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Oracle presenta la CPU Sparc M7 e fa la guerra a IBM con l'aiuto di Intel

Oracle ha presentato ufficialmente il nuovo processore Sparc M7 con 32 core e una frequenza di 4,1 GHz. Sarà il cuore dei suoi server. Parallelamente, ecco una partnership con Intel per combattere un nemico comune: IBM.

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Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 27/10/2015 alle 08:43
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Oracle ha presentato ufficialmente Sparc M7, un microprocessore che sarà al centro di una rinnovata gamma di server. Il nuovo chip - di cui l'azienda aveva già parlato in passato - offre 32 core e 256 thread, ed è in grado di operare alla frequenza di 4,1 GHz. Ha quattro volte la cache per core rispetto al suo predecessore e un bandwidth di memoria raddoppiato. I sistemi che l'adotteranno potranno scalare da 32 a 512 core, ossia da 256 a 4096 thread, e gestire fino a 8 terabyte di memoria.

larry ellison
Larry Ellison, fondatore e CEO di Oracle Corporation

Al di là dell'incremento dei core e della frequenza rispetto al design precedente, Oracle ha anche rivisto l'architettura per integrare novità che consentano un miglioramento delle prestazioni single-thread e una latenza minore. Oracle ha badato anche alla sicurezza, un tema sempre più importante. L'azienda ha ideato una tecnologia di protezione della memoria, nota come silicon-secured memory, che fornisce un nuovo livello di sicurezza per i database in-memory. Impedisce a programmi malevoli di accedere a parti della memoria principale.

Quando un'applicazione ha bisogno di una nuova "fetta" della memoria, M7 crea un "color bit" unico, o chiave, che assicura che solo l'applicazione legittima possa accedere alla porzione di memoria assegnata. Quando termina il processo dell'applicazione, la chiave scade e ne viene creata una nuova per la successiva allocazione di memoria. La tecnologia sarà disponibile con qualsiasi software che funziona sui sistemi M7, non solo quelli di Oracle. Secondo l'azienda la silicon-secured memory permette anche di scoprire bug di basso livello nel software perché espone eventuali problemi nell'allocazione della memoria.

oracle sparc m7

Nel chip c'è anche un acceleration engine che consente ai dati di essere decompressi in quasi tempo reale per l'analisi, favorendo quindi un uso più diffuso di dati compressi. M7 rappresenta il primo core Sparc interamente progettato da Oracle, che ha ottenuto l'architettura con l'acquisizione di Sun Microsystems nel 2010 per 7,4 miliardi di dollari. Il processore sarà venduto già nei prossimi giorni nei nuovi server delle serie T (da 1 a 4 socket) e M (da 8 a 16 socket) di Oracle, oltre che all'interno di un Oracle Supercluster aggiornato, un sistema preconfigurato per la gestione dei database dell'azienda.

Secondo Oracle i nuovi server sono più veloci dei concorrenti con chip Power di IBM in test comuni come SpecJ, mentre le prestazioni reali varieranno a seconda delle specifiche variabili del cliente. Oltre a Sparc M7 e i nuovi server, Oracle ha anche annunciato una partnership con Intel. Le due aziende hanno un nemico comune, IBM, e per questo hanno presentato un programma chiamato Exa Your Power che include un proof-of-concept (PoC) per mostrare a clienti qualificati quanto è semplice e conveniente spostare i loro dati dai server IBM Power alle soluzioni Oracle con hardware Intel Xeon.

A tutto questo si somma un'operazione congiunta denominata Project Apollo. Gli ingegneri delle due aziende hanno collaborato per ridurre la complessità e migliorare le prestazioni del sistemi cloud. Il CEO di Intel, Brian Krzanich, ha parlato di Apollo come di una "versione scalata del datacenter cloud di Oracle che può essere usata come base per l'hardware e l'ottimizzazione software. È pensata specificatamente per migliorare la vostra esperienza con Oracle Cloud".

Gli ingegneri delle due aziende hanno lavorato con 1500 macchine virtuali e poi hanno cercato di ottimizzare il carico di lavoro, riuscendo a migliorare le prestazioni del 50% e riducendo il tempo per completare il carico di lavoro di 10 volte, portando la variabilità al 3%.

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