro permanenza a lungo termine nel settore consumer. Però per chi usa un SSD si tratta di una questione del tutto rilevante.

Per quanto si tratti di uno scenario teorico, OCZ è riuscita a dimostrare che la connessione SATA 6 Gb/s può effettivamente dimostrarsi inadatta ai moderni prodotti per l'archiviazione. Per farlo ha usato quattro controller SandForce di ultima generazione, unendoli in un solo PCB e racchiudendoli in un alloggio da 3,5", per poi collegare il tutto a una linea del tutto simile a una PCIe. Più precisamente OCZ ha scelto la connessione HSDL (High Speed Data Link), che combina una connessione SAS a una PCIe. Il risultato è stata una velocità di lettura e scrittura che andava ben oltre i 600 MB/s offerti dalle connessioni SATA di terza generazione; in teoria  infatti si può arrivare a 2 GB (non è un errore, sono proprio gigabyte, non gigabit) al secondo. Più che sufficiente per dimostrare che le attuali interfacce di comunicazione non sono adeguate.  

Il prodotto usato per la dimostrazione è l'OCZ IBIS da 240 GB. Lo si può comprare per circa 700 euro, ma non è facile trovarlo. È comunque una scelta costosissima, di certo non appetibile per il consumatore medio. D'altra parte OCZ si rivolge, con questi prodotti, a un pubblico che di "medio" ha davvero poco o nulla: l'azienda infatti fa esplicito riferimento agli ambienti enterprise, che possono sfruttare al massimo le enormi prestazioni I/O offerte da questi SSD.