Il ministro taiwanese della Scienza e Tecnologia Wu Cheng-wen ha confermato che gli Stati Uniti non applicheranno la minacciata tariffa del 300% sui chip prodotti a Taiwan, segnando un importante passo avanti nelle relazioni commerciali tra le due potenze tecnologiche. La notizia arriva mentre l'amministrazione Trump mantiene dei dazi del 20% su gran parte delle merci taiwanesi, ma esclude strategicamente proprio i semiconduttori, confermando quanto questi componenti siano cruciali per l'intera filiera tecnologica americana. Secondo quanto riportato dal Financial Times, Taiwan sta finalizzando un accordo commerciale con Washington mentre è in corso l'indagine della Sezione 232 del Dipartimento del Commercio statunitense.
La dichiarazione di Wu sottolinea una consapevolezza crescente a Washington: penalizzare Taiwan nel settore dei semiconduttori significherebbe infliggere danni alla propria industria tecnologica. L'isola ospita TSMC, il più grande produttore di chip al mondo per conto terzi, responsabile della fabbricazione dei processori più avanzati per aziende come NVIDIA, AMD, Apple e Qualcomm. Qualsiasi interruzione nella catena di fornitura taiwanese avrebbe ripercussioni immediate sulla disponibilità di GPU, CPU e SoC di ultima generazione.
Il ministro ha evidenziato come Taiwan sia pronta a supportare lo sviluppo dell'industria dei semiconduttori americana, con particolare attenzione alla creazione di parchi scientifici sul territorio statunitense. L'approccio taiwanese non si limita al trasferimento tecnologico delle tecniche di produzione, ma abbraccia un modello più complesso che include la gestione dei parchi scientifici, l'attrazione di aziende e l'integrazione tra ricerca accademica e applicazioni industriali.
Wu ha rivendicato l'unicità del modello taiwanese: "Nessun altro paese ha fatto quello che abbiamo fatto noi", riferendosi all'ecosistema integrato che ha reso l'isola il polo mondiale per la produzione di chip avanzati con litografia a 3nm e in prospettiva 2nm. Questo ecosistema comprende non solo i fonderie come TSMC, ma anche fornitori di materiali, attrezzature di produzione e un bacino di competenze ingegneristiche specializzate.
L'esenzione dei semiconduttori dai dazi riflette la dipendenza strategica degli Stati Uniti dalla produzione taiwanese per processori ad alte prestazioni, fondamentali per data center, intelligenza artificiale e applicazioni militari. Mentre Washington punta a riportare parte della produzione sul territorio nazionale attraverso il CHIPS Act, con investimenti per decine di miliardi di dollari, la capacità produttiva americana rimane ancora lontana dai volumi e dalla complessità tecnologica di Taiwan.