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Luce e nanoparticelle aprono la via ai laboratori su chip

Ricercatori spagnoli sviluppano una tecnologia che controlla fluidi e particelle in 3D tramite barriere termiche virtuali generate dalla luce.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 26/09/2025 alle 14:34

La notizia in un minuto

  • Ricercatori europei hanno sviluppato una tecnologia rivoluzionaria che utilizza nanoparticelle d'oro illuminate per creare barriere termiche virtuali, permettendo di manipolare fluidi e particelle microscopiche senza contatto fisico
  • La scoperta, pubblicata su Nature Photonics, apre la strada ai sistemi lab-on-chip di nuova generazione per medicina personalizzata e biotecnologie, concentrando funzioni di laboratorio in dispositivi di pochi millimetri
  • Il controllo tridimensionale dei fluidi attraverso gradienti termici riconfigurabili in tempo reale promette di trasformare l'analisi clinica e la ricerca farmacologica con strumenti più rapidi, precisi e portatili

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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La possibilità di manipolare fluidi e particelle microscopiche senza alcun contatto fisico rappresenta da sempre una delle sfide più affascinanti della fisica applicata. Ora, grazie al lavoro congiunto di ricercatori europei, questa visione futuristica si trasforma in realtà concreta attraverso una tecnologia rivoluzionaria che sfrutta la luce per creare barriere termiche virtuali. Il risultato è un sistema di controllo tridimensionale che promette di trasformare radicalmente settori come la medicina personalizzata e la biotecnologia, aprendo scenari inediti per l'analisi clinica e la ricerca farmacologica.

Il potere nascosto delle nanoparticelle d'oro

Al cuore di questa innovazione si trovano delle nanoparticelle d'oro allungate che, quando illuminate, generano gradienti di temperatura localizzati attraverso un processo chiamato conversione fototermica. Questi minuscoli elementi metallici, depositati su superfici specifiche, fungono da convertitori ottici capaci di trasformare la luce in calore con precisione millimetrica. Il fenomeno scatenato coinvolge processi fisici complessi come la termo-osmosi, la termoforesi e la convezione naturale, che insieme creano flussi fluidi controllabili.

La ricerca, coordinata dal Laboratorio di Sistemi Nanofotonici del Politecnico di Zurigo insieme al gruppo di Fisica Applicata dell'Università di Malaga e al NanoTLab dell'Università di Granada, ha dimostrato come questi gradieni termici indotti otticamente possano essere manipolati in tempo reale. La capacità di riconfigurare istantaneamente le barriere termiche consente di deviare, intrappolare o dividere particelle senza ricorrere a strutture fisiche fisse.

Verso laboratori su chip ultracompatti

Le implicazioni pratiche di questa scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Photonics, si estendono ben oltre i confini della ricerca di base. Come spiega Emilio Ruiz Reina, ricercatore dell'Università di Malaga e coautore dello studio, la tecnologia apre la strada ai sistemi lab-on-chip di nuova generazione. Questi dispositivi miniaturizzati, grandi appena pochi millimetri, sono in grado di concentrare in un singolo chip tutte le funzioni di un laboratorio convenzionale.

La medicina personalizzata trova nelle barriere ottofluide un alleato inaspettato

La versatilità del sistema permette di adattare dinamicamente le configurazioni alle diverse esigenze sperimentali, facilitando la progettazione di strumenti rapidi, precisi e portatili per applicazioni cliniche. La possibilità di simulare ambienti biologici reali attraverso barriere riconfigurabili rappresenta un vantaggio decisivo per gli studi farmacologici e per la ricerca biomedica avanzata.

Metodologia ibrida per risultati d'eccellenza

Il successo di questa ricerca nel campo della microfluidica - la scienza che studia il comportamento di piccole quantità di fluidi a dimensioni microscopiche - deriva da un approccio metodologico innovativo. Il team ha combinato sperimentazione avanzata con simulazioni numeriche ad alta fedeltà, creando un circolo virtuoso di ottimizzazione continua. I modelli computazionali hanno permesso di predire il comportamento termico e fluidico in geometrie complesse, mentre i risultati sperimentali hanno convalidato e raffinato progressivamente i modelli teorici.

Questo processo di feedback continuo, come sottolinea il professor Ruiz Reina che coordina anche la Scuola di Modellizzazione Multifisica dell'UMA, si è rivelato fondamentale per raggiungere il livello di controllo dimostrato. La metodologia ibrida rappresenta un esempio virtuoso di come la sinergia tra teoria e pratica possa accelerare l'innovazione tecnologica, aprendo prospettive concrete per lo sviluppo di dispositivi sempre più sofisticati e efficienti nel controllo tridimensionale dei fluidi.

Fonte dell'articolo: phys.org

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