OpenAI si prepara a un nuovo massiccio round di finanziamento che potrebbe catapultare la valutazione della società a circa 750 miliardi di dollari, segnando un incremento del 50% rispetto ai 500 miliardi raggiunti appena lo scorso ottobre. La notizia arriva in un momento cruciale per l'industria dell'intelligenza artificiale generativa, mentre crescono i dubbi sulla sostenibilità economica del settore e sulla capacità delle big tech di monetizzare efficacemente gli investimenti miliardari in AI. Secondo fonti vicine alle trattative, il creatore di ChatGPT starebbe cercando di raccogliere fino a 100 miliardi di dollari da una coalizione di investitori di primo piano.
Tra i potenziali finanziatori figurano nomi di peso come SoftBank, Thrive Capital, Dragoneer Investment Group, il fondo MGX sostenuto da Abu Dhabi e T. Rowe Price. L'operazione rappresenterebbe uno dei round di finanziamento più consistenti nella storia del settore tecnologico, riflettendo l'appetito ancora forte degli investitori verso le tecnologie di intelligenza artificiale nonostante le crescenti perplessità sulla redditività a breve termine.
Ma le manovre finanziarie di OpenAI non si fermano qui. Parallelamente, l'azienda sarebbe impegnata in trattative definite "molto fluide" con Amazon per un'iniezione di capitale da 10 miliardi di dollari. Questa partnership non si limiterebbe al mero aspetto finanziario: secondo le indiscrezioni, l'accordo includerebbe l'adozione dei chip Trainium di Amazon per l'addestramento e l'inferenza dei modelli di intelligenza artificiale di OpenAI, rappresentando una diversificazione significativa rispetto all'attuale dipendenza dall'infrastruttura di Microsoft e dalle GPU NVIDIA.
L'integrazione con i chip Trainium segna un cambio strategico importante nel panorama dell'hardware per AI. I processori personalizzati di Amazon, progettati specificamente per i carichi di lavoro di machine learning, potrebbero offrire a OpenAI maggiore flessibilità e potenzialmente ridurre i costi operativi legati all'addestramento di modelli linguistici di grandi dimensioni. La mossa riflette una tendenza più ampia nel settore, dove i principali player stanno investendo in silicio proprietario per ridurre la dipendenza dai fornitori tradizionali di acceleratori AI.
In parallelo, emergono dettagli sui piani di quotazione in borsa della società. Secondo Reuters, OpenAI starebbe gettando le basi per quella che potrebbe diventare una delle IPO più grandi della storia, con una valutazione stimata attorno ai 1.000 miliardi di dollari. I documenti potrebbero essere depositati presso gli organi regolatori già nella seconda metà del 2026, anche se i tempi rimangono ancora incerti.
Questo frenetico attivismo finanziario arriva in un momento paradossale per il settore dell'intelligenza artificiale generativa. Nonostante l'entusiasmo iniziale e gli investimenti stratosferici, le grandi corporation tecnologiche faticano ancora a delineare un percorso chiaro verso la redditività. Gli analisti parlano sempre più apertamente di una possibile "bolla AI", con dubbi crescenti sulla capacità dei modelli generativi di generare ricavi proporzionati agli enormi costi di sviluppo e gestione dell'infrastruttura.